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 2015  aprile 15 Mercoledì calendario

In giro per Roma sulla Vespa di Nanni Moretti. Un volume riunisce tutti i luoghi della città che sono stati set per il regista rievocando atmosfere, dialoghi e personaggi dei suoi film. Ci sono, tra gli altri, i lotti della Garbatella, il lungomare verso Torvajanica di “Ecce Bombo”, l’Aventino di “Bianca”. Nell’intervistaa chiusura del testo si scopre come per l’artista la scelta di strade e piazze nasca ogni volta dalle riflessioni sulla storia della pellicola

Nanni e Roma. In Viaggio a Roma con Nanni Moretti (Lozzi) Giorgio Biferali e Paolo Di Paolo scrivono un diario di viaggio sui luoghi romani del cinema morettiano, rievocandone atmosfere, dialoghi e personaggi. Ma chiediamoci subito: Nanni somiglia a Roma? Sì e no. Le somiglia per l’ironia corrosiva e il gusto beffardo della derisione (specie dei suoi primi film), per la ruvida schiettezza antiretorica dei suoi abitanti, che tanto piaceva a Stendhal. Non le somiglia affatto perché detesta la sbracatezza e l’approssimazione tipicamente romane, e perché tutto il suo cinema si origina da un piglio morale, da una serietà “luterana” che è l’esatto contrario del lassismo e del “chette frega” (memorabile la sua invettiva in Ecce bombo: «Vi meritate Alberto Sordi!»). Il libro ripercorre minuziosamente strade e piazze della capitale, sia in centro che in periferia, che hanno fatto da sfondo alle scene (e battute) più celebri dei suoi film, e si conclude con una intervista degli autori al regista.
LE SCELTE
Qui apprendiamo che la scelta del setting per Moretti è sempre stata preterintenzionale: nasceva infatti dal desiderio di calarsi naturalmente nella vita di un personaggio (spesso autobiografico), o in qualche caso da una riflessione sulla storia del film (per la Messa è finita serviva una chiesa non troppo antica né architettonicamente moderna). Di fronte alla domanda sul suo rapporto con Roma, forte è la tentazione – per il regista – di rispondere come Stajano nel Caimano, ossia: «Che domande!». Poi però ci pensa su e sottolinea il valore della luce a Roma («credo ci sia in pochi posti al mondo»). Una volta l’architetto Ludovico Quaroni aveva scritto che qui «il colore delle cose ha dovuto cedere il posto alla luce colorata che annulla gli effetti cromatici». Alla fine dell’intervista Moretti cita i film e autori che hanno raccontato meglio Roma: Pasolini, Fellini, e poi Garrone e Di Gregorio. Manca solo lo stupendo Io la conoscevo bene di Pietrangeli, con la Sandrelli che attraversa tutta Roma all’alba. Infine Moretti paragona il rapporto con Roma a quello con la madre, estraneo dunque a ogni discorso razionale: «Tua madre è tua madre, è quella che ti ha dato la vita».
Il cinema di Nanni Moretti si caratterizza per una critica acuminata di ipocrisie, miti, tic culturali. E un po’ sorprende la sua insofferenza per il Barthes di Dove lei non è – libro postumo sulla madre – considerando la allergia dello scrittore francese verso il gergo culturale: «Non dire lutto. È troppo psicanalitico. Non sono in lutto. Provo tristezza». Ma è forse nel primo episodio di Caro diario, un film-diario fatto di lunghi silenzi, venuto fuori per caso mentre ne pensava un altro, che il regista – “splendido quarantenne” – ci mostrava per la prima volta tutto ciò che alimenta quella critica del mondo: una pietas commossa verso le esistenze anonime, le case e le strade dove si svolge la vita quotidiana della umanità comune. Il film, idealmente dedicato a Pasolini, fa venire in mente una cosa che disse una volta l’autore di Accattone: «Sì, la cultura, l’arte… ma niente mi commuove come vedere le strade e le piazze di una città, che sono state calpestate da migliaia di umili persone».
PARTICOLARE
C’è una considerazione di Nanni Moretti che mi sembra centrale per qualsiasi discorso sul rapporto di un artista con i luoghi: «Più si va nel particolare, più si ha la possibilità di diventare universali». I grandi scrittori del ‘900 sono tutti inguaribilmente “provinciali”, radicati in una città o in paesaggio: Saba e Svevo, Montale e Pirandello, Satta e Pavese, Tomasi di Lampedusa e Sciascia. Tornando al rapporto di Nanni con Roma bisogna segnalare un aspetto del carattere romano che certamente si adatta al suo sguardo cinematografico: ed è la meraviglia dell’ “anvedi”, la possibilità di vedere il mondo come se fosse la prima volta, l’anima stupefatta dei miei pur smaliziati concittadini.