Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 10 Venerdì calendario

Una guerra per gioco. Al Festival Play di Modena gli appassionati si riscoprono soldati che combattono a Waterloo o americani che sbarcano in Normandia. Il fascino della realtà storica nella fantasia virtuale

Non c’è gioco più bello di quello che imita così bene vita reale, storie o fantasie da renderle irresistibili, tanto da spingere i partecipanti ad immergervisi anima e corpo. A Play, il Festival del Gioco in programma a Modena questo weekend, ce ne sarà un vasto campionario, con oltre 150 espositori e associazioni ludiche da tutta Italia, 30 tornei nazionali e più di 300 eventi-gioco da disputare su mille tavoli allestiti alla fiera, l’equivalente di due campi di calcio, per non parlare dei giochi che si disputeranno nel centro cittadino. 
La novità Room Escape
A tirare la volata delle novità di questa edizione è «Room Escape», letteralmente «fuga dalla stanza»: poco conosciuto da noi, il gioco è nato nella Silicon Valley quasi dieci anni fa da un gruppo di programmatori che, ispirandosi liberamente ad Agatha Christie, idearono un ambiente chiuso dal quale i giocatori riuscivano a uscire solo risolvendo una serie di enigmi. A Play ne sarà montata una dove saranno fatti entrare a piccoli gruppi i partecipanti: qui il tema è I predatori della legione perduta, un intrigo a sfondo storico-esoterico che affonda in un mistero della Seconda Guerra Mondiale. 
Fra i leit-motiv del festival, l’elemento bellico gioca un ruolo importante, si tratti della Battaglia di Waterloo, della Grande Guerra, della Seconda Guerra mondiale o di quella del Vietnam. D’altra parte è un classico: a tutti, grandi e piccini, specie maschi, piace giocare alla guerra, e l’area tematica Play Storia prontamente registra la moda di sempre, ospitando fra le altre iniziative un war game dedicato allo sbarco in Normandia del ’44 che si sviluppa su una mappa-monstre con oltre mille miniature fra soldati, mezzi da sbarco e armamenti, tutti rigorosamente dipinti a mano da Anna Gabrielli e dal suo compagno di vita (e di giochi) Massimo Gelati: «Noi appassionati di war games facciano questi giochi di combattimenti per ricordare gli eventi storici e ciò che hanno comportato, non certo per esaltare le azioni sul campo di battaglia», spiega la coppia.
Passato e futuro
Sarà, ma intanto simulano, si sfidano e si divertono con uno degli eventi bellici più colossali del ’900, mica col tenerissimo Campionato delle trottole, per cui pure è stata allestita una pista da dieci metri all’interno del festival. Decisamente più pacifica è anche la Family Arena, lo spazio dedicato ai giochi per le famiglie, cioè quelli capaci di coinvolgere bimbi e genitori sotto la guida di esperti dimostratori. E poi ci sono i giochi da tavolo, i giochi di carte, i giochi di strada e quelli in legno, e le vecchie, care gare di biglie. Ma siccome siamo pur sempre nel Duemila, non mancheranno i cosplayer, col contest «PlayCos 2015» e la premiazione dei migliori costumi e gruppi, e neanche simulatori di volo e videogiochi. Il mondo dei giochi di ruolo, dove regna il genere fantasy, occuperà il Role Play Village, la nuova area interattiva dove al superclassico Dungeons and Dragons si uniscono nuovi moduli della durata massima di un’ora dove si risolvono delitti in 15 minuti, si animano commedie romantiche o si affrontano situazioni horror. Anche il cinema è fonte d’ispirazione, soprattutto ora che si comincia a parlare del nuovo episodio di Star Wars. In realtà, ogni argomento è buono purché si giochi, e così ecco il gioco da tavolo gestionale/finanziario «Alta tensione» o la sfida sulle rotaie di «Ticket to Ride». Perché non c’è niente di più divertente della simulazione giocosa della vita vera e dei suoi drammi.