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 2015  aprile 16 Giovedì calendario

Urbano Cairo e la crisi dei talk: «La7 ha già saputo aggiornarsi. Santoro? Starà meno in video. L’approfondimento resterà la nostra cifra distintiva, allargando però lo sguardo all’intrattenimento»

Controtendenza? Di più. Incurante del senso di stanchezza e della disaffezione crescente per la politica, Urbano Cairo, editore e patron de La 7, ha puntato tutto o quasi sui talk show e sull’informazione. Una squadra di prime firme: Gruber, Mentana, Santoro, Floris.
Pentito?
«Noi siamo una tv che ha fatto dell’approfondimento la nostra cifra distintiva e i risultati che abbiamo raggiunto ci rendono molto soddisfatti dei nostri talk show e degli ascolti. Il trand per tutti è positivo. Abbiamo dei fuoriclasse».
Non crede che il genere si sia inflazionato e abbia bisogno di qualche rinfrescatina?
«Ne stiamo discutendo ma solo perché abbiamo intenzione di allargare lo sguardo anche all’intrattenimento senza focalizzarlo solo sui talk. La comicità e la cronaca possono aggiungere ricchezza alle nostra trasmissioni che già si sono evolute. Le faccio l’esempio di Floris, il suo programma è cresciuto negli ascolti modificando anche la formula».
Se l’ambizione era battere la concorrenza Rai però non ci siete riusciti. In due Giannini e Floris si dividono il pubblico che aveva prima Ballarò.
«Aver ingaggiato a luglio Giovanni Floris è stata una grande operazione. Con lui abbiamo un contratto id 5 anni e alla prima stagione siamo a un’incollatura, una distanza che va dallo 0,2 allo allo 0,3% di share. Rispetto alle prima puntate dove stavamo intorno al 3,5% circa DiMartedì ha quasi raddoppiato l’audience in una giornata che per noi era critica. Otto e mezzo ha fatto un passo avanti, Crozza sta facendo benissimo. Piazza Pulita tiene bene, è in media di Rete sopra il primetime. Paragone in una serata difficile come la domenica se la sta cavando benissimo, ha raccolto mezoz punto in più».
Il problema è Santoro...
«Michele è partito da valori molto alti e ora, anche se ha mantenuto un buon livello di ascolto, intorno al 5,5%, ha perso qualche punto. O meglio era abituato a numeri più importanti. Ma la formula del talk nel suo complesso a mio avviso tiene bene e continua ad attrarre un pubblico ampio e qualificato».
Resterà con voi?
«Il rapporto con Santoro è eccellente. Sappiamo però che per motivi personali Michele vorrebbe essere meno coinvolto nell’attività di conduzione e virare verso il ruolo di autore o produttore. Ha espresso un suo orientamento e di questo stiamo ragionando».
Un talk show in meno?
«Se quest’anno abbiamo puntato su 4 serate a settimana in futuro potrebbe essercene uno in meno o lo steso numero ma con una preposizione diversa».
Cosa ne pensa della Riforma Rai targata Renzi?
«È una cosa che io penso da sempre. la Rai gode di una condizione unica in Europa. Dobbiamo competere con un’azienda che raccoglie 700 milioni di pubblicità e un miliardo e 600 milioni di canone. Ciò le consente di fare concessioni ultravantaggiose. Un operatore non può avere tutto sia canone che la pubblicità che vende a prezzi bassissimi. La mia proposta è di fare come in Francia e Germania dove il servizio pubblico lascia gli spot fino alle 20».