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 2015  aprile 13 Lunedì calendario

L’ex moglie difende Giardiello: «Troppo facile dire che è un folle». Anna Siena: «I suoi legali non si sono impegnati come avrebbero dovuto. Nel lavoro ha aiutato tante persone, le stesse che gli hanno voltato le spalle»

Eppure «è troppo facile adesso dire che è un folle impazzito». Nonostante tutto. Nonostante le vittime innocenti, le famiglie annientate. Anna Siena è l’ex moglie di Claudio Giardiello. Si sono innamorati e sposati da giovani. Hanno avuto due figli, il maggiore di 30 anni e la minore di 24. Più di metà vita insieme. Fino alla separazione, effetto collaterale della devastazione nella quale il killer era caduto travolto dai debiti, dai fallimenti, dalle ossessioni di un uomo convinto d’essere un perseguitato. «Ho letto sui giornali e sentito in tivù colleghi che hanno parlato del raptus di un pazzo, di una persona psicologicamente fuori controllo. Ma nessuno si sta fermando a ricordare il lato umano di Claudio. Quello che ha fatto per aiutare tanta gente nel mondo del lavoro. La stessa gente che l’ha affossato e lasciato affondare».
Agli investigatori e ai (pochi) conoscenti che in questi giorni drammatici l’hanno ascoltata e incontrata nella sua casa di Brugherio, subito fuori Milano, la cinquantenne Anna ha po-sto alcune domande. «Perché Claudio ha cambiato così tanti avvocati? Possibile che non ce ne fosse uno che andava bene? Oppure gli avvocati non si sono impegnati come avrebbero dovuto, hanno lasciato che le cose andassero per la loro strada senza intervenire?».
Un altro degli interrogativi dell’ex moglie era già stato anticipato da Fabio Fanciullacci, uno degli amici più intimi di Giardiello; l’interrogativo riguarda i procedimenti che vedevano imputato il killer. Dall’estorsione alla truffa, dalla bancarotta fraudolenta alle lesioni. Problemi con le banche, problemi con gli ex soci, problemi con i curatori fallimentari, problemi con il povero nipote Davide Limongelli, uno dei feriti di giovedì in Tribunale. Come Fanciullacci, anche Anna si domanda se qualcuno ha mai voluto per davvero esaminare il «contenuto» dei procedimenti. Siamo proprio sicuri che tutte le accuse avessero un fondamento?
L’ex moglie non ha potuto vedere Giardiello in carcere. È in contatto con l’avvocato Nadia Savoca che l’aggiorna sulla detenzione nel penitenziario di Monza, una detenzione condotta in isolamento, sotto sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro nel timore che il killer si tolga la vita, come aveva in progetto di fare se fosse riuscito a eliminare l’ultimo «obiettivo», Massimo D’Anzuoni. Non ha nessuna intenzione, Anna, di seguire il coro e accodarsi a chi considera Claudio Giardiello uno psicopatico che ha trascorso l’esistenza puntando a litigare col mondo fino a farsi giustizia da solo.
Con l’ex moglie, a Brugherio, in una palazzina costruita proprio da una delle imprese di Giardiello, vive la figlia, una bella ragazza che ha i lineamenti del padre e ha un passato lavorativo da hostess. Il figlio invece abita da solo, dopo aver trascorso parecchio tempo insieme al papà, a Milano, dalle parti di corso Sempione, quando già la caduta era cominciata e i soldi esauriti: il killer non aveva denaro per pagarsi un trasloco, i vecchi amici gli avevano prestato una loro macchina e avevano fatto una colletta. Quegli stessi amici adesso vorrebbero poter incontrare Giardiello, mandargli un telegramma, far sì che riceva un messaggio. Sono tutti reduci di una Milano sparita, euforia e ricchezza, lavoro e divertimento in abbondanza. Uno degli amici, il tassista di notte Mauro Malvenuti, è da un pezzo che non vede più la famiglia di Giardiello. Pescando nei ricordi, ripete che Anna e Claudio formavano una bella coppia, serena, affiatata; ma dice anche, il tassista di notte, che di solito le immagini di facciata sono illusorie, che da fuori è impossibile conoscere appieno un rapporto di coppia, anche longevo, e che bisogna star lontani dai giudizi facili.
Anna ha avuto un’attività di parrucchiera e ha fatto molto la mamma. Chi la conosce giura che la sua non è una difesa d’ufficio oppure una reazione scarsamente lucida a causa dello strazio per una strage che ha prostrato anche lei e i figli. Piuttosto, appare come una donna che vuol sapere quand’è cominciato l’epilogo e che cosa da allora è stato fatto per provare a evitarlo. Alle persone che le telefonano, dice: «Se vi chiedono, non ripetete che è soltanto un folle impazzito».