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 2015  aprile 14 Martedì calendario

Non c’è speranza che il Parlamento riesca a nominare in tempi brevi i giudici della Consulta che mancano. Ma Anna Finocchiaro non ha rinunciato al sogno di entrare a far parte della Corte costituzionale. Il problema è che per la Consulta la Finocchiaro non avrebbe i titoli

Non c’è speranza che il Parlamento riesca a nominare in tempi brevi i giudici della Consulta che mancano. Previsioni non se ne fanno: ma per com’è la situazione dentro Forza Italia, ci sarà da aspettare almeno fino a dopo le Regionali, anche solo per individuare un candidato.
Nel frattempo, c’è chi di speranze continua ad averne: Anna Finocchiaro non ha rinunciato al sogno di entrare a far parte della Corte costituzionale. Per lei, nelle ultime settimane, si è riparlato di un ministero: ma non è quello che le piacerebbe davvero. E tra l’altro, negli equilibri del rimpasto che sarà in teoria i posti liberi (vice Ministro dello Sviluppo Economico e ministro degli Affari Regionali) spettano all’Ncd.
Il problema è che per la Consulta la Finocchiaro non ha i titoli. Parla chiaro l’articolo 135 della Costituzione: i membri della Consulta vanno scelti tra magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori (quindi, Corte di cassazione o Procura generale della Cassazione). Lei ha fatto il pretore a Leonforte dal 1982 al 1985, e poi nel tribunale di Catania fino al 1987, anno in cui venne eletta deputato nelle file del Pci. Con 28 anni di Parlamento, non ha neanche l’altro requisito possibile: ovvero aver insegnato materie giuridiche all’Università. Un problema insormontabile? Parrebbe di no. Sono mesi che i fan di Anna stanno cercando di trovare un modo per aggirare l’ostacolo, consultando gli uffici del Parlamento e i giuristi che si aggirano nei corridoi del ministero della Giustizia.
Esiste pure il precedente: il 4 novembre del 1996 venne nominata giudice costituzionale dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Fernanda Contri. Non aveva i titoli: non era una docente universitaria in materie giuridiche. E non aveva i 20 anni di esercizio dell’avvocatura. Il presidente della Corte Cesare Mirabelli cercò di risolvere la situazione argomentando che nei 20 anni di esercizio dell’avvocatura richiesti dalla Costituzione si dovessero computare anche gli anni di pratica legale. Un’interpretazione piuttosto ardita. Che però non le ha bloccato la carriera: era entrata pure tra i rumors delle donne quirinabili.
Il Parlamento in questa legislatura ha già eletto un giudice ineleggibile: Teresa Bene, diventata membro del Csm. Ed esclusa dopo, previa verifica dei titoli. Le mancavano gli anni di avvocatura che per il Consiglio devono essere almeno 15, mentre la giurista del Pd ne avrebbe totalizzati soltanto la metà. Inoltre non era docente bensì professore associato. A sponsorizzare Bene era stato il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che l’aveva impiegata come consulente quando era responsabile dell’Ambiente.
La Finocchiaro, come presidente della Commissione Affari costituzionali in Senato, ha guadagnato parecchi crediti da parte di Renzi: dopo un primo momento di frizione, venendo lei dalla “ditta”, ha deciso di collaborare, invece di mettere i bastoni tra le ruote. E dunque ha messo a disposizione del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi tutta la sua competenza, lavorando a riscrivere i testi e gli emendamenti della legge elettorale e della riforma costituzionale, e anche tutti i suoi rapporti, contribuendo a smussare gli angoli e a conquistare i voti di molti che sarebbero stati sul piede di guerra.
Non a caso per qualche giorno è stata in ballo davvero anche per il Colle: era la candidata dei Giovani Turchi, sarebbe stata la prima donna al Quirinale, a Berlusconi pare non dispiacesse troppo. Non se n’è fatto niente. Riuscirà, adesso? Per ora non è dato saperlo. Ma il tentativo esiste. E pone di fronte a un altro problema: la Finocchiaro a Palazzo Madama è relatrice sia delle riforme costituzionali, che dell’Italicum. Materie su cui la Consulta sarà chiamata ad esprimersi con ogni probabilità. E allora, lei si troverebbe nella posizione di dover giudicare una legge che ha portato avanti da parlamentare. A proposito di acrobazie istituzionali.