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 2015  aprile 13 Lunedì calendario

I veleni in casa Mercedes che fanno sorridere la Ferrari. Nico Rosberg & Lewis Hamilton non sono più soci in F.1. Abitano nella stessa casa, corrono sulla stessa macchina (W06H), ma si accusano di tradimento reciproco. Maurizio Arrivabene, team leader della Ferrari: «Ecco perché da noi non ci sono numeri due»

Segnatevi la data: la coppia non c’è più. Litiga, più di prima. Anzi è separata in casa. Non si guarda negli occhi e si dà le spalle. Nico & Lewis non sono più soci in F1. Abitano nella stessa casa (Mercedes), corrono sulla stessa macchina (W06H), ma si accusano di tradimento reciproco. Complimentarsi per il primo e secondo posto? Macché. Siamo alla causa di divorzio. Urlata a tutti: al terzo Gp della stagione. Non c’è più vita in comune davanti, ma guerra e cattiverie a 330 km orari. Rosberg: «Andavi troppo piano, dovevo frenare per non venirti addosso». Hamilton: «Se eri così veloce potevi superarmi. Perché non l’hai fatto?». Se Nico si sporge, Lewis si ritrae. Sono a fianco, ma si ignorano. Come a voler rimarcare una distanza di luogo, di comportamenti.
Le frecce d’argento, già. Ora diventate frecce avvelenate. Vincenti, ma rissose. «Ho fatto il mio ritmo senza preoccuparmi del resto», dichiara Lewis. E l’altro: «Interessante sentire che stava solo pensando a se stesso. Ha quasi compromesso la mia gara, andando più piano di quanto fosse necessario ha consentito a Vettel di avvicinarsi a me, gli ha dato la possibilità di anticipare il pit-stop per cercare di passarmi, poteva tenere un ritmo più alto, invece così ho rovinato le gomme e ho rischiato di essere attaccato». E l’altro, invece di dirgli: godiamoci il successo, che ti fa? Piazza un bel «I don’t give a fuck». Tradotto con più parole: «Il mio lavoro non è pensare alla gara di Nico, ma gestire la mia macchina e farla arrivare alla fine nel modo più veloce possibile e questo ho fatto». Incarta e porta a casa, Nico.
Si sa, i traumi infantili ti inseguono anche da grande. E i due bambini Nico e Lewis è una vita che sognano di asfaltare l’altro, da quando correvano in kart. Uno biondo, l’altro scuro. Rivalità in bianco e nero. A Lewis non andava giù quel figlio di papà, ricco e viziato, con casa a Montecarlo: «Aveva tutto quello che io volevo. Non è cresciuto sul divano di casa, ma nel lusso». E Nico a chiedersi per quanto tempo l’altro gli avrebbe rinfacciato le origini non proletarie. Come non capisse che chi cresce a Stevenage, periferia socialista di Londra, da padre ferroviere, ha molto gusto a cacciarti indietro. Già l’anno scorso si erano fatti dispetti. Nico per impedire la pole a Lewis si mise di traverso a Montecarlo. Solo che invece di ammettere la perfidia infantile, che vive di sprazzi sciagurati, avevano rievocato le grandi rivalità della pista. «Faremo rivivere le baruffe tra Senna e Prost». Dovette intervenire Lauda, perché a forza di piccole canagliate, rischiavano di compromettere (dall’interno) un successo che nessuno (all’esterno) gli negava. Non ci fu dichiarazione di pace, ma almeno quella di non spararsi alle spalle. Ora Lewis è avanti, ha il record di vittorie (4) in Cina, e Nico dietro sbuffa, pensando a come delegittimarlo e farlo inciampare. Il primo deve ancora rinnovare il contratto, il secondo lo ha già fatto. Magari in mezzo alla baruffa del ci siamo tanto odiati la Ferrari riesce a trovare un corridoio.
Per una coppia d’argento che si tradisce, un’altra, rossa, che si riunisce. Vettel e Raikkonen (in recupero sul finale) sono alle spalle della Mercedes. Seb non è più solo a lottare contro il potere Mercedes, e Kimi più che scudiero è diventato altro condottiero. Se si devono dare sberle, meglio in due che in one. Maurizio Arrivabene, team principal della Ferrari: «Non è una novità che in una scuderia il primo nemico è il tuo compagno di squadra. Devi andare più forte degli altri, ma anche del tuo avversario interno. Però la nostra nuova filosofia è che non ci sono numeri due, non avvantaggiamo uno piuttosto che l’altro». Nessun principe ereditario, insomma. Non come ai tempi di Schumacher, di Alonso, dove c’era chi sedeva sul trono, e gli altri solo reggenti. In più per cementare la coppia di fatto, molto replica di se stessa, entrambi chiari e biondi, la Ferrari ammette che sarà «persuasiva con Kimi». Per rafforzarlo. Ma come: il suo soprannome non è Iceman? Sempre Arrivabene: «Raikkonnen non è per niente un uomo di ghiaccio. Anzi è fragile e sensibile, ma se avverte che dietro ha fiducia e spinta, allora si carica. Va preso con dolcezza».
Per una coppia che si devasta, un’altra che si incoraggia. Divorzi e luna di miele. Nemici e amici. È il fattore umano che da oggi rischia di contare più del turbo.