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 2015  aprile 11 Sabato calendario

Stamattina conosceremo un po’ meglio la testa dell’assassino Claudio Giardiello, l’uomo che giovedì mattina ha ucciso tre persone nel Palazzo di Giustizia di Milano

Stamattina conosceremo un po’ meglio la testa dell’assassino Claudio Giardiello, l’uomo che giovedì mattina ha ucciso tre persone nel Palazzo di Giustizia di Milano. Intanto però qualcosa di quello che dice o vuol far credere è trapelato.

• Che cosa?
Nei primi momenti, e dopo il su e giù col pronto soccorso di Vimercate (ha fatto finta di sentirsi male, i medici hanno constatato che non aveva niente e l’hanno quindi portato nel carcere di Monza), avrebbe detto: «Il Tribunale mi ha rovinato, quel posto è l’origine di tutti i miei mali. Odio i magistrati, è colpa loro. Con loro non parlo. Sono entrato nel varco riservato agli avvocati, senza mostrare alcun tesserino. Pensavo: “Se mi fanno passare con la pistola, lo faccio…”. Per uscire, sono uscito tranquillamente. Mi sono fermato a Vimercate per prendere un caffè e fumare una sigaretta. Meno male che mi avete fermato, stavo andando a uccidere un altro coimputato nella vicenda che non si trovava in tribunale. E poi mi sarei suicidato». L’odio per tutto ciò che sa di giustizia è tale che ha cacciato persino il legale d’ufficio. «Vada via, lei».

Quindi c’è qualcosa di vero nelle parole del presidente Mattarella, del giudice Gherardo Colombo e nei discorsi pronunciati ieri nel corso dell’assemblea dell’Associazione Nazionale Magistrati, secondo cui il massacro andrebbe inquadrato nell’isolamento delle toghe, attaccate dai politici e messi in cattiva luce dalla stampa?
Mah. Durante l’assemblea dell’Anm (che è il sindacato della magistratura, dunque ragiona da sindacato) ha preso la parola il presidente dell’associazione Rodolfo Sabelli. «Questa strage — ha detto — ha un valore simbolico: troppe tensioni e troppa rabbia si raccolgono sulla giustizia. Occorre richiamare tutti al diffuso rispetto verso la giustizia». A Radio anch’io aveva detto: «In un momento di forte tensione sui magistrati e su tutta la giurisdizione, di fronte a quei morti non possiamo non fare una riflessione sulla solitudine in cui siamo stati lasciati, con gravi falle nella sicurezza. Bisogna respingere ogni forma di discredito della giurisdizione, tema richiamato dal capo dello Stato». Ieri si sono sentiti parecchi discorsi così. Rispettabili, ma discutibili, come discutibile dev’essere, in un Paese di democrazia occidentale, qualunque comportamento di chi ha una responsabilità pubblica.

Non è condivisibile l’analisi fatta per primo da Mattarella?
Soprattutto ci conduce fuori strada. L’assassino è un disperato precipitato in una selva di guai, separato dalla moglie, prepotente e iracondo. Voleva vendetta e l’ha ottenuta. Tutto questo sarebbe evidentemente successo lo stesso. Dei tre morti, uno solo è giudice, l’altro è un avvocato e il terzo era imputato con l’assassino. Dei tre feriti, il più grave è socio dello stesso Giardiello, un altro fa il commercialista e il terzo, Paolo Brizzi, è un avvocato. Che c’entra l’isolamento della magistratura? Anche gli avvocati, ieri, hanno tentato di fare il pianto. Esiste un isolamento dell’avvocatura? Ma se la maggior parte dei parlamentari nella vita fa l’avvocato! Quanto al discredito della giustizia italiana, esso riposa sull’inefficienza - per non dir altro - che caratterizza il sistema stesso. Si leggano, per esempio, le corrispondenze allibite degli inviati di tutto il mondo in occasione del processo Meredith.

Il presidente della Corte d’Appello di Milano, Giovanni Canzio, ha paragonato le morti dell’avvocato Appiani e del giudice Ciampi a quelle dei magistrati Alessandrini, Galli e Ambrosoli, uccisi all’epoca del terrorismo.
Perdoniamo questo confronto pronunciato in un momento di dolore e di inevitabile retorica. Un’analisi dei fatti meno emotiva ci mostrerà che i tre morti di giovedì sono soprattutto vittime dell’incompetenza generale. Incompetenza di chi ha organizzato la sicurezza a Palazzo di Giustizia, incompetenza delle stesse ditte che avevano la responsabilità della sicurezza. Non solo Giardiello è entrato, ma è anche uscito. E stava andando ad ammazzare una quarta persona! Che cosa sarebbe accaduto se non si fosse fermato a fumare una sigaretta?

Che cosa sappiamo dell’organizzazione della sicurezza?
È stata data in appalto al termine di una gara vinta dal raggruppamento Gf Protection, Uniondelta, Sicura e All System srl (otto milioni di euro). Il Tribunale ha preteso che metà delle guardie giurate fossero disarmate perché una guardia disarmata costa la metà di una col porto d’armi (13 euro l’ora contro 20). Gli avvocati hanno poi preteso di non dover sottostare al fastidio del metal detector all’ingresso di via Manara, da dove è passato Giardiello. Direi che prima di gridare al grande tema dell’isolamento, bisognerebbe riflettere sul piccolo tema dei favori e controfavori che si elargiscono ogni giorno in una sede per definizione al di sopra di ogni sospetto. E la All System fa anche parte delle imprese che hanno vinto l’appalto da 20 milioni per l’Expo. Sarà saggio, a questo punto, interrogarsi soprattutto sulla sicurezza di Milano.