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 2015  aprile 22 Mercoledì calendario

Il maschilismo (fuori tempo) dello scacchista. Ai grandi maestri brucia essere sconfitti dalle donne che, anche se restano (per ora) in minoranza, non sono certo da meno degli uomini. Vedi il caso di Judith Polgar che ha stracciato Nigel Short

Facciamo bene noi uomini a tenere alta la nostra bandiera. Che altro possiamo fare per difenderci da tutte queste femmine che invadono quelli che fino a pochi anni fa erano considerati spazi solo maschili? Visto che non abbiamo più la possibilità di discriminarle legalmente, dobbiamo farlo in maniera più sottile. Se non le teniamo a bada, fra poco ci supereranno in ogni campo. Ma ormai è tardi, non si può più negare loro il voto, escluderle dagli studi, dalla politica, dal lavoro… dobbiamo rassegnarci. E a chi non si rassegna non resta altro che convertirsi all’islamismo. Sto scherzando, ma mica tanto. Ecco che periodicamente si riaccende la solita polemica sulle capacità intellettive delle donne nei confronti degli scacchi. Questa volta tocca a Nigel Short, grande maestro inglese. Che gli bruci ancora di essere stato sconfitto da Judith Polgar in un match individuale? Ai tempi di Capablanca c’era solo Vera Menchik, pacifica signora di mezza età, in grado di competere ai livelli più alti; oggi sono centinaia. Inutile perdersi nelle diatribe tra neuroni maschili e femminili: nei tornei open si vedono ragazze che hanno già raggiunto il livello di maestro internazionale. Sono sempre poche, però, rispetto ai maschi. Nel nostro circolo, su 30 iscritti, c’è una sola donna (figlia, guarda caso, di uno scacchista), la quale di certo non gioca peggio degli altri. Se le donne che si appassionano agli scacchi sono poche, si tratta forse di una questione di gusti, di priorità, sulle quali non si può discutere. Qualcuno ha azzardato l’ipotesi che le donne non amino gli scacchi perché non sopportano l’idea di stare in silenzio per troppe ore. Alekhine, truce misogino, diceva che dimostrano la loro intelligenza nel tenersi lontane dagli scacchi. In ogni caso le scacchiste restano (per ora) in minoranza, ma quando si impegnano, Dio ci guardi!