Corriere della Sera, 13 aprile 2015
Snowden, la spia da Oscar. Da tecnico della Nsa a divo. Arriva nelle sale italiane il documentario Citizenfour che ha conquistato Hollywood e vinto la statuetta. e Oliver Stone gira un film: «È un eroe»
La talpa accusata di spionaggio e di furto di documenti di proprietà del Governo americano conquista Hollywood. Dopo Laura Poitras, autrice di Citizenfour, il documentario su Edward Snowden premiato con l’Oscar, anche Oliver Stone (che lo ha definito «un eroe») prepara un film sul 29enne ex tecnico della Nsa (National Security Agency) e della Cia che ha dato via al Datagate, lo scandalo che nel giugno 2013 ha svelato l’uso di programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico, fino ad allora tenuti segreti.
Il filo del racconto intrecciato da Laura Poitras in Citizenfour, che vedremo nelle sale da giovedì, sembra uscito direttamente dalle pagine di 1984, il capolavoro che George Orwell scrisse nel 1949. Il film ripercorre in tempo reale lo scandalo: dai primi contatti a fine 2012, tramite e-mail criptate, tra l’informatico e la regista, agli incontri, due anni fa in un hotel di Hong Kong, dove Snowden era riparato, in cui furono coinvolti i reporter del Guardian Glenn Greenwald e del Washington Post Ewen MacAskill a cui l’analista affiderà i documenti top secret poi pubblicati dai giornali.
Cosa lo ha spinto a divulgare le informazioni lo spiega lo stesso Snowden nel film: «Tutto nasce dal potere del sistema contro la capacità della gente di opporsi concretamente a quel potere». Grazie infatti al Patriot Act emanato dopo l’attacco alle Torri Gemelle, il governo Usa può acquisire informazioni su tutti gli americani, non solo sulle persone sospettate di avere a che fare con criminalità o terrorismo.
«Nel 2011 – rivela Snowden – la Nsa ha monitorato almeno 20 miliardi di telefonate e di sessioni Internet». Non solo. «Nsa e Fbi tengono sotto controllo i server di aziende come Microsoft, Google, Yahoo, Facebook, AOL, Skype, YouTube e Apple». Tutto in nome della sicurezza nazionale; ma, come scriverà Greenwald sul Guardian «moltissimi documenti non hanno a che fare con essa o col terrorismo, bensì con la competizione tra Paesi, o con questioni industriali, finanziarie ed economiche che riguardano le aziende. Il sistema può tracciare quasi tutto quello che un individuo fa tramite Internet. Quindi se sei un reporter che indaga sul governo Usa, o se lavori per un’azienda concorrente a quelle americane, o se sei un attivista per i diritti umani, le tue comunicazioni possono essere intercettate senza fatica. La possibilità di manifestare, di organizzarsi politicamente contro il governo si è ridotta moltissimo da quando è sparita la privacy». Ricevendo l’Oscar, Poitras ha dichiarato che «le rivelazioni di Snowden mettono in luce non solo una minaccia alla privacy, ma alla nostra stessa democrazia. Quando le decisioni politiche vengono prese tenendo all’oscuro l’opinione pubblica, perdiamo il potere di controllare e governare noi stessi».
Il Datagate ha riportato dietro la macchina da presa anche il più «politico» tra i registi americani, Oliver Stone. «Quella di Snowden – ha detto in un’intervista al Guardian – è la più grande storia del nostro tempo: ha rivelato segreti di cui tutti dovremmo essere a conoscenza, e che gli Stati Uniti hanno ripetutamente violato il Quarto Emendamento della Costituzione Americana».
Il suo nuovo film, Snowden (in uscita a fine anno), è sceneggiato sul libro inchiesta The Snowden Files di Luke Harding e su Time of the Octopus scritto da Anatoly Kucherena, l’avvocato russo dell’ex analista dei servizi segreti Usa. Arruolati nel cast Joseph Gordon-Levitt, nei panni di Snowden, e Shailene Woodley.