la Repubblica, 21 aprile 2015
La Wirlpool non fa marcia indietro. Vuole chiudere gli stabilimenti e licenziare 1350 dipendenti. Gli operai annunciano lo sciopero
Trattativa fallita e un pacchetto di dodici ore di sciopero da mettere in atto entro la metà di maggio. La vertenza Whirlpool si aggrava: il primo confronto, avvenuto ieri pomeriggio – dopo l’annuncio da parte dall’azienda di un piano industriale che prevede la chiusura di tre stabilimenti e 1.350 esuberi – è durato dieci minuti appena. Ora la partita passa al governo: Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, ha convocato le parti per lunedì prossimo, 27 aprile. Ma già domani azienda e lavoratori saranno ascoltati dalla Commissione lavoro del Senato.
A determinare la rapida chiusura dell’incontro, sottolineano i sindacati, è stata la decisione dell’azienda di considerare «inevitabili chiusure ed esuberi»: ad alzarsi per primi sono stati i rappresentanti di Fim-Cisl e Uilm-Uil e Ugl, la Fiom- Cgil – che avrebbe di per sé continuato a discutere – ha seguito i colleghi subito dopo. La decisione è arrivata prima che l’amministratore delegato di Whirlpool Italia, Davide Castiglioni illustrasse il piano industriale che mette sul tavolo 500 milioni di investimenti e il trasferimento in Italia di alcune produzioni dalla Turchia. Ma in quel piano, sottolineano i sindacati – c’è anche il trasferimento in Polonia delle attività di ricerca dallo stabilimento di None. E soprattutto c’è la chiusura degli impianti di Carinaro, 815 posti di lavoro alle porte di Caserta (i lavoratori ieri hanno protestato bloccando l’accesso alla superstrada Marcianese – Giuliano per dodici ore).
L’ennesima puntata della crisi del settore «bianco» – la produzione di elettrodomestici – si annuncia tesa e difficile. «La situazione rischia di precipitare, l’azienda non rispetta i patti: a questo punto c’è una sola strada da percorrere, deve intervenire Palazzo Chigi» ha commentato Carmelo Barbagallo, leader della Uil. Alla base dello scontro, secondo i sindacati, c’è il mancato rispetto dell’accordo che il governo, nel 2013, aveva chiuso con l’ex Indesit, allora proprietà della famiglia Merloni che poi cedette gli impianti a Whirlpool. Dal piano erano esclusi esuberi e chiusure fino al 2018, era prevista una clausola di salvaguardia nel caso di cessione e, sulla carta, c’era il potenziamento del sito di Carinaro.