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 2015  aprile 14 Martedì calendario

L’ultimo orrore dell’Isis: una bambina di nove anni yazida, ridotta in schiavitù, violentata da dieci dei suoi carcerieri, combattenti dello Stato islamico, e ora incinta. È stata liberata la scorsa settimana e ora è rifugiata in Germania

Una bambina di nove anni, ridotta in schiavitù, violentata da dieci dei suoi carcerieri, combattenti dello Stato islamico, e ora incinta. Il dramma della piccola yazida, liberata la scorsa settimana e ora rifugiata in Germania, riassume la condizione disperata di tutto un popolo, sottoposto alla più feroce delle pulizie etniche dagli islamisti nel nord dell’Iraq. Una persecuzione che usa lo stupro come arma di umiliazione e annientamento, perché i jihadisti dell’Isis sanno che fra gli yazidi, società molto conservatrice, la donne abusate subiranno il rifiuto e l’isolamento.
Rischia di morire di parto
La piccola yazida è stata rilasciata vicino a Kirkuk assieme ad altre 200 donne e anziani, prigionieri per mesi degli islamisti. È stata soccorsa da una ong curda e portata in Germania. È così piccola che rischia di morire di parto ed è «mentalmente e fisicamente traumatizzata», ha raccontato un operatore umanitario curdo, sotto lo pseudonimo di Yousif Daoud, citato da quotidiano inglese Independent: «Può morire se mette alla luce il bambino, anche il taglio cesareo può essere pericoloso».
Daoud ha anche spiegato le particolarità della cultura yazida che rendono le sofferenze delle donne stuprate ancora maggiori: gli yazidi si ritengono unici veri discenti del profeta Abramo, riconosciuto da tutte e tre le religioni monoteiste, e non vogliono unirsi con altre etnie, per mantenere «pura» la loro discendenza. Gli islamisti dell’Isis «restituiscono» spesso le prigioniere rimaste incinte, che sono costrette ad abortire in condizioni precarie, e spesso si suicidano per la vergogna.
Si spiega così anche la liberazione dei duecento yazidi la scorsa settimana. I jihadisti li hanno messi su autobus e condotti nel villaggio di Himera, dove sono stati soccorsi dai medici da campo dei combattenti curdi peshmerga, che li hanno trovati in pessime condizioni e con segni di abusi. Fra loro c’erano 40 bambini.