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 2015  aprile 15 Mercoledì calendario

Andrea Guerra, l’uomo buono per ogni poltrona. A Palazzo Chigi è arrivato all’inizio dell’autunno scorso, dopo che a settembre era uscito da Luxottica mettendosi in tasca una buonuscita da 45 milioni di euro. Ora Andrea Guerra, consigliere del premier Matteo Renzi per gli affari economici, potrebbe arrivare alla presidenza dell’Anas. Di recente si è parlato di lui per i ministeri degli Esteri e delle Infrastrutture. E poi Eni, Finmeccanica...

A Palazzo Chigi è arrivato all’inizio dell’autunno scorso, dopo che a settembre era uscito da Luxottica mettendosi in tasca una buonuscita da 45 milioni di euro. Ora Andrea Guerra, consigliere del premier Matteo Renzi per gli affari economici, potrebbe arrivare alla presidenza dell’Anas. Lì si è appena liberato il posto di Pietro Ciucci, dimessosi lunedì scorso (non è chiaro quanto Ciucci incassera di liquidazione dopo quasi nove anni al vertice, ma già può contare sugli 1,8 milioni «ricevuti» quando nel 2013 ha lasciato la carica di direttore generale, autolicenziandosi, come denunciato dal Movimento 5 Stelle).
Di sicuro, Guerra non è interessato al salario: il conto in banca non lo preoccupa. Sta di fatto che l’ex amministratore del colosso mondiale degli occhiali viene considerato in pole position per qualsiasi poltrona di alto livello si liberi. Salvo restare «semplicemente» alla presidenza del consiglio dei ministri, peraltro senza paga. A maggio, comunque, la casella vacante all’Anas va occupata. E Guerra è considerato in pole position.
Nei mesi scorsi è stato in corsa addirittura per due posizioni nell’esecutivo: il suo nom è stato tirato in ballo per il ministero degli Esteri (quando Federica Mogherini è diventata Lady Pesc all’Unione europea) e, più recentemente, per il ministero delle Infrastrutture e trasporti (dopo l’addio di Maurizio Lupi, lambito dallo scandalo sugli appalti e dall’inchiesta su Ettore Incalza).
Tra un dicastero e l’altro, Guerra è stato «piazzato» pure all’Eni e a Finmeccanica. Non solo. Per Guerra, a un certo punto, sembrava pronta una sorta di nuova Iri, magari attraverso la trasformazione della Cassa depositi e prestiti. Di tutto, di più. E infatti qualcuno lo avrebbe voluto alla Rai, più o meno indifferentemente nel ruolo di presidente (oggi occupato dall’ex Banca d’Italia Annamaria Tarantola) o di direttore generale (per mettere alla porta Luigi Gubitosi).
Niente da fare. Per ora c’è solo l’incarico a palazzo Chigi. Sulla scrivania di Guerra pare che transitino tutti i dossier economici più delicati e spetta al manager prestato al governo anche gestire l’agenda internazionale di Renzi (era col premier in Australia e in Indonesia oltre che al meeting col presidente russo Vladimir Putin). Si è occupato del caso «Ilva» e pure del blitz sulle banche popolari. Eccezion fatta per l’ad di Finmeccnica, Mauro Moretti, che accede direttamente alla stanza di Renzi, è l’interlocutore di tutti gli altri manager pubblici, compresi i vertici di Eni ed Enel. Insomma, un po’ di potere ce l’ha. Ma qualcuno sostiene che sia stufo. E scalpiti rumorosamente per una poltrona vera.