il Fatto Quotidiano , 22 aprile 2015
Un video-poliziotto per Renzi. Filippo Attili, agente di stanza a Palazzo Chigi, già fotografo ufficiale ai tempi di Letta, ora promosso ad addetto alle videoriprese del premier in trasferta. Nulla di illecito, sia chiaro. Ma quello che è poco comprensibile è per quale ragione un sovrintendente della Polizia di Stato debba svolgere funzioni che nulla hanno a che vedere con la sua professione?
Il volo in aereo con i bambini congolesi e la visita alla fabbrica di Augusta Westland, la camminata sulla piazza Rossa di Mosca e la cerimonia al museo del Bardo di Tunisi. E ancora il celebre video sul Jobs Act (quello in cui Matteo Renzi diceva a Susanna Camusso: “Noi non pensiamo a Margaret Thatcher ma a Marta, Giuseppe, …”). Dietro la telecamera che segue – questa sì – passo dopo passo le gesta del premier italiano non c’è un videomaker qualsiasi. C’è un sovrintendente della Polizia di Stato, da anni in servizio alla presidenza del Consiglio e ora chiamato da Renzi a collaborare direttamente con l’ufficio stampa del presidente. Filippo Attili fa parte della pattuglia di poliziotti di stanza a palazzo Chigi che, con i compiti della divisa, non hanno più a che fare da un pezzo.
Da Monti a Letta. Promosso con Matteo
Attili lavora nella sede del governo da tempo. Fu Mario Monti ad approfittare della passione del poliziotto per la fotografia. Poi, con l’arrivo di Enrico Letta, si guadagna il ruolo di fotografo ufficiale. Ma è solo con Matteo Renzi che ottiene l’ingresso nello staff della comunicazione del premier. Siccome un fotografo di fiducia, l’ex sindaco se l’è portato da Firenze – è l’ex paparazzo Tiberio Barchielli – Attili è stato convertito in addetto alle videoriprese. A fine ottobre 2014 la chiamata ufficiale nella squadra con una indennità di circa 16 mila euro annui (da sommare al suo stipendio in polizia), subito aumentata a 27 mila circa. A cui, ovviamente, vanno aggiunte le indennità di trasferta, visto che Attili viaggia sempre al seguito del presidente.
Le carrellate sui cops e le lettere di Orlando
Nulla di illecito, sia chiaro. Ma quello che è meno comprensibile è per quale ragione un sovrintendente della Polizia di Stato debba svolgere funzioni che nulla hanno a che vedere con la sua professione. Al di là delle lunghe carrellate – si veda la clip sul viaggio in Silicon Valley – sulle Harley Davidson dei cops che li scortano, cosa c’entra un poliziotto con il canale YouTube del governo?
Il caso di Attili è solo quello più clamoroso. Negli uffici di palazzo Chigi la truppa delle divise momentaneamente appese al chiodo è ben nutrita. E il nuovo corso di Matteo non ha fatto nulla per cambiare verso alle anomalie che da tempo denunciano i sindacati interni alla presidenza del Consiglio. Anzi. Nei mesi scorsi, più volte, il ministero della Giustizia, a cui fanno capo una serie di agenti di polizia penitenziaria distaccati a Chigi, ha chiesto che il personale rientrasse in ruolo. Ma il lungo carteggio con il capo di gabinetto del ministro Andrea Orlando si è concluso con una concessione parziale: 5 agenti “restituiti” (altri 13 erano già stati fatti rientrare in precedenza), 17 richieste di conferma, nonostante nessuno svolga “compiti connessi a quelli d’istituto dei corpi di provenienza”.
Per uno di loro, l’ispettore capo Carlo Berselli è stato di recente ritagliato un ruolo ad hoc da Antonella Manzione, l’ex vigilessa voluta da Renzi a capo dell’ufficio legislativo, in ragione della sua “specifica professionalità in campo informatico”.
Già in passato, alcuni ispettori della polizia penitenziaria erano stati arruolati dal governo per “organizzare e progettare” il sistema informativo usato per la consultazione (rivoluzione@governo.it) sui 44 punti di riforma del ministro Marianna Madia.
Servi della plebe, software e videoclip
Ai sindacati che hanno osato ricordare che esiste una graduatoria di idonei che hanno partecipato al bando di concorso aperto proprio per la ricerca di informatici, i militari hanno risposto stizziti che loro sono “servi della plebe” che “operano giornalmente, in diversi ambiti, silenziosamente, con impegno e senso del dovere, come siamo stati addestrati dal Corpo e per il giuramento che abbiamo fatto a questa Repubblica”. Non sarà troppo per mettere in piedi un software o girare un videoclip?