Corriere della Sera, 24 aprile 2015
Il governo scongela il tesoretto. Il bonus sarà reale solo ad ottobre, ma l’esecutivo lo vuole usare subito per «rafforzare l’implementazione delle riforme strutturali già avviate». Ma c’è anche chi pensa che evaporerà prima ancora di venire speso
Non c’è niente di più politico di un artificio tecnico. E quello trovato ieri per consentire al governo di usare il «tesoretto» da 1,6 miliardi, prima di quando potrebbe farlo, appare tale. Il «tesoretto» altro non è che la differenza tra l’obiettivo programmatico del rapporto deficit-Pil al 2,6% e quello tendenziale, che è stimato nel 2015 al 2,5%. Queste risorse potranno essere considerate acquisite soltanto a ottobre, in sede di assestamento di bilancio. Prima di allora il «tesoretto» tecnicamente non esiste.
Ecco che allora ieri il governo, per disporre di quella cifra senza aspettare, si è impegnato nella risoluzione votata in Parlamento sul Def (Documento di economia e finanza) a accantonare momentaneamente risorse già stanziate in bilancio di pari importo. A assestamento avvenuto, quei fondi «anticipati» saranno recuperati.
«È un sistema che corrisponde alle regole di contabilità e serve per garantire certezza al fatto che vengano rispettati gli obiettivi di finanza pubblica» spiegano fonti del Tesoro, sottolineando che si tratterà di un accantonamento «momentaneo e di breve durata». Se questa è la spiegazione tecnica, quella politica sembra essere che il governo ha intenzione di decidere presto l’utilizzo del «bonus» con un decreto. Il capogruppo di Fi, Renato Brunetta, scommette che avverrà prima delle regionali e invoca l’intervento della Ragioneria parlando di «imbroglio» e di «coperture virtuali».
Ma c’è anche chi pensa che quel «tesoretto», o una parte di esso, evaporerà prima ancora di venire speso. La Commissione europea avrebbe messo nel mirino la reverse charge (versamento dell’Iva a monte) per le aziende della grande distribuzione, una delle misure della legge di Stabilità da cui sono attese entrate da 700 milioni. Più saldo invece il fronte dello split payment (l’Iva pagata dalla pubblica amministrazione per le forniture), che dovrebbe assicurare altri 900 milioni. Dal ministero dell’Economia fanno sapere che c’è «tranquillità», in attesa che la Commissione si esprima il 5 maggio con le previsioni di primavera e le valutazioni sul budget degli Stati. Una bocciatura dell’Ue farebbe scattare dal 30 giugno un aumento delle accise sui carburanti, sgradito al governo.
Tornando alla risoluzione sul Def, approvata ieri da Camera e Senato (con 328 e 165 sì), questa impegna il governo a usare il «tesoretto» per «rafforzare l’implementazione delle riforme strutturali già avviate». Vi si chiede anche di evitare che i tagli alla spesa intacchino quella sociale ma anche di mantenere gli sgravi contributivi per i neoassunti e reintrodurre quelli sul salario variabile, avviare la flessibilità in uscita per le pensioni e realizzare la «revisione» della tassazione locale sugli immobili. Infine per «garantire l’effettivo raggiungimento degli obiettivi di gettito» indicati nel Def, l’esecutivo dovrà «definire in tempi brevi» la questione relativa ai dirigenti delle agenzie fiscali che una sentenza della Consulta ha retrocesso a funzionari.