Corriere Economia, 20 aprile 2015
Bolle alla pechinese. La Borsa cinese ora vede davvero rosso. Per Shanghai è il colore del rialzo: il listino è ai massimi storici. Il verde invece indica il ribasso. Il Quotidiano del Popolo: la correzione arriverà, ma poi un Toro lento farà bene a tutta l’economia
Mentre in Cina ora è primavera, la nostra Borsa sembra già in estate. Le azioni delle grandi banche nazionali, quelle dei settori dell’acciaio, ingegneria meccanica, immobiliare, software, hanno mostrato una positiva tendenza al rialzo». Firmato: Quotidiano del Popolo, voce ufficiale del governo di Pechino, edizione del primo aprile. Il commento del giornale del partito comunista è ispirato dall’ascesa della Borsa di Shanghai, che negli ultimi sei mesi è cresciuta del 68 per cento e ha appena toccato i 4.175 punti, il livello più alto del suo indice dal 2008. L’euforia di Shanghai si è riversata su Hong Kong: dalla fine dell’anno scorso le due piazze sono collegate dal programma Hong Kong Shanghai Stock Connect, che permette agli investitori cinesi di operare direttamente sui titoli quotati nell’ex colonia britannica.
Interesse
Le osservazioni del giornale di partito hanno contribuito a far salire la febbre borsistica dei cinesi comuni, nonostante i dati dell’economia a Pechino continuino a segnalare un rallentamento che ora si fa preoccupante. Sta di fatto che da sei mesi a questa parte alla Borsa di Shanghai si sono registrati 13 milioni di nuovi investitori, un milione solo nei primi due giorni di aprile, in concomitanza con l’articolo del Quotidiano del Popolo. Oggi in totale sulla piazza cinese si contano 190 milioni di account azionari, un parco buoi sterminato richiamato dal colore «rosso», che in Cina è simbolo di fortuna e viene usato per definire il mercato che tira (il verde indica il ribasso).
Lo Shanghai Stock Exchange ha una capitalizzazione di mercato di 5.200 miliardi di dollari; Hong Kong, per decenni la porta finanziaria socchiusa verso la Cina, capitalizza 3.900 miliardi. La tradizione di Shanghai come mercato azionario affonda le radici all’epoca delle «concessioni» occidentali stabilite nel 1842 dopo la Prima Guerra dell’Oppio vinta dall’Inghilterra sull’impero cinese: nel 1866 in città furono scambiate le prime azioni; intorno al 1930 Shanghai era diventata il centro finanziario dell’Estremo Oriente, ma l’occupazione giapponese nel 1941 bloccò le operazioni. La Borsa riaprì dopo la liberazione, nel 1946, per chiudere di nuovo nel 1949 con il trionfo della rivoluzione comunista. Accertati i fallimenti del maoismo puro e duro, Deng Xiaoping dispose la riapertura della Borsa il 19 dicembre del 1990. «La parola d’ordine era “saltare nell’oceano del business”», ricorda il professor He Jiahong, giurista dell’Università Renmin di Pechino e scrittore di gialli. «Allora, giocando in Borsa, si poteva diventare milionari in un giorno solo, ma si poteva perdere tutto, cadendo nei buchi neri del mercato e dei raggiri. Con la Borsa la nostra società è cambiata», spiega al Corriere il professore-scrittore che ha ambientato il suo ultimo poliziesco proprio intorno alla Borsa di Shanghai, con il titolo Black Holes, Buchi Neri. Fortune incredibili e rovine totali si sono verificate a Shanghai nel giro di dodici mesi, tra il 2007 e il 2008: a ottobre del 2007 l’indice azionario toccò il record storico di 6124 punti, triplicato rispetto al 2006, ma poi crollò a 1800 a fine 2008. Ora la riscossa.
Stime
Dietro il «rosso-Toro» di Shanghai 2015 si può nascondere una nuova bolla pronta a scoppiare? La tendenza all’acquisto è stata spinta da due successivi tagli dei tassi d’interesse decisi dalla Banca centrale a partire da novembre 2014 per stimolare una crescita che, nelle parole del governo cinese, è entrata nell’era della «Nuova normalità». I dati del primo trimestre sono ancora in frenata: crescita del Prodotto interno lordo al 7 per cento, in calo rispetto al 7,3 dell’ultimo trimestre 2014. Produzione manifatturiera e edilizia soffrono, per fare un solo esempio, si calcola che in Cina ci siano oltre 400 milioni di metri quadrati di case invendute. «Non sono dei bei dati», ammette il primo ministro Li Keqiang.
Alla Borsa di Shanghai però si continua a brindare ai record e a scommettere su nuovi grandi programmi di spesa pubblica in infrastrutture, dalle ferrovie ad alta velocità agli aeroporti, e a ulteriori tagli dei tassi. La gente disinveste dal mattone o prende il denaro in prestito e investe in Borsa, spiegano gli analisti, rilevando che il grosso degli scambi sono alimentati da piccoli investitori «fai da te».
Parco buoi
Che cosa succede se il parco buoi si spaventa? Torniamo al commento del Quotidiano del Popolo : «Gli esperti pensano che la continua crescita della Borsa porti con sé un bisogno di ridimensionamento fisiologico, ma dopo che si saranno sprigionati i rischi di breve termine la Borsa prenderà una strada di Toro lento, salutare per l’insieme dell’economia cinese». Siccome l’economia a Pechino segue le regole del mercato, ma con «caratteristiche cinesi», forse gli investitori hanno ragione a scommettere che questa volta la bolla a Shanghai non scoppierà.