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 2015  aprile 10 Venerdì calendario

Spari nel Palazzo di Giustizia di Milano: tre morti e due feriti • Prima donazione samaritana di organi in Italia • Potrebbe arrivare presto il processo ai marò • Claudio De Vincenti prende il posto di Delrio come sottosegretario alla presidenza del Consiglio • I comuni non riescono a riscuotere le tasse • I capelli di Anna Maria Tarantola


Palazzo di Giustizia Ieri mattina un uomo ha sparato all’interno del Palazzo di Giustizia di Milano. Ha ucciso due persone sul colpo, uno è morto all’ospedale, altri due sono rimasti feriti. Questa la ricostruzione: intorno alle 9 e 20 Claudio Giardiello, 57 anni, si reca al tribunale per l’udienza che lo riguarda: bancarotta fraudolenta della «Immobiliare Magenta srl», vendita e ristrutturazione di appartamenti, dalle cui casse sono spariti 2 milioni e 800mila euro prima del crack finanziario. Giardiello nell’entrare non passa sotto i metal detetector, ma imbocca l’ingresso riservato a magistrati, avvocati e impiegati. Forse mostra un falso tesserino di riconoscimento, che comunque, per prassi, non viene esaminato con particolare scrupolo dagli addetti della società di sicurezza. Alle 10, nell’aula al terzo piano, mentre il processo va avanti, Giardiello battobecca a bassa voce con il suo avvocato, Michele Rocchetti, il quale conclude: «Se le cose stanno cosi, io rimetto il mandato, mi dispiace». Entra un testimone, l’avvocato Lorenzo Claris Appiani, 37 anni, che si siede al centro della stanza, sta per giurare. Giardiello è ormai fuori di sé: si alza con una Beretta 98 in mano (regolarmente detenuta) e spara a due suoi vecchi soci: Davide Limongelli, 41 anni, che è anche suo nipote, e Giorgio Erba, 59 anni. Li prende al petto e all’addome (Limongelli si salva dopo un’operazione, Erba muore poco dopo in ospedale). Poi punta l’arma verso l’avvocato testimone Appiani e spara anche a lui, che muore subito. Tutti gli altri si gettano a terra terrorizzati o fuggono. Mente nel Palazzo di Giustizia si cerca di capire cosa stia accadendo, Giardiello scende al primo piano, riconosce Stefano Verna, 50 anni, commercialista, in passato incaricato di fare approfondimenti sulla «Magenta Srl» e gli spara a una gamba. Sale poi al secondo piano, percorre un corridoio e imbocca sicuro la stanza 250: Fernando Ciampi, 71 anni, giudice fallimentare, che in passato si è occupato delle disavventure finanziarie di Giardiello, è seduto alla sua scrivania, una collaboratrice lo sta aiutando per un piccolo guasto al computer. Giardiello spara due colpi, il giudice si accascia senza vita. Poi, nella confusione generale, esce, sale sul suo scooter Suzuki e se ne va. Le indagini, che partono subito, non ci mettono molto a scoprire chi è stato l’assassino e la targa del suo mezzo. Nel frattempo Giardiello attraversa Milano, arriva a Cologno Monzese, imbocca viale Lombardia. Viene inquadrato dalle telecamere del Comune di Brugherio. Intorno a mezzogiorno i militari della compagnia di Vimercate lo arrestano vicino al centro commerciale «Torri bianche»: voleva ammazzarne un altro, Massimo D’Anzuoni, ex socio. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Magistrati «I magistrati sono sempre in prima linea, e ciò li rende particolarmente esposti. Anche per questo va respinta con chiarezza ogni forma, anche strisciante, di discredito nei loro confronti» (il presidente Sergio Mattarella).

Donatori Primo caso di donazione samaritana in Italia. Una donna di Pavia ha offerto uno dei suoi reni, in un gesto umanitario che non ha precedenti nella storia italiana. Il rene della donna è servito per innescare una catena di prelievi e trapianti fra 5 coppie composte da marito e moglie o fratelli e sorelle, idonei al trapianto da vivente, ma incompatibili tra loro a livello immunologico o per gruppo sanguigno e un malato in lista d’attesa. In pratica il rene donato e prelevato alla donatrice, che in gergo tecnico si dice «samaritana», perché non è a conoscenza del beneficiario del suo dono né ha relazioni di parentela con il ricevente, è stato trapiantato nel corpo di una donna a Siena e a cascata l’altro componente della coppia di Siena ha donato il rene per il malato di una seconda coppia. Così per altre quattro coppie fino all’ultimo prelievo che è stato destinato a un paziente della lista d’attesa per i trapianti di rene da cadavere, il quale ha invece ricevuto un organo da donatore vivente. L’evento, cominciato martedì mattina alle 8.30 e finito oggi, 72 ore dopo, ha coinvolto 4 ospedali, con 11 squadre per 150 persone fra chirurghi, anestesisti, rianimatori, infermieri ed operatori della polizia di Stato che hanno trasportato gli organi da Pavia a Siena, quindi a Milano e successivamente di nuovo a Pisa e di nuovo a Milano per l’ultimo trapianto.

Marò Ieri la Corte Suprema indiana ha prolungato di altri tre mesi, fino al 15 luglio, la licenza di convalescenza che Massimiliano Latorre sta trascorrendo in Italia dallo scorso settembre. È la seconda volta che lo fa e la decisione era attesa. Il giudici indiano ha anche deciso di accelerare il processo e rimuovere gli impedimenti che finora hanno ritardato l’avvio del giudizio. Ha dunque fissato per l’ultima settimana di aprile l’udienza per rimuovere l’ostacolo principe, cioè una sospensione, decisa dalla Corte stessa, di tutti i procedimenti aperti, in modo da potere decidere su un’istanza avanzata nel marzo 2014 dai difensori dei due italiani contro il fatto che l’accusa fosse affidata alla Nia, l’agenzia antiterrorismo indiana. Una volta stabilito se l’istruttoria sarà di competenza della Nia o della polizia, il processo indiano, affidato a un tribunale appositamente da creare, potrà iniziare. I marò potrebbero essere processati in tempi brevi: a quel punto l’obiettivo con il quale si è mossa l’Italia (respingere il processo in India) vacillerebbe.

Sottosegretario Claudio De Vincenti, 67 anni, romano, è il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, al posto di Graziano Delrio (diventato ministro delle Infrastrutture). Macroeconomista (prima pubblicazione su Sraffa e Marx), professore universitario alla “Sapienza”, è stato consulente nel primo governo Prodi, poi di Vincenzo Visco, scelto anche da Monti e confermato da Letta. Sa tutto del ciclismo, ama la montagna, appassionato di Verdi e di Brahms, che tradisce quasi esclusivamente per il jazz.

Tributi Negli ultimi 4 anni i comuni italiani hanno dovuto subire tagli per circa 17 miliardi e fare i conti con 64 modifiche delle regole di bilancio e ben 17 variazioni delle tasse sulla casa. Come se ciò non bastasse, non riescono a riscuotere tutti i tributi dovuti. Su 110 comuni capoluogo, in base ai bilanci consuntivi del 2012 elaborati da Openpolis (www.openbilanci.it), appena 11 superano la soglia dell’85% quanto a capacità di riscossione, con Bolzano che svetta col 91,77%, Olbia e Trento che seguono rispettivamente col 90,19 e l’88,53%. Le grandi città presentano tutte performance mediocri: Roma si ferma al 71,4%, Napoli al 65,15%. Non vanno meglio Milano (63,95%) e Venezia (70,56%), Genova (82,89), Bologna (82,56%), Firenze (76,42%) e Torino (74,95%). In coda alla classifica quattordici amministrazioni, in gran parte città meridionali, che non incassano la metà di quello che hanno messo bilancio con la sarda Tortolì che si ferma al 42,77%, Palermo al 43,69 e Reggio Calabria al 47,7%. Naturalmente molte delle città meno efficienti sul fronte degli incassi sono anche quelle che hanno bisogno di maggior trasferimenti dallo Stato: per esempio Messina che riscuote solo il 58,57%, guida la classifica col 40,97% delle sue entrate che arriva da Roma, seguita da Palermo (37,55) e Catania col 25% (Baroni, Sta).

Coda Anna Maria Tarantola si sistema i capelli con il fohn. Ha imparato da sua mamma, che faceva la parrucchiera: «Fino a una decina d’anni fa avevo i capelli lunghi. Cambiavo spesso. Crocchia, coda di cavallo. Su e giù. Poi, con l’avanzare dell’età, ho pensato bene di dare un bel taglio e di trovare una pettinatura adatta a me e al mio stile» (Fumagalli, Cds).

(a cura di Daria Egidi)