La Gazzetta dello Sport, 9 aprile 2015
Sulla questione della Diaz e relativa condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo ci sono due fatti nuovi: il testo sul disegno di legge che prevede il reato di tortura, già votato in prima lettura al Senato l’anno scorso, arriva oggi alla Camera che lo approverà con larga maggioranza e forse addirittura all’unanimità, ma dovrà poi rimandarlo al Senato per via di una serie di piccole modifiche

Sulla questione della Diaz e relativa condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo ci sono due fatti nuovi: il testo sul disegno di legge che prevede il reato di tortura, già votato in prima lettura al Senato l’anno scorso, arriva oggi alla Camera che lo approverà con larga maggioranza e forse addirittura all’unanimità, ma dovrà poi rimandarlo al Senato per via di una serie di piccole modifiche. Il secondo fatto è la presa di posizione di molte forze politiche, e specialmente del presidente del Pd, Matteo Orfini, sulla presidenza di Finmeccanica a De Gennaro. Al tempo della Diaz, De Gennaro era capo della polizia.
• Anche se di questo scandalo si parla da due giorni, io riassumerei i fatti.
Luglio 2001, c’era un G8 a Genova, arrivarono black bloc da tutta Europa, la città fu messa a ferro e a fuoco, e il giovane carabiniere Mario Placanica sparò al giovane manifestante Carlo Giuliani che gli si era avvicinato brandendo un estintore. A questo omicidio seguì uno scatenamento inverecondo delle forze dell’ordine, culminato nelle violenze esercitate sui fermati nella caserma Bolzaneto e nei pestaggi da macelleria all’interno della scuola Diaz. Uno dei pestati, il vecchio rifondarolo Arnaldo Cestaro, all’ora di 62 anni, visti assolti o condannati a pene lievissime, o mai identificati, gli autori di quel massacro ha fatto ricorso alla Corte europea e la Corte europea, martedì, gli ha dato ragione. La polizia italiana ha impedito alla magistratura di appurare la verità, dice la Corte, l’Italia non è un paese civile perché non ha una legge contro la tortura. Davanti alla Corte di Strasburgo ci sono altri 32 ricorsi.
• Non abbiamo condannato nemmeno De Gennaro?
No, dopo quei fatti l’allora capo della polizia De Gennaro, assolto con formula piena anche in Cassazione («il fatto non sussiste»), ha percorso una magnifica carriera: capo dei servizi segreti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Monti, infine presidente di Finmeccanica, nomina del governo Letta confermata da Renzi. Ieri, ci sono state una valanga di dichiarazioni contro di lui, compresa quella di Matteo Orfini, presidente del Pd, e dunque molto pesante. «Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica», ha scritto Orfini su Twitter. De Gennaro non ha risposto e del resto ha dalla sua l’assoluzione della Cassazione, contro la quale non se la può prendere nessuno dato che l’Alta Corte di Strasburgo ha elogiato senza riserve la magistratura che ha mandato tutti assolti. La questione di fondo, quindi, è la mancanza nel nostro sistema di una legge che riconosca il reato di tortura e lo punisca.
• Come mai non abbiamo questa legge?
Dovremmo averla intanto perché è giusto averla, ma anche perché nel 1989 abbiamo aderito alla Convenzione Onu contro la tortura. Da allora a oggi si è tentato parecchie volte di varare una norma, ma non ci si è mai riusciti perché la Dc prima e la destra poi hanno sempre pensato che una normativa contro la tortura avesse come obiettivo la polizia e i carabinieri. Se ci pensa, basta questa preoccupazione per capire quanto sia distorto, in troppi casi, il modo di operare delle nostre forze dell’ordine. Non ho bisogno di elencare i numerosi casi di questi anni, il caso Cucchi, il caso Aldrovandi, i pestaggi dei carcerati… Il giornalista Riccardo Iacona documentò questo orrore con una trasmissione tv l’anno scorso e scatenò una valanga di reazioni da parte di poliziotti e carabinieri.
• Che cosa dice la legge in dirittura d’arrivo?
La grande questione era se la tortura dovesse essere un reato da attribuirsi solo a uomini in divisa oppure a chiunque potesse valersi di una posizione dominante sulla vittima. Nella prima stesura (Manconi, Pd) si colpivano solo gli uomini in divisa. In quella che la Camera dovrebbe approvare adesso (versione Donatella Ferranti, Pd) può macchiarsi del reato di tortura chiunque, ed essere condannato a 4-10 anni. Ma se il torturatore è un pubblico ufficiale in servizio la pena passa a 5-12 anni. E se il torturato subisce lesioni gravi la pena è aumentata di un terzo. Se muore la pena arriva a 30 anni.
• Che risarcimenti ha ottenuto il signor Cestaro, il pensionato che ha fatto ricorso a Strasburgo?
Trentamila euro la prima volta e 45 mila adesso con la sentenza di Strasburgo. Ma non vedrà neanche un centesimo: fa il raccoglitore di ferro — cioè è un libero professionista — vive con 500 euro al mese e deve al Fisco un sacco di soldi. Nonostante uomini dello Stato gli abbiano rotto un braccio, una gamba e dieci costole, altri uomini dello Stato si sono già presi e si prenderanno ancora queste miserie di risarcimenti.