Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 09 Giovedì calendario

E Marine fa fuori il papà. La leader del Front National estromette Jean-Marie Le Pen dalle sue liste dopo l’ennesima dichiarazione fuori luogo in cui nega l’Olocausto ed esalta il fascismo. Così facendo, ovvero caricando su di sé tutto il marcio del partito rende alla figlia il favore più grande: «Mio padre è fatto per essere presidente di regione come io per essere ballerina al Crazy Horse». Un parricidio politico perfetto

Il presidente onorario del Front National Jean-Marie Le Pen si era messo su una brutta china già venerdì scorso, quando alla radio ha confermato che per lui «le camere a gas sono un dettaglio nella storia della Seconda guerra mondiale» (dichiarazione rilasciata per la prima volta il 13 settembre 1987, e ribadita serenamente per quasi trent’anni). Secondo il Canard enchaîné la figlia Marine ha reagito dietro le quinte con poco aplomb: «Quell’uomo ha deciso di farmi dannare fino all’ultimo giorno» e «mio padre è fatto per essere presidente di regione come io per essere ballerina al Crazy Horse».
Ma il peggio è arrivato con l’intervista successiva rilasciata da Le Pen al settimanale Rivarol. Già la scelta della testata è eloquente, perché più volte condannata per negazionismo, fondata nel 1951 da ex collaborazionisti fedeli a Pétain e alla tradizione antisemita dell’estrema destra francese. A Rivarol nel 2005 Le Pen disse che «l’occupazione tedesca non è stata particolarmente inumana», dimenticando forse i treni per Auschwitz partiti da Drancy e altre atrocità.
Comunque, anche stavolta Jean-Marie Le Pen appare in forma. Ecco un florilegio dall’intervista a Rivarol: «Non ho mai considerato il maresciallo Pétain come un traditore»; «Cominciano a stufarmi con questa storia della République! Io capisco che si possa mettere in discussione la democrazia, che la si combatta»; «Siamo governati a tutti i livelli dagli immigrati e dai figli di immigrati; qual è l’attaccamento reale di Valls alla Francia? (il premier è nato a Barcellona, ndr); poi, sugli omosessuali all’interno del Front National, «hanno la tendenza a raggrupparsi anche se si detestano, formano una comunità»; infine, una difesa dell’«Europa boreale e del mondo bianco».
Una specie di sabotaggio scientifico dell’opera intrapresa dalla figlia Marine a partire dal 2011, ovvero sdoganare il Front National e renderlo una forza politica credibile e presentabile, tagliando i ponti con il passato antisemita e razzista.
La reazione, stavolta ufficiale, è stata molto dura: «Jean-Marie Le Pen sembra essere entrato in una vera spirale tra strategia della terra bruciata e suicidio politico – ha dichiarato la presidente del Fn —. L’ho informato che mi opporrò, in occasione della riunione del prossimo 17 aprile, alla sua candidatura alla guida della regione Provence-Alpes-Côte d’Azur nelle elezioni di dicembre». Al suo posto, Marine Le Pen potrebbe puntare sulla nipote Marion Maréchal-Le Pen.
Tutta la dirigenza del Fn si indigna platealmente per le parole del fondatore, ne chiede l’allontanamento, invoca a gran voce una svolta definitiva.
L’impressione è che Marine Le Pen, il suo compagno Louis Aliot e il numero due del partito Florian Philippot stiano cogliendo un’occasione insperata per sbarazzarsi una volta per tutte di un uomo anacronistico e incontrollabile, dal quale aspettarsi in ogni momento una battuta magari su un «naso da ebreo» (capitò al congresso di Tours, contro un giornalista).
Sono lontani i tempi in cui la missione del Fn era raccogliere il voto di reduci dell’Algeria e compassati signori nostalgici dei Borboni. Il nuovo Front National «punta a governare il Paese» e nel 2017 Marine Le Pen cercherà seriamente di conquistare l’Eliseo: non potrebbe farlo con un padre 86enne in vena di provocazioni da euforia senile.
Il parricidio politico arriva quindi in un momento perfetto. Forse Jean-Marie Le Pen non se ne è reso conto. Ma prestandosi a caricare su di sé tutto il marcio del partito, rende alla figlia il favore più grande.