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 2015  aprile 20 Lunedì calendario

Vale Show. Prima ha recuperato otto posizioni, poi decimo dopo decimo, anche quei 4,2 secondi che lo separavano dalla Honda di Marquez. Durante il sorpasso le carene si toccano, Rossi passa, Marquez non vuole mollare e non tira indietro la moto e, inevitabilmente, al cambio di traiettoria la Yamaha lo butta fuori. Bene anche le Ducati, Dovizioso è secondo e Iannone si è visto soffiare il terzo gradino del podio da Crutchlow sulla linea d’arrivo

Il re s’è arreso, viva il Dottore. Valentino vince in Argentina, è il secondo successo della stagione e ora Rossi vola al comando della classifica perché Marquez è andato a gambe all’aria nel disperato tentativo di resistere all’epico ritorno del pesarese. Uno dei momenti più spettacolari e drammatici degli ultimi anni di MotoGp, fotogrammi di un film impossibile. Quel sorpasso all’interno del catalano quando mancano 2 giri al termine, la coppia che si tocca, il nuovo attacco di Marc che sfiora la gomma posteriore dell’avversario, cade, e non c’è più nulla da fare. Un Re sconfitto, nudo. Invece Valentino – 36 anni, 9 titoli mondiali, adesso 110 vittorie e una voglia di correre che non finirà mai – controlla l’emozione. «Una giornata bellissima, per me e per l’Italia. Adesso andremo fino in fondo».
Infinito Valentino.
Sul podio indossa la maglia biancoceleste di Maradona, un altro colpo di genio e di cuore (anni fa era stato lui ad inchinarsi davanti al Pibe, e con quella faccia da schiaffi aveva mimato un bacio al piede sinistro del calciatore) che scatena gli oltre 50.000 argentini di Termas de Rio Hondo. Una giornata indimenticabile, completata dal secondo posto di Andrea Dovizioso che continua a tallonare in classifica il Dottore: i due sono separati da soli 6 punti. Marquez è già lontanissimo, quinto a 30 lunghezze. Peccato che proprio all’ultima curva Cal Crutchlow abbia rovinato un poco una giornata tutta italiana: ha bruciato Andrea Iannone e ha scatenato tutto il suo rancore verso l’avversario e la Ducati rifilandogli per un paio di volte il gesto dell’ombrello.
«Mi dispiace per Marc, spero non si sia fatto male. L’ho passato, ma lui è uno che gioca sempre il tutto per tutto. Mi ha tirato una sportellata, poi mi ha toccato ancora. Penso proprio abbia sbagliato. Peccato non sia rimasto in piedi, sarebbe stata una bella battaglia. Ma oggi ero io, il più forte». Partito dalla terza fila il Dottore è stato protagonista di una rimonta straordinaria, complice la perfetta strategia adottata con la benedizione dei fedeli Matteo Flamigni e Silvano Galbusera («Ti bacerei in bocca, Galbi», fa lui al capomeccanico). Gomma extradura anche davanti, consapevole di dover limitare i danni all’inizio. La partenza era stata brillante, ma Crutchlow e soprattutto Iannone (un leggero contatto tra i due) lo avevano spinto all’esterno. Ottavo. «Ho cercato di recuperare alla svelta, però c’era da passarne parecchi». Dopo 10 giri Dovizioso passava Crutchlow e si metteva alle spalle di Marquez però il Dottore era già lì, come volando: a due terzi della gara bruciava anche il forlivese. «Avevo 4 secondi e 2 decimi di distacco. Forse lui farà fatica con la gomma più morbida». È cominciato un folle inseguimento al Cannibale: «Ho cominciato a sentirne l’odore», ghigna. «Che godimento, con Marquez e la Honda davanti ma sempre più vicini». Il resto è già storia, forse leggenda. «La maglia di Maradona l’avevo portata anche lo scorso anno, ma allora non è andata benissimo», ridacchia. «Il Pibe è un eroe sportivo. Per il mondo, per gli argentini e i napoletani soprattutto. Uno che ha sempre fatto la differenza». Magico, come il Dottore.