la Repubblica, 9 aprile 2015
Il G8 e quello spettacolo triste di uomini in divisa malpagati e male addestrati che confondono la legge con la vendetta. La Diaz fu un caso emblematico di tradimento dello Stato e della legge e non basta Strasburgo per rimettere ordine
Inutile farsi illusioni, la sentenza di Strasburgo rimette un poco di ordine in materia di diritti e di doveri; ma non rimedia al deficit culturale e politico che ha messo l’Italia nelle condizioni di farsi sgridare, in materia di democrazia, come si sgridano i somari. Esiste, in Parlamento come nelle forze dell’ordine come nell’opinione pubblica, una forte componente sbirra (non trovo altra definizione) che niente sa e niente vuole sapere di come lo Stato deve porsi di fronte ai cittadini. È una tendenza antica, radicata (Bocca scriveva di “eterno fascismo italiano”), che dopo i fatti obbrobriosi della Diaz trovò voce in non pochi esponenti del sedicente centrodestra (per esempio l’eterno Gasparri) ma si sostanzia, soprattutto, nei silenzi, nelle omissioni, nelle sentenze flebili, dell’idea che chiunque si trovi davanti a un manganello in fondo “se l’è andata a cercare”. È un clamoroso equivoco, un’idea malintesa della forza dello Stato e della legge che si traduce, al contrario, nella debolezza isterica dello Stato, nell’illegalità, nello spettacolo triste di uomini in divisa malpagati e male addestrati che confondono la legge con la vendetta. La Diaz fu un caso emblematico di tradimento dello Stato e della legge. Chissà se, e quando, la destra sbirra diventerà destra legalitaria.