Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 15 Mercoledì calendario

Dalla politica al cinema e alla vigna, la seconda vita di D’Alema e Veltroni. Delle loro passioni ne hanno fatto un mestiere. Ma potrebbe essere solo una pausa prima del grande rientro in Rai o in Europa...

Come quei gemelli che vivono in simbiosi per tutta una vita, Massimo D’Alema e Walter Veltroni iniziarono a contrastarsi quando erano ventenni, hanno continuato a «pungersi» per i 40 anni successivi e – ora che sono sulla sessantina – hanno finito per condividere la scelta di una «seconda vita» dopo quella politica. D’Alema – come riemerso in questi giorni – da anni ha messo su una azienda vinicola; Veltroni, al suo secondo film, ha intrapreso una carriera da regista, come conferma l’evento di ieri all’Auditorium di Roma, dove un migliaio di vip ha partecipato alla presentazione de «I bambini sanno». Per i due un cambio di vita impostato tre anni fa: con Renzi in campagna rottamatrice, i due rinunciarono a ricandidarsi in Parlamento e a quel punto i più brillanti figli del Pci si sono dedicati ad altro, aprendo una strada che sarebbe stata inimmaginabile per i loro padri e che potrebbe diventare un esempio per quei politici che li vorranno imitare. 
Le vocazioni
Naturalmente ognuno sta interpretando a modo suo l’uscita di sicurezza che si è riservato. Veltroni sta assecondando la sua vocazione allo spettacolo, che già negli Anni 80 gli consentì di essere l’unico dirigente del Pci capace di «capire» la tv. Ieri sera la presentazione del suo film, che si è trasformata in uno degli eventi più mondani degli ultimi anni, con una densissima concentrazione di potenti: a metà tra i balli a corte dell’Ottocento e le terrazze della sinistra romana raccontate da Ettore Scola. Era annunciata la presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella del presidente del Consiglio Matteo Renzi e i presidenti delle Camere, ministri e sottosegretari, ma anche mezzibusti e imprenditori, attrici e scrittori. La stessa Roma trasversale che un anno fa accorse per vedere il primo film di Veltroni, «Quando c’era Berlinguer».
Quanto a D’Alema, la sua seconda vita l’ha iniziata 7 anni fa, quando era ancora un politico influente, rilevando una azienda agricola fra Narni e Orticoli. Dopo una ristrutturazione, ha messo in piedi una tenuta modello che ospita 15 ettari di terreno, di cui 6,5 impegnati a vigneto. Ha raccontato D’Alema: «Mio padre qui aveva un casale, l’abbiamo ceduto perché non lo usavamo: poi ho acquistato la barca Ikarus. L’ho venduta e sono ritornato qui. Il vino è una passione, non un hobby». Il clamore col quale il vino di D’Alema è stato chiamato in causa nell’inchiesta di Ischia per ora non sembra corrispondere ad uno scambio di favori tra la coop acquirente. L’ex premier ha spiegato gli ordinativi con la buona qualità delle sue bottiglie, rinunciando a dispiegare un argomento probabilmente decisivo per fugare ogni dubbio: la sua influenza non è più quella di una volta.
Tre anni fa, confermando il loro rapporto simbiotico Veltroni annunciò (in tv) che non si sarebbe ricandidato in Parlamento e D’Alema fece lo stesso tre giorni dopo, sempre in tv. Alla fine Massimo e Walter hanno imboccato la strada verso la loro «seconda vita» con lo stesso animo: sospeso verso la vita precedente. 
Solo una pausa?
Nei mesi scorsi D’Alema (parlandone con Renzi), aveva coltivato la speranza di una nomina europea; Veltroni ha accarezzato la suggestione di una ascesa al Quirinale e qualche suo amico scommette che gli piacerebbe se ora Renzi lo suggerisse per la presidenza della Rai. E in attesa che qualche inversione del destino possa richiamarli in servizio, i due coltivano le nuove passioni, tenendo ben accese le luci della ribalta, che ai tempi della «prima vita», si accendevano al loro semplice apparire.