Corriere della Sera, 13 aprile 2015
L’amicizia, i rapporti diplomatici, le tende e i bombardamenti: Sarkozy e Gheddafi, una storia complicata, spiegata da Sergio Romano
L’autore della lettera «Francia: Sarkozy e Front National», come buona parte degli italiani, sembra ignorare che Gheddafi fece esplodere il Dc 10 Uta francese nel 1989 sul Sahara africano. Beninteso, i nostri giornalisti non hanno fatto niente per giustificare l’intervento di Sarkozy e sopratutto ne hanno dimenticato il motivo. Davvero «bravi» gli italiani che si prostrarono quando il Rais piantò la sua tenda all’ombra del Campidoglio! Ma se gli italiani hanno dimenticato, Sarkozy (e i francesi) no! E in Francia Sarkozy non ha avuto alcun rimprovero!
Giordano Mulinin
giordanomulinin@live.com
Caro Mulinin,
Anche a Parigi, come a Roma, Gheddafi si servì della tenda che aveva portato con sé da Tripoli. Mentre nella capitale italiana gli fu dato uno spazio nel parco di villa Doria Pamphili, nella capitale francese poté installarla nel giardino di Palazzo Marigny, a breve distanza dalla sede presidenziale dell’Eliseo. La sua visita a Parigi nel 2007, durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, provocò qualche malumore nel governo. Come scrisse Massimo Nava sul Corriere dell’11 dicembre di quell’anno, la sottosegretaria ai diritti umani Rama Yade (musulmana di origine senegalese) dichiarò: «Il colonnello deve capire che il nostro Paese non è uno zerbino, su cui un leader possa venire a pulirsi i piedi dal sangue dei suoi misfatti. Il prestigio della Francia deriva dai suoi valori e non solo dalla potenza economica». Ma Sarkozy replicò: «Ricevo un capo di Stato che ha rinunciato all’arma nucleare e al terrorismo e ha liberato le infermiere bulgare. Se non accogliamo Paesi che imboccano la strada della rispettabilità, che cosa dovremmo fare con quei Paesi che prendono la strada opposta?».
Quando bombardò la Libia, il presidente francese non aveva obiettivi punitivi o vendicativi. Come altri governi europei, fra cui certamente quello italiano, era comprensibilmente attratto dalla prospettiva di maggiori rapporti economici con un Paese che presentava due evidenti vantaggi: un leader megalomaniaco e una colossale ricchezza.
Per comprendere l’operazione militare, di cui la Francia divenne la principale ispiratrice nel marzo del 2011, occorre quindi cercare altrove. Sin dalla sua campagna elettorale per l’elezione presidenziale, Sarkozy aveva dimostrato di avere una ambiziosa politica mediterranea. Voleva riconquistare per il suo Paese un primato che si era progressivamente appannato con il passare del tempo e sperava di raggiungere lo scopo con una Unione Mediterranea di cui avrebbe preso la guida. Dovette superare qualche resistenza a Berlino e qualche reticenza a Roma, ma poteva contare su due amici arabi con cui aveva stretto rapporti personali: il presidente tunisino Zine El Abidin ben Ali e il presidente egiziano Hosni Mubarak. Quando cominciarono le operazioni militari contro la Libia di Gheddafi, il 19 marzo 2011, ben Ali aveva perduto il potere ed era in Arabia Saudita da gennaio, mentre Hosni Mubarak era dimissionario dall’11 febbraio. Amico di due dittatori appena detronizzati, Sarkozy temette di non essere più al passo con l’evoluzione della situazione politica in Africa del Nord e decise probabilmente che la spedizione contro Gheddafi gli avrebbe assicurato la riconoscenza dei suoi nemici e successori. Avrebbe dovuto chiedersi che cosa sarebbe accaduto in Libia dopo il crollo del regime, ma in quel momento gli premeva soprattutto cancellare il ricordo della sua intimità con il colonnello libico.