la Repubblica, 21 aprile 2015
Da Capirossi a Marquez, così Valentino Rossi ti fa perdere la testa. Appena sente odore di vittoria fa sentire il fiato sul collo agli avversari, gli mette pressione fino a farli sbagliare. Pernat, il suo primo manager: «Li divora tutti uno dopo l’altro»
In principio fu Loris Capirossi. Poi Max Biaggi, Sete Gibernau, Jorge Lorenzo. Il prossimo paziente del Dottore si chiama Marc Marquez, e anche per lui è pronta la solita cura. «Prima di batterli, li demolisce psicologicamente. Ha il potere di metterli sotto pressione, di costringerli all’errore. E uno dopo l’altro, divora tutti quelli che si mettono tra lui e il traguardo». Carlo Pernat, che fu il suo primo manager, è andato a trovarlo nel box subito dopo l’ultimo trionfo: «Gli brillavano gli occhi di una strana gioia: “Hai visto come l’ho fatto sbagliare? L’ho proprio fregato”, mi ha confessato, riferendosi a Marquez. Demonio». Valentino sa bene che il tallone d’Achille del catalano è un orgoglio ai limiti della presunzione, un istinto animale che gli impedisce di riflettere, quando lo attaccano: «È uno che si gioca sempre il tutto per tutto», dice il pesarese del rivale. E allora quel sorpasso sfacciato a due giri dal termine, quando forse avrebbe potuto ancora aspettare qualche tornata, non è stato casuale. Anzi. «Sapeva che Marc avrebbe reagito di cattiveria. Che avrebbe perso la testa», continua Pernat. Il Cannibale doveva lasciarlo passare, accontentarsi di un piazzamento e non buttare via quei 20 punti che valevano oro. Invece no. Livio Suppo, team principal Honda, se lo aspettava: «Marc è uno che ci prova sempre, un pilota che nel finale va al massimo e rischia tutto. È il suo grande talento, quello che lo ha reso campione così giovane e che lo distingue da altri come Lorenzo, Pedrosa, Stoner. Assomiglia a Valentino». Forse. Ma intanto il Dottore gli ha preparato una bella trappola, e lui ci è cascato dentro.
Sono vent’anni che Rossi fa così, parola di Pernat. «Aveva cominciato con un altro dei miei ragazzi, Loris, nelle 250: in un modo o nell’altro lo ha come “convinto” che il più forte era lui, che era meglio arrendersi subito». E dopo Capirossi, toccò a Biaggi. «Max lo ha sempre sofferto da morire. Vi ricordate la presa in giro della Schiffer e tutti gli altri scherzi? Sapeva come fargli saltare i nervi». Nel 2004, la battaglia vinta con Gibernau. «Erano grandissimi amici, poi ci fu quel pasticcio in Qatar e dalla conferenza stampa successiva Valentino non gli rivolse più la parola. Lo spagnolo cominciò a starci male, voleva che gli facessi fare pace. Finì per commettere un errore dietro l’altro, e Rossi chiuse il mondiale con 50 punti di vantaggio».
Con Lorenzo all’inizio sembrava che le cose andassero diversamente: era Valentino che pativa il giovane compagno di squadra, addirittura aveva tirato su un muro divisorio tra i due box. Poi se ne andò alla Ducati, che sciagura. «Sì, ma è tornato alla Yamaha e poco per volta è diventato di nuovo il leader del team. Jorge lo soffre da morire, continua a fare pasticci e secondo me cercherà di andarsene». Quello con la casa di Iwata è un altro capolavoro del Dottore, che dopo un anno di buone prove ha chiesto e ottenuto di partire davvero alla pari con Jorge: la moto è stata ripensata anche per le sue caratteristiche, non solo quelle del maiorchino. Poi Silvano Galbusera, il capomeccanico fortissimamente voluto al posto dell’ormai sazio Jeremy Burgess. È anche grazie al lavoro di “Galbi” che la Yamaha ha continuato a crescere e oggi è sullo stesso piano della Honda, probabilmente anche più forte in accelerazione. Insomma, è proprio vero: quel Dottore è un demonio.
L’ultimo “paziente” o l’ultima vittima, che poi è lo stesso, prova a mantenere i nervi saldi: «Da Valentino c’è sempre da imparare», dice Marquez con falsa umiltà. Avrebbe voluto polemizzare per quella caduta e la pelle che ancora gli brucia. Ma con Rossi non conviene, mai. Il pesarese se la ride: «Negli ultimi due anni Marc andava via subito, e nessuno riusciva a stargli dietro. Troppo facile, vincere così.
Però se gli fai sentire il fiato sul collo, allora cambia tutto. L’unico modo per batterlo è mettergli pressione». Il Dottore, la cura.