La Stampa, 20 aprile 2015
Cristiani venduti all’Isis e uccisi: ecco l’ultimo orrore sulla costa libica. Un video diffuso da Al-Furqan, il centro media del Califfato, mostra 29 etiopi decapitati: volevano imbarcarsi per l’Europa
I jihadisti dello Stato islamico massacrano in Libia almeno 29 etiopi cristiani che tentavano di raggiungere l’Europa, portando la caccia all’infedele lungo le rotte dei trafficanti di uomini.
La strage di etiopi è documentata in un video che «Al-Furqan», il centro media del Califfato, diffonde sul web. Si tratta di 29 minuti di immagini che si presentano come un manifesto della guerra ai cristiani: all’inizio c’è un sommario delle «relazioni storiche» fra Cristianesimo e Islam, seguito da scene di distruzioni di chiese, tombe e icone per poi mostrare un miliziano mascherato che, brandendo un revolver, afferma che «i cristiani devono convertirsi all’Islam o pagare la tassa di sottomissione prevista dal Corano». Subito dopo appaiono due gruppi di ostaggi: almeno 12, in tuta arancione, nelle mani dei jihadisti nella «Provincia di Barqa», ovvero in Cirenaica, e poi almeno altri 16 nella «Provincia del Fezzan», regione libica del Sahara. Questi ultimi vengono uccisi con armi da fuoco mentre il gruppo della Cirenaica viene decapitato, con una coreografia simile all’esecuzione di 21 copti egiziani in febbraio. Il video identifica le vittime come «seguaci della Croce appartenenti alla nemica Chiesa dell’Etiopia».
La caccia agli «infedeli»
Per il portavoce del governo di Addis Abeba, Redwan Hussein, si tratta di «migranti etiopi che sognavano di raggiungere l’Europa» e avevano scelto di «andare in Libia perché è diventata un posto di raccolta per i migranti africani che sperano di attraversare il Mediterraneo per arrivare in Europa». Abba Kaletsidk Mulugeta, dell’ufficio del Patriarcato Ortodosso etiope, concorda: «Si tratta di migranti giunti in Libia affidandosi a trafficanti di uomini, sono finiti nelle mani di chi li ha uccisi perché cristiani».
È la prima volta che i jihadisti sfruttano le rotte dei clandestini in Africa per dare la caccia ai cristiani e la possibilità che siano stati i trafficanti di uomini a vendere gli «infedeli» a Isis porta Redwan Hussein a rivolgere un appello ai connazionali: «Quanto avvenuto è un campanello d’allarme su cosa può avvenire a chi decide di percorrere strade pericolose per arrivare in Europa». Il governo di Addis Adeba non esclude l’ipotesi di «rappresaglie» contro Isis in maniera analoga a quanto fatto contro gli Al-Shabaab somali dopo la recente strage all’Università di Garissa, dove le vittime sono state 148. Anche in quell’occasione si è trattato di cristiani, separati dai musulmani dal commando terrorista con una selezione religiosa, e ciò porta a disegnare una convergenza fra Isis e Al Qaeda – a cui gli Al-Shabaab aderiscono – nell’intensificare la persecuzione degli «infedeli» in Africa.
Il contagio fra jihadisti
Per David Curry, capo della ong «Open Doors Usa» impegnata a soccorrere i rifugiati cristiani, si tratta di «un contagio reciproco fra gruppi jihadisti che ha accelerato dopo l’adesione di Boko Haram al Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi». «Boko Haram vuole sterminare 70 milioni di cristiani nigeriani come Isis vuole sterminare gli sciiti in Iraq» osserva Curry, secondo cui «Isis ha trovato nei cristiani il nemico africano e Boko Haram si ispira a Isis su come eliminarlo». La caccia agli «infedeli» segna il rafforzamento dei gruppi jihadisti in Africa in parallelo con quanto sta avvenendo in Iraq, dove l’offensiva di Isis su Ramadi – capitale dell’Anbar sunnita – ha innescato la fuga verso Baghdad di un torrente umano di almeno 90 mila persone, suggerendo l’imminente caduta della città.