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 2015  aprile 13 Lunedì calendario

Il grande business della salute via Internet. Da Apple a Google, investimenti miliardari per raccogliere e interpretare i Big data. Così verremo curati «online»

Contano i passi che facciamo e le calorie che consumiamo. Ma monitorano anche i battiti cardiaci e prevedono le fasi dell’ovulazione: le applicazioni per la salute sono un immenso database di informazioni per chi vuole sapere lo stato della nostra salute. E, magari, utilizzarle per la ricerca e l’analisi. Altro che fitness : è questa la nuova frontiera per i big della tecnologia, che hanno iniziato a puntare sul settore dell’assistenza sanitaria. I numeri mostrano infatti un segmento in pieno sviluppo.
Attese
Le previsioni per il mercato delle analisi legate all’assistenza sanitaria, per esempio, confermano questa evoluzione molto rapida: a livello globale il settore «pesava» 4.430 milioni di dollari nel 2013, dovrebbe arrivare a toccare i 21.346 milioni entro il 2020 secondo le previsioni della società di analisi MarketsandMarkets. Poi ci sono gli investimenti per il settore dell’ information technology, che per quanto riguarda l’assistenza sanitaria dovrebbero salire a 66 miliardi entro il 2020 secondo uno studio della Global Industry Analysts. L’obiettivo? Da un lato migliorare la ricerca e la gestione dei pazienti, dall’altro ridurre i costi. Le previsioni della società di analisi Juniper Research mostrano come entro il 2018 la telemedicina e il controllo da remoto dei malati potrebbero portare a risparmiare fino a 36 miliardi di dollari a livello globale. Per questo, da Google a Samsung, i colossi della tecnologia provano a muovere i primi passi nel settore.
La più veloce è stata Apple, che il mese scorso ha lanciato ResearchKit. La piattaforma opensource permette a chi ha un cellulare di offrirsi come volontario per test medici da effettuare con il telefonino in mano: ci penserà poi lo smartphone a trasmettere i dati agli istituti di ricerca partner dell’iniziativa. Il fior fiore degli istituti medici americani: Stanford si occupa di un progetto per mettere in relazione malattie cardiovascolari e attività fisica, un centro affiliato per la ricerca contro il cancro studierà gli effetti a lungo termine della chemioterapia. La forza del progetto sta nella possibilità di fornire, in modo semplice e veloce, grandi quantità di dati direttamente dai volontari ai centri medici. Certo, di incognite ce ne sono parecchie: i panel per i test medici di solito sono accuratamente selezionati mentre a ResearchKit può iscriversi chiunque, il metodo di cattura dei dati non avrà la stessa qualità di quello effettuato da una equipe di specialisti. E poi c’è il nodo della privacy. Ma la novità è piaciuta: la piattaforma ha fatto il boom di click subito dopo il lancio. Google, dal canto suo, non ha ancora lanciato un vero e proprio progetto sull’assistenza sanitaria. Ma ha investito in due società che invece se ne occupano. La prima, 23andMe, è stata lanciata nel 2006 da Anne Wojcicki, ex moglie di Sergey Brin, uno dei due cofondatori di Google. Ne è ancora amministratrice delegata e la società, che aveva avuto successo per i suoi kit di test dna da 99 dollari, ora ha dalla sua un database di oltre 850 mila codici genetici in arrivo dai suoi clienti. Forte di questo bottino ha appena annunciato un cambio di passo: inizierà a sviluppare nuovi farmaci, diventando quindi anche un’azienda farmaceutica. L’altra start-up finanziata da Big G è Calico: fondata nel 2013, si occupa di ricerca sulle malattie legate all’anzianità e Mountain View figura nel panel dei soci fondatori.
Dati incrociati
In passato altre aziende di It avevano già lanciato le proprie soluzioni per l’assistenza sanitaria: Hp ed Intel, per esempio, avevano costruito insieme un tablet per l’utilizzo medico e ospedaliero. Mentre Philips ha già inaugurato negli Usa (in Europa, invece, arriverà il prossimo anno) la health suite digital platform che raccoglie e integra i dati delle persone in arrivo dai dispositivi mobili, dalle analisi «tradizionali» e pure dagli oggetti connessi con Internet delle cose. Una piattaforma, insomma, che interpreta i big data ed è in grado di ricostruire la storia clinica dei pazienti. Ma l’arrivo di Google e Apple, con il loro carico di dispositivi e le enormi basi di utenti, potrebbe cambiare il panorama del settore in maniera radicale. Soprattutto se, come pare, nella competizione entrerà presto un terzo colosso del tech. Anche Samsung, infatti, sarebbe al lavoro sullo sviluppo di una piattaforma dedicata all’assistenza sanitaria. Secondo il Financial Times per ora non ci sarebbe ancora niente di definito, ma i team della sede di Palo Alto del colosso sudcoreano si stanno già muovendo sia sondando le start-up locali alla ricerca di progetti da finanziare sia avviando partnership con i centri di ricerca a stelle e strisce.