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 2015  aprile 16 Giovedì calendario

Josephine Witt, la ventenne femminista che ha mandato in tilt la sicurezza della Bce e spaventato Draghi. Non è la sua prima performance spettacolare. A dicembre si è spogliata nel duomo di Colonia ed è saltata sull’altare, durante una messa, con la scritta «sono dio» sul seno. Allora militava nelle Femen, ora non più

È stata battezzata immediatamente “Kung fu tanga” per una foto galeotta che l’ha immortalata da dietro, durante il balzo felino con cui ha raggiunto il tavolo della presidenza, finendo quasi in braccio a Draghi. Ma nei freddi grattacieli francofortesi, per un bel po’ non si parlerà d’altro. Anche perché la conferenza stampa del presidente della Bce è seguita da una miriade di persone in tutto il mondo in diretta. E la performance geniale dell’attivista tedesca Josephine Witt (molto meno geniali, dopo e durante, i suoi messaggi politici) è arrivata a pochissimi minuti dall’inizio del briefing.
La conferenza di rito, al termine della riunione del consiglio direttivo dei banchieri centrali dell’eurozona, era appena cominciata. E, di rito, il presidente italiano stava leggendo il comunicato con voce piatta. Improvvisamente si è ritrovato davanti l’attivista, che gli tirava confetti e volantini sulla testa gridando «basta con la dittatura della Bce». Immediato l’intervento della sicurezza. Tuttavia, mentre portavano via la ventunenne in orizzontale, tipo tappeto arrotolato, e lei si faceva fotografare sorridente, il mondo collegato in streaming ha potuto leggere una scritta sulla maglietta che rivelava il doppio senso un po’ grossolano della protesta. Una kappa aggiunta a “dicktatorship”, dittatura, che alludeva alla fallocrazia. Il messaggio della Witt è: «Basta con la dittatura della Bce. E del fallo». Più o meno.
A giudicare dal contenuto del volantino che ha tirato sul presidente della Bce (il quale, oltre ad alzare debolmente le mani in segno di resa, non ha fatto un plissé), la Witt non è Deleuze. Frasi tipo «sei il re dell’universo, ma non ci puoi comandare» non passeranno alla storia. Però lei considera quel volantino un «papillon», come le «farfalle», i messaggi dei partigiani francesi antinazisti. Il gesto, totalmente pacifico, ha avuto il merito di far parlare di una protesta che va avanti da tempo contro Francoforte. Anche se la Bce è divenuta, un po’ a torto, l’unico capro espiatorio dei movimenti antagonisti che si battono contro l’austerità europea.
Il 18 marzo scorso, ad esempio, l’inaugurazione della nuova sede si è trasformata in una mattinata di guerriglia, con un quartiere messo a ferro e fuoco dalle frange estreme di Blockupy, decine di feriti tra poliziotti e manifestanti. E in questi giorni, al G7 di Lubecca, la città si è letteralmente svuotata, terrorizzata dopo i fatti di Francoforte. Oltre tremila poliziotti hanno presidiato una città fantasma.
Una breve ricerca sulla Witt negli archivi, comunque, rivela che non è la sua prima performance spettacolare. A dicembre si è spogliata nel duomo di Colonia ed è saltata sull’altare, durante una messa, con la scritta «sono dio» sul seno. Allora militava nelle Femen, le femministe famose per le loro performance a seno nudo, ieri ha specificato di essere ormai una ex, sostanzialmente un’attivista free lance. Dopo i coriandoli contro Draghi è stata trattenuta per qualche ora dalla polizia di Francoforte, poi rilasciata.
Naturalmente, all’Eurotower sono cominciati i tormenti per capire com’è potuto succedere. Il controllo all’ingresso è molto severo: ogni giornalista deve passare attraverso un metal detector e viene accompagnato da funzionari, non può prendere neanche l’ascensore da solo. I coriandoli passano ovviamente senza problemi i controlli a raggi X. Piuttosto si cerca di capire come la Witt si sia potuta accreditare con tanta facilità: l’attivista aveva finto di lavorare per Vice, il giornale americano che pullula di giovanissimi.