Corriere della Sera, 28 aprile 2015
Lo Porto, l’eroe che diventa vittima, il lutto che si trasforma in una caccia al lupo
Durante l’intervento del ministro degli Esteri Gentiloni sulla tragica morte di Giancarlo Lo Porto l’Aula della Camera era deserta. I deputati assenti non erano certo impegnati nelle Commissioni e, tanto meno, in missione. La presenza di tutti i parlamentari era doverosa per onorare il nostro giovane cooperante. Possibile che siano così insensibili?
Elisa Forti
Cara Signora,
Un’Aula vuota, mentre il ministro degli Esteri sta facendo una comunicazione al Parlamento, è un brutto spettacolo. Ma dimostra che nel lutto degli italiani vi sono alcune note stonate. Giancarlo Lo Porto è stato un uomo coraggioso. Non poteva ignorare che un viaggio in Pakistan (un Paese dove si combatte da molti anni una guerra strisciante) lo avrebbe esposto a molti rischi. Devo supporre che abbia deciso di correrli per una combinazione di ragioni ideali e amore dell’avventura. In altri tempi sarebbe stato onorato come un eroe. Oggi, invece, i suoi connazionali preferiscono compiangerlo come una vittima.
Ma la vittima presuppone l’esistenza di un persecutore, ed ecco che il lutto per la morte di Lo Porto si trasforma rapidamente, grazie al web, in una caccia ai responsabili. I droni con cui gli Stati Uniti combattono le loro guerre? Il cinismo della Cia e della Casa Bianca? La docilità con cui il governo italiano subisce le scelte politiche e militari del suo grande alleato? Tutto fuorché la semplice constatazione che in una società libera le scelte di una persona sono tanto più rispettabili quanto più prescindono dall’assistenza che non sempre uno Stato può fornire ai suoi cittadini quando decidono liberamente di rischiare la loro vita. Mi chiedo allora se dietro queste reazioni della pubblica opinione non vi sia, oltre al dolore per la morte di un uomo, il desiderio di trovare un colpevole, preferibilmente nel governo e nelle pubbliche istituzioni.
A questo atteggiamento della società corrisponde l’opportunismo dei politici. Sanno che il culto dell’eroismo, in questo momento storico, non sarebbe popolare e preferiscono contribuire senza esitare a quello della vittima. Ma lo fanno con una compunzione tutta esteriore, nella speranza di non perdere voti. Credo che siano queste, cara Signora, le ragioni per cui Montecitorio, durante la comunicazione del ministro degli Esteri, era quasi vuoto.