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 2015  aprile 20 Lunedì calendario

«Piazzale Loreto fu necessario. Solo così poteva finire una guerra». Libero Traversa era un ragazzino, faceva servizio di guardia al tribunale di Milano e l’hanno chiamato a fare servizio d’ordine a piazzale Loreto, quel 29 aprile 1945. Ricorda così quel giorno: «I corpi del Duce e degli altri furono appesi dai vigili del fuoco per evitare l’accanimento. Nelle scuole mi chiedono se Mussolini perdesse sangue dalla bocca. Io replico: non è questo che conta»

Libero Traversa non ne può più di sentirsi chiedere di piazzale Loreto. Quel 29 aprile. L’esposizione dei corpi. Ma basta, accidenti, basta, dice urlando. Poi si calma. Era un ragazzino. Faceva servizio di guardia al tribunale di Milano e l’hanno chiamato a fare servizio d’ordine a piazzale Loreto. Ricorda quei giorni, mentre ci troviamo nella casa via Caronti, costruita dal padre Benedetto. Che gli ha dato il nome Libero “perché sono nato nel 1930, quando lui si trovava in prigione”.
Benedetto era ebanista, emigrato dalla Puglia per rifinire le carrozze ferroviarie del re e del papa. Si è messo in proprio aprendo una bottega diventata centro di antifascismo. Anarco-sindacalista, è finito dentro la prima volta insieme a Mussolini quando non era ancora il Duce ma solo un coetaneo con testa calda. E dopo quando il Duce veniva in visita a Milano e rastrellavano gli antifascisti per evitare guai.
Entra la moglie in sala, attratta dal veemente sfogo e chiede: “Vuoi dell’acqua?” Risponde di sì, beve. Intanto lei racconta che si trovava a piazzale Loreto. Non si sono conoscevano ancora ma le loro vite si sono incrociate lì. E un paio di piani sopra le folle di giovani studenti di design che stanno invadendo Milano, si parla di un’altra Milano.
Alla Bovisa, Lambrate. I posti di blocco dei tedeschi ovunque. A piazzale Loreto gli operai prendevano i tram per andare a Sesto. Il distributore dove hanno appeso i cadaveri si trovava all’angolo I corpi di Mussolini Claretta Petacci e altri fascisti a piazzale Loreto la notte del 29 aprile 1945. Dopo vennero appesi a un distributore di benzina che oggi non c’è più all’angolo con corso Buenos Aires.
“Nei giorni della Liberazione avevo 15 anni, come la Bella Gigogin delle Cinque Giornate, e sorvegliavo con un moschetto lo stesso ingresso del tribunale da cui è entrato l’imprenditore fallito e omicida. Il 29 aprile si diffuse la voce che avevano fucilato Mussolini e portato a piazzale Loreto. Sono andato a fare il turno del pomeriggio nel servizio di sicurezza. Faceva freddo.
Avevamo le divise cachi inglesi, con i calzoni corti. In tribunale per scaldarmi mi sono messo su un bellissimo pellicciotto preso a un combattente della X Mas. A piazzale Loreto c’era più caldo. C’erano i cadaveri appesi. Li avevano appesi i vigili del fuoco di Milano, un corpo che ha lasciato molti morti nella Resistenza.
Li hanno appesi non per esporli ma perché non si poteva lasciarli per terra. La gente li voleva calpestare. Facevamo cordone. Quando vado nelle scuole a parlare, a volte mi chiedono particolari. Mussolini aveva il sangue che colava dalla bocca? Chissenefrega! Mi incazzo quando sento queste cose. Le cose più importanti di piazzale Loreto sono altre!”
Ricordando quei giorni da partigiano-ragazzino Libero pensa ai 15 partigiani fucilati sul piazzale dai militi della Muti e lasciati a terra nel ’44. Pensa alla perdita del consenso di Mussolini: “La gente che sputava era la stessa che l’aveva sostenuto. La piazza era piena. In tutte le famiglie c’erano stati lutti. Si volevano vendicare. Noi abbiamo perso mio fratello Salvatore sul fronte del Don. L’altro, Andrea, è scampato all’eccidio di Cefalonia. Si pativa da anni la fame, il freddo, i bombardamenti. Anche qui vicino è caduta una bomba. I bombardamenti a Milano sono stati terribili.
Certo, li facevano gli inglesi, ma la gente considerava Mussolini responsabile. È stato lui a dichiarare guerra a Francia e Inghilterra. Perché ha mandato i giovani a morire in Russia e in Grecia? Dopo il 25 luglio del ’43 tutto il Paese l’ha mollato. Il popolo era stufo di una guerra chiaramente persa. L’Italia è stata invasa dai tedeschi che hanno rimesso il Duce al potere come hanno fatto con altri governi-fantoccio. Non lo consideravamo legittimo. Se non si capisce questa cosa non si capisce piazzale Loreto”.
Libero Traversa ha iniziato l’attività antifascista formando una banda nella scuola che frequentava. L’istituto Cattaneo, per geometri. Aveva 12 anni, era il più giovane. Era sempre il più giovane allora: “Ora sono il più vecchio. Siamo rimasti in pochi. Le testimonianze dei partigiani ancora vivi sono state raccolte nel 2012 da Einaudi in un volume che ha un titolo significativo: Io sono l’ultimo. C’è anche la mia testimonianza. Quel titolo non mi piace. Nella banda che ho formato ci siamo dati nomi segreti omerici”. “Io mi chiamavo Aiace”, continua.
Mi piaceva quell’eroe. Il capo aveva 16 anni ed era Ulisse. Andavamo in bicicletta a volantinare. Nei cinema, all’uscita delle messe la domenica. Ai mercati. Ulisse è stato catturato durante una riunione con i capi di altre bande di volantinatori. La solita soffiata dei portinai sarà stata. Lo stavano deportando ma ha preso di nascosto una medicina, è stato male e lo hanno riportato a Milano.
Quando si è ripreso l’hanno arruolato nelle squadre che intervenivano dopo i bombardamenti. Era un lavoro pericoloso. In ufficio incredibilmente è riuscito a darci una mano. Ci stampava i volantini. Quando vado nelle scuole a spiegare come viveva un ragazzino allora cerco di far capire che non esistevano le televisioni, i telefonini. C’erano altoparlanti che trasmettevano i discorsi del Duce nelle aule. Mussolini ha inventato la propaganda. Facevamo il Sabato Fascista. Libro e moschetto fascista perfetto. Anche se eravamo dei bambini ci preparavano alla guerra. E la guerra è arrivata”.