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 2015  aprile 09 Giovedì calendario

Ecco quali sono i diritti e i doveri dei nomadi all’estero. Dal sussidio di disoccupazione all’arresto in caso di occupazione abusiva, passando per la sedentarizzazione e l’integrazione

Le norme che riguardano i nomadi variano da nazione a nazione, e spesso risultano piuttosto intricate. Vediamo quelle in vigore in quattro dei Paesi europei più importanti.
Germania. Ci sono tra i 170.000 e 300.000 nomadi, per un terzo sinti e per due terzi rom. La maggior parte senza cittadinanza, e tra i 20.000 e i 30.000 rifugiati da Romania, Slovacchia o ex Jugoslavia. Molti di quelli che non hanno cittadinanza possono però contare su un particolare status di tolleranza temporanea (Duldung): nel 2002 riguardava 227.000 persone, di cui 146.838 viventi in Germania da almeno 5 anni e 78.487 da almeno 10 anni. Dopo le stragi naziste nel 1980 si stabilì che i perseguitati sopravvissuti, se indigenti, avevano diritto a un indennizzo pari a 3000 euro attuali e un altalenante percorso di inserimento sociale, dal 1997 rom e sinti sono stati riconosciuti dal governo come minoranza nazionale, con possibilità di essere tutelati da leggi speciali: i Länder sarebbero in teoria tenuti a insegnare la lingua romanes nelle scuole, ma non tutti lo fanno. Dopo l’arrivo di molti rifugiati zingari da ex-Jugoslavia e Romania nel 1992, un accordo tra Germania e Romania per incentivare un rimpatrio sussidiato dal governo tedesco ha stabilito un precedente poi seguito con altri Paesi dell’Est. Dagli anni ’80 sono stati fatti molti programmi di sedentarizzazione cioè di assegnazione di gruppi di alloggi riservati a loro ma il risultato è stato soprattutto la nascita di ghetti. Rom e Sinti indigenti hanno diritto ai sussidi di disoccupazione, poi però devono accettare i posti di lavoro offerti. Inoltre si è iniziato a discutere della possibilità di espellere i cittadini europei che riscuotano l’assegno di disoccupazione per oltre sei mesi: misura che colpirebbe gran parte di Rom e Sinti. In ogni caso, i campi rom come li conosciamo in Italia non esistono in Germania.
Francia. Ci sono almeno 400.000 zingari in Francia, qualche stima li aumenta a 1 milione. La gran parte è costituita da sinti e manouches, cittadini francesi da secoli e generalmente integrati. La polemica verte sui poco più di 15.000 rom di recente immigrazione dall’est europeo. Per loro la legge Besson prevede che ogni Comune con più di 5mila abitanti sia dotato di un’area di accoglienza temporanea, con particolari condizioni di stazionamento e fornitura di acqua ed elettricità, a patto però che abbiano les carnets de voyage rilasciati dalle prefetture. Nella regione di Parigi sono stati creati campi per 560 posti in dieci anni, in tutto il territorio francese ne coprono circa 10mila. La stessa legge prevede uno specifico programma immobiliare di case da concedere in affitto ai manouches stanziali, oltre a terreni su cui poter costruire abitazioni. La svolta nel febbraio del 2003, quando l’allora ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy ha inserito nella legge sulla sicurezza interna sanzioni dure contro le infrazioni allo stazionamento: chi occupa abusivamente un’area pubblica può essere arrestato e il suo mezzo sequestrato. Dal 2010 lo stesso Sarkozy ha poi inaugurato una politica di rimpatrio dei rom di nazionalità romena e bulgara, incentivata con indennizzi da 300 euro a persona 100 euro ogni bambino ma anche coatta. Questa politica è stata proseguita da Hollande: da 12.000 espulsioni nel 2012 si è passati nel 2013 a 21.000.
Spagna. Ci sono almeno 800.000 tra rom, sinti e kalè, qualche stima arriva al milione. Dalla fine degli anni ’80 sono stati destinatari di un programma di sviluppo governativo che ha stanziato 3,3 milioni di euro l’anno, coordinato da un apposito ufficio per le politiche sociali, gestito da funzionari governativi assieme a rappresentanti degli stessi nomadi. Ci sono inoltre stanziamenti dei governi locali, in particolare in Andalusia, che dedica ai Gitanos una speciale ricorrenza. Chi non lavora ha diritto al sussidio di disoccupazione, in condizioni di parità con gli altri cittadini. Lo scopo di questi investimenti era favorire la sedentarizzazione, pur tutelando una cultura che è considerata parte importante della storia spagnola. In effetti i campi nomadi sono ricomparsi con l’arrivo dei rom dalla Romania.
Regno Unito. Ci sono tra i 90.000 e i 120.000 nomadi che vivono ancora come tali e circa 200.000 che si sono sedentarizzati: il termine zingaro è improprio perché, assieme a romanichals inglesi e kale scozzesi, vi sono anche almeno 10.000 travellers irlandesi e scozzesi che, pur vivendo in modo simile a rom e sinti, non sono di ascendenza indiana ma celtica. Ai rom è stato dato status di minoranza etnica nel 1976, ai travellers nel 2000. Una legge del 1960 ha vietato i campi permanenti, e un’altra del ’68 ha obbligato i Comuni a fissare siti di sosta temporanei, fermarsi fuori è reato. I Comuni avevano però la possibilità di imporre obblighi particolari, molti hanno vietato il possesso di animali o le attività tradizionali per scoraggiarli. Nel 1980 il governo ha previsto incentivi per i Comuni disposti a ospitare i campi, ma nel 1994 sotto la pressione dell’opinione pubblica una nuova legge ha dato agli stessi Comuni la possibilità di rifiutarli. Un’altra legge nel ’98 ha allentato le sanzioni verso i campi non autorizzati, dove vive un terzo dei nomadi. Dal 2004 alle autorità locali è di nuovo imposto di adottare qualche strategia di accoglimento.