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 2015  aprile 20 Lunedì calendario

Exor, la holding degli Agnelli-Elkann, cambia la mappa del portafoglio. La sfida è di chiudere l’acquisizione di PartnerRe per 6,4 miliardi di dollari. Il riassicuratore Usa rappresenterà il 32% del valore totale (che salirà a 16 miliardi). Il peso di Fca e Cnh

Se andrà in porto, sarà la più grande operazione realizzata da Exor e dai suoi predecessori Ifi e Ifil, in oltre cento anni di storia. Non solo. Anche ben più grande di quelle messe a segno dall’insieme di interessi della famiglia Agnelli. Come l’acquisizione per cassa di Chrysler da parte di Fiat. Il condizionale è d’obbligo. Ci sono alcuni scogli da superare perché l’operazione che cambierà il volto della holding presieduta da John Elkann diventi da incorniciare. PartnerRe, sede a Pembroke nelle Bermuda, con i suoi 6 miliardi di premi lordi nel business della riassicurazione, valutata 6,4 miliardi di dollari dall’offerta di Exor, entrerà nel portafoglio degli Agnelli solo se sarà accettata dal board. Un cda che entro la fine di questa settimana, forse già all’inizio, dovrà esprimersi. Visto che sul tavolo dei soci, solo asset manager e mutual fund, c’è la proposta concorrente del gruppo di riassicurazioni Axis capital che ha proposto un’ aggregazione da 11 miliardi, ma tutta carta contro carta.
Il ruolo dei fondi
Che al mercato l’operazione piaccia lo ha dimostrato Peter Langerman, il ceo di Franklin Mutual, peso da novanta di Wall Street. «Siamo stati molto felici quando abbiamo appreso la proposta di Exor – ha commentato —. È un’offerta molto superiore rispetto a quella sul tavolo». È un segnale non da poco, visto che Franklin con il 4,72% è il secondo azionista di PartnerRe. Il primo è Vanguard, il terzo BlackRock. Come dire che per soci attivisti come questi la bussola è il ritorno sugli investimenti. Resta da vedere se Axis vorrà dissanguarsi e rivedere la sua offerta. Wall Street per ora non sembra crederci perché non ha spinto al ribasso il titolo Axis. Così come (fino alla chiusura di venerdì 17) non ha infiammato il titolo PartnersRe sopra i 130 dollari per azione dell’offerta Exor.
Il percorso è monitorato da Elkann che ha fatto presente «la valutazione superiore, la certezza di un’offerta in denaro, il nostro impegno di azionisti stabili». Al suo fianco c’è un nome di smalto. È quello di Byron David Trott, 57 anni, l’ex banker di Goldman Sachs che con la sua Bdt è stato tra gli advisor più vicini a Elkann. Trott è il consulente del capitalismo familiare americano: è il banker di Warren Buffett, dei Walton (Wal-Mart), di Mars e dei fratelli David e Charles Koch dell’omonimo gruppo industriale. È stato dietro le quinte dei grandi merger Usa. Poche settimane fa, il debutto in Europa con la fusione Heinz-Kraft. Adesso è all’opera per rafforzare Exor negli Usa. Nel network di relazioni d’affari di Elkann, sullo sfondo, c’è il personaggio più ascoltato al di là dell’Atlantico. È Jorge Paulo Lemann, l’imprenditore brasiliano (ma vive in Svizzera) che a fianco della Berkshire Hathaway di Buffett, ha preso il controllo della H. J. Heinz per 28 miliardi per poi orchestrare il maxi merger con Kraft.
Se tutto andrà bene, la holding di Elkann metterà sul piatto una cifra colossale. E conquisterà uno dei maggiori player Nordamericani in un settore ricco. ParnerRe, un miliardo di dollari di utile, una volta fuori dalla Borsa – ha spiegato Elkann – aumenterà il valore. Potrà far meglio fronte ai cicli negativi e addirittura approfittarne per comprare altri asset nei servizi finanziari. «Vogliamo avere in portafoglio dei player globali, leader nei loro mestieri», ha spiegato. Con l’obiettivo di confermare i livelli dei rendimenti azionari (dividendi inclusi) della holding, pari al 9-9,5% e superiori quindi al benchmark dell’Msci World Index in euro.

Mutazione

Ma l’operazione ha anche un’altra valenza. Con PartnerRe si sposta il baricentro geografico degli interessi Exor che prima dell’operazione Chrysler non era mai andato oltre alcune puntate in Europa. L’ultima, in Svizzera con l’acquisto della Sgs, leader mondiale nella certificazione, ceduta due anni fa. La cartina al tornasole è d’altronde Fca: Fiat vende in Europa 1,2 milioni di auto sul totale di 4,8 e Cnh industrial raccoglie nel Vecchio continente il 45% dei ricavi. Ma la mutazione indotta dall’operazione negli Usa è ancora più profonda. PartnerRe è destinata a riequilibrare il portafoglio attivi della cassaforte. Oggi Fca rappresenta il 45% degli asset, Cnh il 19% e l’immobiliare Cushman & Wakefield il 6% su un valore totale degli attivi di 12 miliardi a fine 2014.
Con il gruppo Usa in pancia, la fotografia è su un gross asset value che si gonfia a 16 miliardi. L’auto scenderebbe al 41% e Cnh al 17%, con PartnerRe che avrebbe un peso del 32%, Cushman & Wakefield (sarà ceduta entro maggio) e le altre quote al 10%. La ridistribuzione dei pesi andrebbe nella direzione indicata da tempo da Elkann: meno esposizione ai settori ciclici, con più rischio, e all’industry, maggior focus sui servizi finanziari: «I riassicuratori hanno offerto ritorni superiori al 75% degli utili operativi nel 2014», ha spiegato il presidente. La crescita, anche in Borsa, di Fiat Chrysler più la sottoscrizione del convertendo Fiat per oltre 700 milioni avevano inevitabilmente portato l’automotive a pesare per i due terzi degli attivi Exor. La strategia su PartnerRe è di non cedere alle tentazioni di diversificare il business nell’assicurazione primaria, come vorrebbero fondi e asset manager Usa modificando così il profilo di rischio per accrescere i rendimenti. Il deal ha di fatto avuto anche l’ok di Standard & Poor’s che venerdì 17 aprile ha confermato il rating BBB+ di Exor, rivedendo solo da stabile a negativo l’outlook. Il punto ora è portare davvero le riassicurazioni verso Torino.