12 aprile 2015
Ogni tanto, su qualche sito, leggiamo il titolo: «Oggi è finita la guerra fredda». E questo titolo si riferisce sempre al processo di riavvicinamento tra Cuba e Stati Uniti, cioè agli incontri in genere casuali tra Obama e Raul Castro

Ogni tanto, su qualche sito, leggiamo il titolo: «Oggi è finita la guerra fredda». E questo titolo si riferisce sempre al processo di riavvicinamento tra Cuba e Stati Uniti, cioè agli incontri in genere casuali tra Obama e Raul Castro. Ieri il titolo ormai famoso è riapparso perché a Panama i due si sono incontrati un’altra volta, ma stavolta l’incontro non è stato «come per caso» (tipo quello ai funerali di Mandela): Castro e Barack hanno partecipato alla conferenza degli Stati americani e siccome in spagnolo “Stati Uniti” si dice “Estados Unidos” e i posti intorno al tavolo seguivano l’ordine alfabetico, “Cuba” ed “Estados Unidos” si sono trovati quasi fianco a fianco, separati solo da Ecuador ed El Salvador. Sorrisi, battute, chiacchiere e un successivo incontro in separata sede. Quindi, effettivamente, la guerra fredda è finita.
• Facciamo finta di sapere che cosa sia la “guerra fredda”...
Dopo la Seconda guerra mondiale, il mondo si trovò diviso in due blocchi: di qua l’Occidente capitalista, dominato dagli Stati Uniti; di là l’Oriente comunista, che aveva come modello l’Urss. I due blocchi si guardavano in cagnesco e si tenevano a bada con le armi nucleari e le spie: a nessuno dei due conveniva premere il bottone del finimondo perché l’avversario avrebbe fatto lo stesso ed entrambi sarebbero stati sterminati, senza vincitori né vinti. Di questo equilibrio del terrore, Cuba – Paese comunista diviso dalla Florida solo da un braccio di mare — era un avamposto: nel 1962, il capo sovietico Nikita Kruscev cercò di piazzarci dei missili da puntare sugli Stati Uniti. Il presidente americano John Fitzgerald Kennedy mandò ad aspettarlo la marina militare, annunciando che avrebbe sparato pur di non farlo sbarcare. Kruscev fece tornare le sue navi a casa, ma, nelle trattative segrete che si svolsero in quei giorni, ottenne che gli americani smantellassero le basi missilistiche che tenevano in Europa, e particolarmente in Italia, e le cui testate erano puntate contro i russi. Fu quello il momento più spettacolare della guerra fredda, vinto apparentemente dalla Casa Bianca, ma finito in realtà con un sostanziale pareggio.
• A Mosca c’è adesso un governo ugualmente anti-americano, ma di destra (o almeno: nazionalista). Come mai la guerra fredda con Cuba sarebbe continuata?
Intanto Cuba è rimasto un Paese comunista e con forte vocazione anti-yankee. Un faro, in questo senso, per tutta l’America Latina. Gli Stati Uniti lo hanno tenuto a bada col sistema delle sanzioni, o embargo, stabilito da quando, nel ’59, l’isola fu conquistata da Fidel Castro e gli americani, di cui Cuba era di fatto una colonia, cacciati. L’embargo stabilisce che è vietato fare affari con i cubani, è vietato importare merce cubana (per esempio i sigari), e poi niente turismo nell’isola, nessun rapporto tra le banche, eccetera. Paribas ha pagato una multa di 9 miliardi per aver ignorato questi divieti. Cuba era stata messa anche nella lista nera dei Paesi finanziatori del terrorismo, accusa autentica quando Fidel era al potere e sano di corpo, accusa che non ha più alcuna consistenza da molti anni, e non solo perché Fidel sta in carrozzella e suo fratello mostra una vocazione pragmatica, da autentico uomo di Stato. È che il terrorismo mondiale s’è spostato da tutt’altra parte e ha tutti altri scopi. Infatti Obama ieri, a questa conferenza di Panama, ha fatto il primo passo concreto in direzione di un autentico disgelo, ha promesso di togliere Cuba dalla lista nera dei Paesi amici dei terroristi, fatto preliminare all’eliminazione dell’embargo. L’embargo di questo mezzo secolo sarebbe costato a Cuba 116 miliardi, secondo il viceministro degli Esteri dell’Avana, Abelardo Moreno.
• Perché non si può semplicemente annullare l’embargo e ricominciare come prima a fare affari, turismo, accordi?
C’è di mezzo il Congresso a maggioranza repubblicana e in quel partito c’è una componente anticastrista di peso. Anche tra i democratici c’è chi non vuol sentir parlare di Cuba. E poi ci sono le famiglie di tre milioni di profughi, gente scappata quando Castro prese il potere e i dissidenti critici, anche ieri, con Castro. Però l’America è un’opportunità economica enorme per Cuba e Cuba lo è per l’America. C’è tutto da costruire, specie nel turismo, le banche e anche i discendenti cubani vogliono darsi da fare, arricchire e far arricchire gli isolani. Se Cuba fosse quotata in Borsa, questo sarebbe il momento di comprare. Obama sta risanando una ferita mondiale.
•Che cosa ha detto ieri il presidente Usa?
Ha confermato l’intenzione di aprire ambasciate a l’Avana e Washington e ha spiegato: «La guerra fredda è finita da tempo. Non sono interessato a battaglie iniziate prima che io nascessi: adesso voltiamo pagina, sono pronto a parlare di tutto».
• E Raul Castro che cosa gli ha risposto?
«Barack Obama è un uomo onesto e umile. Non è responsabile per i dieci presidenti che lo hanno preceduto. Anche noi siamo pronti a parlare di tutto».