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 2015  aprile 10 Venerdì calendario

Concordia, il teatro più piccolo del mondo. È a Monte Castello di Vibio, 1.600 anime in provincia di Perugia. Un gioiellino con novantanove posti a sedere, con due ordini distribuiti su nove colonne

C’è un gioiello a 420 metri sopra il livello del mare, stretto in un borgo medievale a forma di cuore, che domina la valle del Tevere, ma non attira denaro pubblico. È il teatro all’italiana più piccolo del mondo, il Teatro della Concordia, a Monte Castello di Vibio, 1600 anime in provincia di Perugia. Un’opera d’arte inaugurata nel 1808 che se nel 2015 non ha ancora chiuso il portone è solo merito di 15 volontari. “Non prendiamo nulla, il Comune paga le utenze, di più non riesce a fare perché mancano i soldi” ci racconta Edoardo Brenci, presidente della Società del Teatro della Concordia, l’associazione culturale che da 22 anni si occupa della manutenzione e della gestione della struttura: “Ogni anno organizziamo una stagione di prosa e concerti, dieci spettacoli in tutto, il teatro è sempre pieno. Pensiamo noi a tutto, non ci possiamo permettere un direttore artistico”. Novantanove posti a sedere, con due ordini distribuiti su nove colonne, nove come il numero delle famiglie che finanziarono la sua costruzione (in segno di “concordia”, da qui il nome, nessuno era proprietario di un palco specifico, ogni mese scalavano a quello di fianco), riproduce in miniatura l’architettura goldoniana, interamente in legno, con il tipico boccascena, le decorazioni ad affresco, il plafone fatto con la tecnica del “camorcanna” per un’acustica perfetta. È stato riaperto al pubblico nel 1993, dopo un restauro di sei anni curato dalla Regione Umbria. Da allora non è stato mosso un dito. Le colonne oggi sono in parte scrostate e i dipinti hanno bisogno di essere ripuliti. “Su dieci bandi ne abbiamo vinti tre – spiega Brenci –. E con i soldi a disposizione abbiamo sistemato l’impianto di illuminazione e la sala espositiva all’ingresso con foto e documenti del teatro. Altro non si poteva fare”. I soci volontari lo tengono aperto per 200 giorni su 365. C’è un librone ingiallito dal tempo, gonfio di ricordi firmati dai visitatori. “Settemila ingressi l’anno, il 70 per cento di italiani, il 25 di europei e il 5 dal resto del mondo. Chi entra si innamora subito del posto”. Anche i politici di turno, di tutti i colori (Brenci preferisce non fare nomi), arrivano qui, si prodigano in complimenti, belle promesse, e poi spariscono.
Nel 2002 le Poste italiane gli hanno dedicato un francobollo. Per racimolare soldi, viene usato per celebrare matrimoni civili, meeting aziendali e feste private. Ha un sito web, teatropiccolo.it. Vive anche grazie al cinque per mille. Un patrimonio culturale cresciuto dal basso e ignorato, purtroppo, dall’alto.