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 2015  aprile 27 Lunedì calendario

Il mese infuocato del calcio italiano, tra insulti, scontri e violenze ultras. Dagli striscioni di Roma-Napoli all’irruzione negli spogliatoi del Cagliari fino ad arrivare alla bomba carta di ieri nella curva del Torino

Gli episodi avvenuti a Torino sono solo la coda di una scia di violenze scaturita all’inizio di aprile. Venticinque giorni macchiati dalla rabbia e dalle aggressioni. Gli eccessi ormai non fanno più eccezione, e il calcio italiano si ritrova a mollo in un mare in cui il dialogo tra i club e le tifoserie è divenuto un’utopia. Ma a meravigliare è soprattutto un altro elemento: sempre più spesso, d’altronde, le squadre subiscono le contestazioni non dai supporter avversari bensì dai propri. Non che i due rischi si siano annullati: se mai, va registrato che si sono sommati.
LO STRISCIONE DI ROMA
Riavvolgendo il nastro, si inciampa subito nella vicenda che ha coinvolto la Roma. Il 4 aprile, durante la sfida tra la Roma e il Napoli, alcuni tifosi hanno esposto al centro della curva Sud dell’Olimpico uno striscione piuttosto critico nei confronti di Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito. «Che cosa triste... lucri sul funerale con libri e interviste!». Subito, il giudice sportivo ha costretto i giallorossi a giocare una partita con la curva chiusa. E il presidente della Roma, James Pallotta, ha aumentato il voltaggio della battaglia contro una porzione di supporter. «Fucking idiots», li ha definiti, scegliendo due parole rotolate presto nella leggenda sportiva della città. E, sabato sera, i romanisti in trasferta a San Siro ancora dedicavano insulti e offese a Pallotta.
A Bergamo, invece, l’11 aprile gli ultrà dell’Atalanta hanno sospeso una seduta di allenamento per tenere letteralmente a rapporto la squadra. Schierati sotto la tribuna, i giocatori hanno ascoltato le parole dei leader della curva: rimproveri, insulti, contestazioni. Una settimana appena, ed ecco due nuovi episodi. In crisi di risultati, il Cagliari allora guidato da Zdenek Zeman ha esasperato una fetta della tifoseria, che ha pensato di chiedere un confronto con i calciatori. E non solo a parole. Così, la sera del 17 aprile, una trentina di ultrà ha invaso la sede del ritiro della squadra ed è ricorsa a insulti, minacce e schiaffi per manifestare il proprio disappunto.
4 FERITI A MARTINA FRANCA
Dalla Sardegna alla Lombardia il respiro è corto. Perché, sempre durante la notte tra il 17 e il 18 aprile, lo stadio Ossola di Varese è stato preso d’assalto da un gruppo di vandali che ha danneggiato il campo. Ultimo in serie B, il Varese ha scatenato la furia dei tifosi, che hanno liberato i propri istinti anche imbrattando i muri dello stadio: porte divelte, panchine distrutte a picconate, il prato estirpato. Struggente. Infine, l’altro ieri, a Martina Franca un gruppo di tifosi del Lecce ha raggiunto i supporter rivali e ha lanciato pietre e bombe carta. Quattro feriti. È il calcio italiano, anno 2015.