la Repubblica, 14 aprile 2015
Il ginecologo delle vip finisce ai domiciliari per stalking. Le vittime di Claudio Giorlandino, il re dell’amniocentesi, sarebbero la sorella Maria Stella, titolare dei centri Artemisia Lab, e suo marito. Seguiti, pedinati, perseguitati per mesi con la complicità di un gruppetto degno di una commedia all’italiana: due agenti della polizia penitenziaria, un carabiniere e un praticante avvocato
Lui, ginecologo famosissimo, re dell’amniocentesi e punto di riferimento della Roma bene. Lei, sua sorella, architetto e con lui erede del patrimonio paterno, una serie di prestigiose cliniche di diagnostica per immagini. Un rapporto d’affari, oltre che di famiglia: su internet moltissime fotografie li ritraggono insieme a feste, aperitivi, presentazioni di libri. Il marchio Artemisia erano loro due.
Poi, però, nel 2011, il sodalizio che fino ad allora aveva funzionato benissimo si rompe, i due fratelli decidono di dividersi l’impero lasciato dal padre. Inizia una battaglia legale, gli eredi litigano su qualsiasi cosa, su chi deve tenere il logo, su chi può usare il nome dell’azienda. Tanto che a giugno dello scorso anno lei sparisce per tre giorni e viene ritrovata in stato confusionale nella Basilica del Santuario di Pompei. «Volevo trovare pace e serenità», dice ai familiari una volta tornata a casa.
Ieri, Claudio Giorlandino è finito ai domiciliari con l’accusa di stalking. La vittima: sua sorella, Maria Stella, e il marito. Seguiti, pedinati, perseguitati per mesi con la complicità di un gruppetto degno di una commedia all’italiana: due agenti della polizia penitenziaria, un carabiniere e un praticante avvocato.
Secondo l’accusa a coordinare la banda era il professore, che ha fatto di tutto, stando alla ricostruzione del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Mario Dovinola, per terrorizzare la manager e il marito. Diversi gli episodi persecutori riportati nell’ordinanza. Innanzitutto un’aggressione al cognato, Carlo De Martino, avvenuta nel dicembre del 2012. «Due uomini – scrive il gip Paola Della Monica – bloccavano l’automobile condotta da De Martino, gli afferravano il collo, gli intimavano di non chiedere più soldi al cognato». Poi, ancora, i due agenti della polizia penitenziaria e il carabiniere pedinavano moglie e marito e si appostavano sia sotto all’ufficio sia sotto alla villa dei due, sull’Appia Antica. Infine, convincevano il filippino della coppia a denunciarli come possessori di materiale archeologico di prestigio, ma la perquisizione dei carabinieri dava esito negativo.
Non ha dubbi il gip che tutto questo abbia contribuito a generare «uno stato di ansia e di paura che, tra l’altro, inducevano Maria Stella Giorlandino a ripetute crisi di pianto, d’ansia e di insonnia, all’assunzione di farmaci, ed inducevano entrambi i coniugi ad avere timore di essere seguiti, a noleggiare automobili per depistare coloro che li controllavano». Una tensione che, secondo i carabinieri del nucleo operativo della compagnia Eur, ha indotto la donna a sparire nel nulla quasi un anno fa.
Per la procura, dietro a tutto questo c’era il luminare della ginecologia romana che voleva terrorizzare la sorella. E, pur di avere notizie sui procedimenti che lo coinvolgevano, prometteva assistenza ginecologica gratuita a chiunque potesse essergli d’aiuto. O la faceva promettere. Insieme a lui, sono finiti ai domiciliari anche il brigadiere dei carabinieri Biagio Di Mauro, fino a pochi giorni fa caposcorta del presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza, Giacomo Stucchi, e Antonio Mercuri, dipendente della Regione Lazio, ma in servizio al Campidoglio e praticante avvocato. Per altri due indagati – gli agenti di polizia penitenziaria Fernando Mecchia e Pietro Pacillo – c’è il divieto di avvicinarsi a Maria Stella Giorlandino e al marito e alle strutture di Artemisia. Indagato anche l’appuntato dei carabinieri di Ostia, Antonio Cariello, che avrebbe cercato di acquisire informazioni sulle denunce depositate dalla donna. Oltre allo stalking al gruppetto vengono contestati i reati di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. Il medico nega: «La vicenda – spiegano i suoi legali – si inserisce in un contesto più ampio, riguardante questioni patrimoniali oggetto di procedimenti al tribunale civile di Roma. Il professore chiarirà la sua posizione già all’interrogatorio di garanzia». Mentre lei, la sorella, dice: «Non sono felice, non potrei esserlo perché è una persona alla quale ho voluto molto bene. Tuttavia, questi lunghi anni di stalking hanno generato una profonda frustrazione che, in sincerità, più volte mi ha portato a dubitare circa la continuazione della mia stessa vita».