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 2015  aprile 21 Martedì calendario

Quei 3,5 miliardi di euro che i cinesi hanno investito in Italia. Il nostro è il secondo paese per importanza strategica dopo il Regno Unito

Un anno da record per gli investimenti esteri cinesi. Secondo l’ultimo report dell’agenzia Dagong Europe, il 2014 si è chiuso con 18 miliardi di dollari investiti in società europee più che raddoppiati rispetto l’anno precedente quando si erano fermati a 6 miliardi di dollari, lontani dal picco degli 8 miliardi del 2011. L’Italia è il secondo paese per importanza strategica dopo il Regno Unito con 3,5 miliardi di euro investiti nel 2014 ma se si considera l’impiego in Pirelli (realizzato quest’anno), l’Italia diventa il primo paese per importanza strategica. Un trend destinato a consolidarsi anche quest’anno come dice Richard Miratsky, responsabile della ricerca corporate di Dagong Europe: «Ci aspettiamo che questo trend continui dal momento che l’obiettivo della Cina è di investire all’estero almeno 1,25 mila miliardi di dollari entro i prossimi dieci anni». A livello globale, la Repubblica popolare cinese ha investito 120 miliardi di dollari, diventando il terzo investitore mondiale dopo gli Stati Uniti e il Giappone, scalando velocemente le posizioni se si pensa che nel 2000 era soltanto al 33mo posto nel ranking mondiale.
La Cina è sempre più vicina, almeno a guardare gli investimenti di Pechino in Europa e soprattutto in Italia. Il report dell’agenzia cinese Dagong Europe che sarà pubblicato questa mattina, pone l’Italia con 3,5 miliardi di dollari al secondo posto dopo il Regno Unito rappresentando una quota del 27% degli investimenti esteri totali dell’Italia. Dalle utilities, alle infrastrutture, alla finanza, alle auto sono i settori su cui punta la Cina. L’elenco annovera l’investimento di 400 milioni di euro per il 40% di Ansaldo Energia da parte della Shanghai electric group, quota ceduta dalla Cdp. Lungo l’elenco degli investimenti realizzati dalla People’s Bank of China in gruppi leader come Fiat Chrysler Automotives, Telecom Italia, Assicurazioni Generali, Eni ed Enel, a cui si aggiunge la quota di State Grid in Cdp Reti per 2,8 miliardi di dollari, la più importante operazione in Europa nel 2014.
Sui motivi di tanto interesse per l’Italia, l’analista di Dagong Europe, Richard Miratsky spiega che «sono una combinazione di fattori a rendere interessante l’Italia agli occhi di Pechino. In primo luogo la necessità di acquisire il know how di società ritenute ad alto profilo tecnologico, a cui si aggiungono i brand del lusso molto apprezzati. Un fattore importante è la positiva propensione del governo alle privatizzazioni, atteggiamento meno accentuato in Francia e in Germania. Altro fattore importante – aggiunge l’analista – sono le condizioni macroeconomiche che rendono attraenti le valutazioni, ma è chiaro che è prezzo non è il principale driver come invece succedere nei casi delle società greche e portoghesi».
Secondo l’analista, i prossimi settori che entreranno nel mirino della Cina saranno il food e l’agricoltura e l’occasione di Expo servirà per valutare eventuali occasioni di investimento: «In questo momento in Cina c’è grande attenzione al fattore nutrizionale – sottolinea Miratsky – e le eccellenze del Made in Italy sono di estremo interesse». Un modello di società target è l’acquisizione dell’olandese Nidera effettuata lo scorso anno specializzata lungo tutta la catena, dalla produzione alla distribuzione,di grano e semi oleosi.
A questo nuovo interesse per i settori del food e dell’agricoltura si aggiunge quello del commercial real estate che ha già portato ad acquisizioni importanti come la quota nel Club Med in Francia. L’obiettivo per il prossimi dieci anni sono impieghi all’estero per 1,25 mila miliardi di dollari, cifra che tiene conto del rallentamento dell’economia cinese e delle recenti riforme. Un obiettivo che si traduce in circa 125 miliardi di dollari l’anno, in linea con i 120 miliardi realizzati lo scorso anno.