La Stampa, 16 aprile 2015
Dopo un lungo silenzio ieri Berlusconi ha ricominciato a mettere a posto le cose. Prima mossa: salvare l’onore di Dudù e affini. Colpa della Stampa che in conclusione di un problematico editoriale di Ugo Magri aveva provato l’alleggerimento: Berlusconi ne ha l’anima piena, anche dei cagnolini, e la loro sorte non sarà più lieve di quella di Raffaele Fitto. Se questo è l’inizio della riscossa del Cav, allora ne vedremo delle belle...
Ora ne vedremo delle belle, scriveva ieri l’organo dei gruppi parlamentari di Forza Italia, il Mattinale, pregustando il Silvio Scatenato. Scontata la condanna, estinta la pena, quale vincolo avrebbe ancora trattenuto Berlusconi dalla gagliarda ridiscesa in campo? Nessuno, e infatti la ridiscesa in campo c’è stata: dopo qualche lunga settimana di silenzio, consiglio dei legali per evitare castronerie alla vigilia del tribunale di sorveglianza, ieri il capo ha ricominciato a mettere a posto le cose. Prima mossa: salvare l’onore di Dudù e affini. Colpa della Stampa che in conclusione di un problematico editoriale di Ugo Magri aveva provato l’alleggerimento: Berlusconi ne ha l’anima piena, anche dei cagnolini, e la loro sorte non sarà più lieve di quella di Raffaele Fitto.
Le vibranti telefonate giunte fin da mattina da Palazzo Grazioli dipendevano, avremmo giurato, dai riportati paralleli fra Mariarosaria Rossi ed Eva Braun, o dalla constatazione che a sinistra Berlusconi non fa più paura a nessuno e allora accumula odiatori a destra, o ancora dall’avvaloramento delle diagnosi di Maurizio Bianconi: «Silvio non ci sta più con la testa». Avremmo giurato nella prima mossa per mettere in riga i retroscenisti, recuperare centralità nel partito, ridisciplinarlo a falange, partire alla vittoria. No no, era stata proprio l’annotazione sull’incrinato rapporto coi barboncini a ferire il Cav. Che poi si sa come vanno certe cose. I cani sono birichini, magari lasciano un ricordino qua o là, o rosicchiano la cravatta del Milan: capita di uscirsene con frasi esagerate sul destino del cucciolo. E invece niente, «smentisco con la massima fermezza», nessun cedimento al nervosismo, non c’è gioia per gli occhi più splendente di Dudù e Dudina, ha giurato il comandante di Forza Italia raccomandando al nostro giornale un più solido ricorso alla deontologia professionale.
Alla lunga è stato un bene, perché gli affetti e il partito gli si sono stretti attorno come non succedeva da un lustro. Prima Francesca Pascale, stentorea nell’assicurare che «il presidente Berlusconi adora gli animali». Sono considerati «parte della famiglia», e se escono certe notizie è colpa di «simpatici amici che si divertono a raccontare fantasie». Poi è stato il turno di Maria Vittoria Brambilla, l’animalista azzurra ufficiale, che ha portato solide prove a sostegno della tesa ufficiale: «L’accusa è del tutto infondata, Dudù e Dudina sono amati e vezzeggiati, considerati a pieno titolo membri della famiglia». A proposito, per chi non seguisse le vicende della dinastia, Dudina è una specie di fidanzata di Dudù: secondo cronache recenti, e non ci pare siano state smentite, nell’infelice tentativo di rimanere incinta Dudina avrebbe passato gli acari a Dudù. Comunque, conclude Brambilla, in casa Berlusconi si è appena aggiunto una terza adorabile bestiola, che di nome fa Harley, e alla quale vanno i nostri rallegramenti. Ci pare di avere concesso alle rettifiche canine il giusto spazio, casomai, come abbiamo intuito, si temesse che la fiducia in Forza Italia dei molti amanti degli animali si incrinasse, e in attesa di vederne delle altre, e delle belle.