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 2015  aprile 20 Lunedì calendario

La storia del peschereccio assaltato e del video che smentisce la versione del sequestro. Si sarebbe trattato di un normale controllo da parte delle autorità della guardia costiera libica

Un tentativo di sequestro da parte di miliziani libici come avevano subito denunciato suscitando la preoccupazione di tutti o un maldestro escamotage per camuffare la fuga da un controllo che avrebbe potuto costringerli fino al pericoloso porto di Misurata? A rispondere allo sconcertante interrogativo che fa da retroscena all’avventura del motopesca “Airone” della flotta di Mazara del Vallo sarà adesso l’inchiesta aperta dalla Procura di Marsala che ieri ha già ascoltato, al loro rientro in porto in Sicilia, il comandante e l’equipaggio del motopesca.
Ma a gettare una misteriosa luce sull’episodio è il filmato registrato da una giornalista italiana che si trovava a bordo del rimorchiatore libico che tre giorni fa ha affiancato il motopesca mazarese impegnato in una battuta di pesca in una zona non lontana dal luogo del naufragio di sabato. Dal filmato, trasmesso ieri da Sky, si evincerebbe che si sarebbe trattato di un normale controllo da parte delle autorità della guardia costiera libica al quale il comandante del peschereccio siciliano, chiamando in soccorso la Marina italiana, si sarebbe sottratto con una repentina fuga in direzione di Lampedusa portandosi dietro un militare libico che era salito a bordo per il controllo.
Il video trasmesso mostra le immagini dell’abbordaggio.
«Dovete tirare le reti – dice in italiano un militare libico – Vogliamo i vostri documenti, se possibile». I documenti vengono calati dentro una busta di plastica e visionati a bordo.
«Dobbiamo andare verso Misurata», dice ancora il comandante libico. Il comandante del motopesca Angelo Figuccia risponde: «Non si può lasciar perdere? Siamo qui per un pezzo di pane». «Non si può. Uno dei nostri deve venire con voi». E a quel punto si vede un militare del rimorchiatore di Misurata saltare sul peschereccio che dopo un po’ si allontana. Il militare libico, poi preso in carico dalla nave Bergamini corsa in soccorso dei pescatori siciliani, è stato rilasciato ieri ad Augusta. Da parte sua il comandante Figuccia rifiuta ogni sospetto: «Rifarei mille volte quello che ho fatto. Non avete idea dei rischi che si corrono oggi a finire in un porto libico. Sembrava il set di un film: cavalletti e telecamere puntate contro il nostro peschereccio, come se tutto fosse già predisposto. Il rimorchiatore libico era armato di tutto punto: ho visto mitragliatrici, due cannoni e casse in ferro con le munizioni. Quando il militare di Misurata è salito a bordo della nostra barca l’impresa è stata salutata con lunghi suoni di tromba e con segni di vittoria da parte dell’equipaggio del rimorchiatore, sul quale ho visto dieci persone in divisa militare e cinque in borghese. Era un sequestro in piena regola. Penso che qualche rete televisiva, non m’interessa sapere quale, abbia ottenuto dai militari libici di organizzare il sequestro per fare uno scoop».