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 2015  aprile 15 Mercoledì calendario

Pena estinta per Silvio Berlusconi, riacquista la piena libertà e il passaporto. Possibili i viaggi, dalla Russia ad Antigua. Ma fino al 2019 non potrà candidarsi: restano gli effetti della legge Severino

Ci sperava, ci credeva. Perché il suo impegno nello svolgere i servizi sociali – ha sempre raccontato – è stato intenso, vero, totale. Tanto da continuare anche senza obblighi, come ieri mattina, quando Silvio Berlusconi ha di nuovo fatto visita ai malati di Alzheimer ricoverati a Cesano Boscone, trattenendosi a lungo con loro prima di volare nel pomeriggio verso Roma.
Impegno premiato: come in fondo tutti si attendevano, il tribunale di sorveglianza di Milano ha dichiarato estinta la pena alla quale era stato condannato nel processo Mediaset, dopo dieci mesi e mezzo di affidamento in prova ai servizi sociali. Cade anche la pena accessoria dell’interdizione per tre anni dai pubblici uffici, e Berlusconi torna a tutti gli effetti un uomo libero con la restituzione del passaporto che avverrà tra pochi giorni.
Ma quella ottenuta, ripete sconsolato, resta «una vittoria a metà, che non mi basta affatto». Perché a pesare su di lui sono gli effetti della legge Severino, che lo rende incandidabile a cariche pubbliche fino al 2019. Un macigno sulla sua ambizione di avere «una riabilitazione totale da una condanna ingiusta». Solo se la legge venisse modificata, o se i suoi ricorsi a Strasburgo fossero accolti, il suo sogno che negli ultimi tempi ha espresso a più di un interlocutore – tornare a guidare il centrodestra da candidato premier quando si voterà – potrebbe apparire reale.
La soddisfazione per quello che ha sempre considerato un atto dovuto, così, non lo risarcisce né lo consola più di tanto. Per un uomo che, dice un suo fedelissimo, è passato «dal sogno del Quirinale a Cesano Boscone», la ferita è troppo profonda per rimarginarsi con un atto di estinta condanna. Con un’assoluzione a Strasburgo, e solo così, le cose cambierebbero, e magari il Cavaliere ritroverebbe quella spinta che a tratti sempre più lunghi sembra aver perso. Per ora, chi gli parla lo trova dispiaciuto, depresso per quello che succede attorno a lui, basito da una FI che si ribella al suo comando, da alleati che sembrano non riconoscergli lo scettro del federatore.
Oggi, della sua ritrovata libertà, potrebbe fare arma di fuga, di rifugio o di rimonta. Potrebbe, come tante volte si è sfogato «andarmene ad Antigua, dove ho una villa bellissima che ho frequentato troppo poco», e chiudere così una vita politica costellata di vittorie clamorose e sconfitte sanguinose. Potrebbe tornare a godersi le gioie familiari, alle quali con dispiacere profondo ha dovuto rinunciare come quando, prima di Pasqua, alla figlia Marina che gli chiedeva se non volesse passare qualche giorno nella residenza in Provenza che tanto gli piace (accanto a quella che lei stessa gli ha regalato due anni fa), ha risposto «non posso, non ho il passaporto, venite voi in Sardegna se volete...».
Ma potrebbe anche riprendere la marcia, Berlusconi, se lo volesse. A partire dalla riconquista di un ruolo centrale in quel Ppe del quale resta il leader di uno dei principali partiti. Per ora non sono previste visite all’estero, ma sicuramente il leader azzurro sarà presente alla riunione del bureau del Ppe che si terrà il 23 aprile a Milano, e che lo vedrà ospite d’onore e relatore nella cena ufficiale.
Un primo passo, al quale è difficile dire se ne seguiranno a breve molti altri. I suoi sono convinti che poco, almeno fino alle Regionali, cambierà. Perché Berlusconi «non vuole mettere la faccia» su un possibile e temuto risultato più che negativo. Certo, per gli azzurri che si giocano tanto nel voto – come Toti e Caldoro – qualche apparizione la farà, sa che deve e non si tirerà indietro. Ma che possa dar fuoco alle polveri prima che «il quadro si chiarisca, dopo le Regionali, quando capirò chi è davvero con me e chi no», non crede nessuno. Tanto più nel clima plumbeo che avvolge FI in questi giorni, e che non lo rende tranquillo nemmeno per la sua situazione personale, angosciato come continua ad essere per l’inchiesta sul Ruby Ter che gli fa apparire quello con la giustizia un capitolo ancora niente affatto chiuso.