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 2015  aprile 09 Giovedì calendario

Yves Bouvier e l’arte della truffa. L’arresto per frode e manipolazione di uno dei mercanti più famoso del settore scuote il mondo dei galleristi e sconvolge il mercato delle collezioni. «Gonfiava i prezzi delle tele facendo creste di 20-25 milioni di dollari»

Il suo nome non lo troverete mai in nessun museo. Ma se le accuse verranno confermate Yves Bouvier rischia davvero di passare alla storia dell’arte: nel capitolo non proprio edificante dei truffatori. Il brillantissimo Bouvier sembrava aver capito come farsi strada in uno dei mercati più profittevoli del momento, quello appunto dell’arte. Un business da 47 miliardi di dollari cresciuto, solo l’anno scorso, di ben 18 miliardi, secondo stime dell’European Fine Art Foundation. Ascesa, scrive il Financial Times, dovuta all’emergere di una nuova stirpe di acquirenti russi, cinesi, brasiliani. In cerca di bellezza e investimenti sicuri. Peccato, spiega il guru dell’economia Nouriel Roubini, che questo ha trasformato il mercato dell’arte in uno di quelli più rischiosi: dove si ricicla denaro sporco, si evade il fisco e si è più vulnerabili alle manipolazioni dei mercanti.
Proprio come nel caso di Bouvier: che aveva aiutato il miliardario russo Dmitry Rybolovlev – proprietario del Monaco calcio e 79° uomo più ricco del mondo secondo Forbes – a mettere insieme una collezione degna di un museo, con opere di grandi maestri come Leonardo, Modigliani, Rothko. Sennonché il miliardario ha scoperto che il mercante gonfiava i prezzi facendo creste di 20-25 milioni di dollari. E lo ha fatto arrestare. Bouvier, oggi libero su cauzione, si difende: «È la legge del libero mercato: nessuno era obbligato a comprare».
Ma il mercato, denunciano gli addetti ai lavori, è ormai un po’ troppo libero: con transizioni raramente sottoposte alle leggi antiriciclaggio che regolano il sistema bancario e acquirenti spesso nascosti da società offshore con sedi in paradisi fiscali. «L’arte si presta bene allo scopo di diversificare ricchezze senza farle tracciare» dice Adriana Polveroni, direttrice della rivista online Exibart ed autrice de Il piacere dell’arte. Pratica e fenomenologia del collezionismo.
«Basta ricordare il tesoro in opere d’arte ritrovato a casa Tanzi nell’ambito dello scandalo Parmalat. Ma, certo, l’ingresso nel mercato di acquirenti con una capacità d’acquisto fino a poco tempo fa inimmaginabile ha fatto saltare il tavolo. Spazzando via ogni limite». D’altronde, prosegue, non ci sono solo le grandi truffe: «Un fenomeno inquietante è quello degli “art flippers”: che pompano artisti acquistati a poco portandone le quotazioni alle stelle. Prezzi che si sgonfiano nel giro di pochi anni».
Qualcosa di simile a quello che sta accadendo in Olanda: dove però a far crescere il valore delle opere sono stati gli investimenti dello Stato, che per supportare gli artisti ha comprato così tanto da essere, oggi, costretto a svendere. Col paradosso di dare via sottocosto anche opere di maestri importanti, come quelli del gruppo Cobra, attivi a Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam alla fine degli anni ‘40. Che venduti online senza controllo rischiano di essere reimmessi sul mercato. A disposizione del prossimo Bouvier.