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 2015  aprile 16 Giovedì calendario

Atene in default ma senza uscire dall’euro: ecco il piano B tedesco. Secondo Die Zeit la Germania penserebbe a una rete di salvataggio se non si trovasse l’intesa con i creditori internazionali, per consentire alla Bce di finanziare comunque la Grecia

L’ipotesi di gestire un default gigante, il maggiore della storia moderna, da 330 miliardi di euro non piace proprio a nessuno dei creditori europei e internazionali. Così il governo tedesco starebbe lavorando a un piano che consentirebbe alla Grecia di restare nell’euro anche in caso di fallimento. Lo scrive il settimanale die Zeit, secondo un’anticipazione.
Il governo tedesco di Angela Merkel teme che Atene non sia in grado di adempiere ai pagamenti nelle prossime settimane tra cui il rifinanziamento di alcuni bond in scadenza, si legge nell’anticipazione, e in uno scenario del genere la Bce dovrebbe interrompere per statuto il rifornimento di euro del Paese che oggi passa dalla linea di emergenza da 73 miliardi di euro, Ela che lo tiene a galla finanziariamente. Il piano, una sorta di rete di salvataggio temporaneo, avrebbe come obiettivo di rendere possibile alla Bce di continuare a finanziare la Grecia anche in caso di fallimento.
Inoltre, alle banche greche verrebbe concessa una speciale deroga in modo tale da poter mantenere in vita le relazioni con l’Eurotower, nonostante una bancarotta momentanea.
«Presupposto» di questo piano è che Atene però «si mostri collaborativa» e «pronta» a fare le riforme. Se questo non accadesse il governo tedesco «metterebbe in conto un’uscita dalla moneta unica» (ipotesi che peraltro ieri il presidente della Bce Mario Draghi ha detto di non voler «nemmeno prendere in considerazione»). Anche in questo caso, conclude Zeit, la Grecia resterebbe «possibilmente legata» all’Europa anche «attraverso aiuti» versati da Bruxelles «per alleggerire la transizione a una moneta propria». Un’ipotesi che significherebbe una svalutazione almeno del 40% della nuova moneta.
Tutti escamotage per guadagnare tempo e permettere al governo Tsipras di predisporre la lista di riforme, superare le forti resistenze della sinistra interna del partito, Piattaforma sociale, e sbloccare i 7,3 miliardi di euro congelati da agosto dell’anno scorso.
Il governo tedesco, infatti, ha definito «irrealistica» la concessione di nuovi aiuti alla Grecia entro il 24 aprile, data dell’Eurogruppo che si terrà a Riga. «Al momento stiamo negoziando – ha spiegato il portavoce del ministero delle Finanze -. Se arriverà una lista di riforme, il passo successivo sarà un accordo a livello tecnico per modificare il programma di aiuti. È un processo complesso e nessuno all’Eurogruppo si aspetta che possa essere concluso entro il 24 aprile». «Solo quanto avremo l’accordo tecnico – aggiunge – potremmo avere una sua implementazione. Solo su queste basi si potranno versare gli aiuti. Se qualcuno la pensa diversamente e ritiene che possano essere concessi in aprile, si sbaglia».
E come se non bastasse S&P ha tagliato il rating della Grecia a “CCC+” da “B-” con outlook negativo, quest’ultimo riflesso del rischio per un ulteriore peggioramento della liquidità per il governo, le banche e l’economia in generale. L’agenzia di rating aveva posto Atene sotto osservazione con implicazioni negative, status aggiornato ieri con la decisione di bocciare il Paese. Per S&P, il debito greco e altri oneri a carico della nazione ellenica sono «insostenibili senza profonde riforme economiche o ulteriori aiuti». La Grecia, si legge nel rapporto, «è sempre più dipendente da condizioni favorevoli aziendali, finanziarie ed economiche per rispettare i suoi doveri finanziari».
Anche alla sessione primaverile in corso a Washington dell’Fmi si guarda alla Grecia. Per Atene «il dibattito importante che sta avvenendo in questo momento riguarda le politiche che possono e dovrebbero essere adottate dalle autorità di Atene per garantire sostenibilità delle finanze pubbliche e un ritorno alla crescita e alla sostenibilità macroeconomica». Lo ha detto Vitor Gaspar, direttore del dipartimento di Affari fiscali dell’Fmi. Durante la conferenza a commento del Fiscal Monitor pubblicato ieri, Gaspar ha spiegato che il lavoro per definire quelle politiche «è in corso e coinvolge autorità greche e varie istituzioni internazionali. Stiamo lavorando sodo per far sì che quel processo abbia successo».