Corriere della Sera, 13 aprile 2015
Giovedì pomeriggio Claudio Giardiello, dopo la strage nel Tribunale di Milano, era ancora teso per quel senso di feroce rivalsa, di vendetta contro le persone che lo «avevano rovinato». Adesso no, ora nella sua cella di isolamento nel carcere di Monza sembra un’altra storia. Sembra assente. di fronte al pm, per due volte si è sentito male. Oggi il terzo tentativo
Che cosa può cambiare, in tre giorni, nella mente di un uomo che con la sua pistola Beretta 98 ha ucciso un giudice, un ex socio e un testimone del processo in cui era imputato? Giovedì pomeriggio Claudio Giardiello, dopo la strage nel Tribunale di Milano, era ancora teso per quel senso di feroce rivalsa, di vendetta contro le persone che lo «avevano rovinato». Adesso no, ora nella sua cella di isolamento nel carcere di Monza sembra un’altra storia. «Non si può dire che Giardiello stia prendendo coscienza dell’assurdità della sua azione criminale – dicono dal carcere – ma sembra assente, quasi perso, sgonfiato».
Oggi il gip di Monza, Patrizia Gallucci, tornerà a interrogarlo con il pm Franca Macchia. Sarà il terzo tentativo, perché per due volte, di fronte ai magistrati, Giardiello s’è sentito male prima di rispondere.
Il killer ha messo in scena gli svenimenti e gli smarrimenti di mente? Per ora è difficile dirlo, i medici hanno molti dubbi. È però probabile che i magistrati chiedano approfondimenti psichiatrici. Sabato, racconta chi ha assistito alla scena, «sembrava comunque che Giardiello fosse invecchiato di dieci anni in soli due giorni». Se di simulazione s’è trattato, rientrerebbe nel piano di ottenere una dichiarazione di infermità mentale. Oggi, come avrebbe potuto fare nei due interrogatori precedenti, potrebbe semplicemente decidere di non rispondere alle domande, diritto di tutti gli indagati.
Uno dei primi punti che gli verrebbe chiesto di chiarire è come sia entrato con un’arma nel Palazzo di Giustizia. Perché se le responsabilità di Giardiello per gli omicidi del giudice Fernando Ciampi, dell’ex socio Giorgio Erba e dell’avvocato Lorenzo Appiani sono indiscutibili, resta da stabilire cosa non abbia funzionato nel sistema di sicurezza del Tribunale, dove ha ferito anche il commercialista Stefano Verna e il nipote Davide Limongelli. Alcune immagini sgranate riprendono una figura che passa dall’ingresso senza metal detector, riservato agli avvocati, mostrando il portafogli davanti ai vigilantes (non si capisce se abbia simulato di avere un tesserino). La pistola era in un sacchetto di carta. Gli addetti alla sicurezza in servizio quella mattina sono stati interrogati dai carabinieri. La precisa ricostruzione dell’entrata di Giardiello resta uno dei pochi punti non chiari nell’indagine. Arrivare a una definizione più dettagliata, sarebbe invece fondamentale per poter stabilire eventuali responsabilità per il «buco» nel sistema di sicurezza. Gli addetti potrebbero essere di nuovo convocati dai pm della Procura di Brescia che conducono l’inchiesta.