Vanity Fair, 8 aprile 2015
A due anni dalla separazione dalla moglie, in una lunga intervista a Vanity Raoul Bova lancia un appello alla suocera Annamaria Bernardini De Pace che, via stampa, gli aveva dato (indirettamente) del “genero degenerato”: «Basta guerra. I miei figli come si sentono a leggere che il loro papà è un traditore superficiale?»
Guardi Raoul Bova e pensi: è perfetto. Lo riguardi e ti chiedi: c’è un prezzo da pagare per la perfezione?
È al cinema in questi giorni La scelta, che Michele Placido ha tratto da una commedia di Pirandello, L’innesto. La vicenda, ambientata in Puglia, è quella di una coppia – Bova lui, Ambra Angiolini lei – che non può avere figli. Poi lo stupro, una vita che è frutto di quella violenza, la scelta, appunto, di tenere o meno il bambino.
E come il personaggio che interpreta – affilato dall’inquietudine, così diverso dai ruoli brillanti degli ultimi anni – Raoul due anni fa ha dovuto fare la sua, di scelta. Una di quelle che taglia la vita in due parti: il prima e il dopo.
Il prima è, in due parole, la favola. Il nuotatore che molla dopo aver perso la gara più importante, e quasi per scherzo, arrivato a provini già chiusi, viene scelto per il suo primo film. L’attore che, inizialmente scritturato per la sua bellezza, si costruisce una carriera longeva e di tutto rispetto. L’uomo che, corteggiato da tante colleghe, nel 2000 sposa una donna estranea al mondo dello spettacolo – Chiara Giordano, figlia del noto avvocato divorzista Annamaria Bernardini de Pace – e con lei costruisce una famiglia modello, rifugio tranquillo per Raoul, Chiara e i loro due figli, Alessandro Leon, oggi 15 anni, e Francesco, 13.
Il dopo inizia due anni fa. L’immagine di vita matrimoniale perfetta vacilla sotto i pettegolezzi che girano su giornali e siti: Bova si sarebbe separato dalla moglie e avrebbe un legame con una donna più giovane, la bellissima attrice spagnola Rocío Muñoz Morales, 17 anni meno di lui. Raoul alla fine conferma nell’unica intervista sul tema, rilasciata nell’ottobre 2013 a Vanity Fair: dopo 13 anni di matrimonio l’amore con Chiara è finito, e lui non vuole vivere nell’ipocrisia di un matrimonio di facciata.
Ad agosto 2014 il Giornale pubblica una lettera aperta firmata dall’avvocato Annamaria Bernardini de Pace, dal titolo «Caro genero degenerato, vai e non tornare» dove, dietro alla dichiarata finzione letteraria, è evidente a chiunque il voluto riferimento al vero genero, descritto come un traditore egoista, bugiardo, debole e irresponsabile, accusato di aver scaricato la famiglia che l’ha anche materialmente sostenuto.
Raoul tace, lavora, mette su casa a Roma con la nuova compagna. Tace anche quando nel gennaio scorso, alla vigilia dell’apparizione di Rocío sul palco del Festival di Sanremo al fianco di Carlo Conti, esce lo scoop più dannoso per lui: la rivista Chi pubblica un’intervista all’ex fidanzato dell’attrice, che clamorosamente racconta di essere stato da lei tradito con Bova, e lasciato a un passo dalle nozze, già nel 2011.
L’ultimo articolo sul tema, e forse il più surreale, è quello che appare sulla copertina di Novella 2000 il 19 marzo: sotto la foto paparazzata di Bova e Rocío, il titolo «Cinque motivi per dirsi addio».
Bova è davanti a me per parlare del suo film. Ma è difficile parlare della Scelta senza finire a parlare dell’altra scelta. E c’è un momento in cui il suo sguardo azzurro si incupisce, le parole faticano a uscire, lo sguardo si abbassa e, quando si rialza, è lo sguardo di un altro uomo. È il momento in cui pronuncio la parola «figli».
Se lei non avesse potuto avere figli, che cosa avrebbe fatto?
«Difficile dirlo senza esserci passato. Tante cose della mia vita pensavo fossero di un colore, finché scopri che ce n’è un altro».
Il protagonista è un uomo del Sud, e anche lei è di discendenza meridionale.
«Sì, e nel Sud il mito della maternità e paternità è particolarmente radicato. Nella tradizione, ha figli chi è baciato da Dio, quasi che gli altri fossero uomini e donne a metà. Il mio personaggio vive un doppio trauma. La sua donna è stata violata, fa fatica a toccarla. Il fatto che sia rimasta incinta, poi, è la prova che quello incapace di procreare era lui: un altro uomo ha fatto ciò che lui non era in grado di fare».
Quanto ha contato, per lei, la voglia di famiglia?
«Moltissimo. La volevo, e la volevo numerosa. Quando poi diventi padre, scopri che famiglia non è automaticamente garanzia di felicità: richiede sacrifici, lavoro, costruzione. I rapporti vanno mantenuti nel tempo: il rapporto con la madre dei tuoi figli, il rapporto con i tuoi stessi figli, che vanno protetti perché sono sensibili. Il mio più grande, in questo, mi somiglia molto: vive con grande intensità le gioie, ma anche le sofferenze».
Immagino si stia riferendo alla vostra separazione.
«Avrei voluto non parlarne più – sono fatti privati, tali dovrebbero restare – ma ho capito che non è possibile. Tutte le coppie famose finiscono sui giornali quando saltano, ma di solito dopo un po’ si passa ad altro. Invece il mio caso continua a tenere banco, e sa perché?».
Me lo dica lei.
«Perché sono il bersaglio di una campagna. Il traditore che merita la gogna. Finora non avevo mai reagito per non peggiorare le cose, ma alla fine ho capito che in realtà le peggioro stando zitto. Perché chi è mosso dal rancore non si ferma, più incassi e più attacca. E io devo proteggere i miei figli da questa guerra. Per questo parlo. Per dire: vi prego, basta con questa guerra che fa solo del male».
Di chi sta parlando?
«Basta leggere i giornali, i nomi di chi firma gli articoli, e quelli degli editori (Annamaria Bernardini de Pace è collaboratrice sia del Giornale sia della rivista Chi, mentre suo fratello, Alfredo Bernardini de Pace, è editore, tra l’altro, di Novella 2000, ndr). La lettera aperta al “genero degenerato” mi ha profondamente ferito. Ma pazienza per me. Il problema è che tutta questa situazione fa star male i miei figli, i suoi nipoti. Come deve sentirsi, un ragazzino, nel leggere che il suo papà è un traditore superficiale, che non si è fatto nessuno scrupolo a scaricare la mamma per una ventenne? Le cose non sono andate per niente così, ma lui come fa a capirlo?».
I figli credo soffrano prima di tutto per la separazione in sé.
«Certo. E mi creda, se fosse stato possibile risparmiare loro quello che stanno vivendo, lo avrei fatto. Perché un divorzio è un dolore per tutti, e in particolar modo per i bambini. Inutile nascondersi dietro a un dito: purtroppo c’è sempre una fase pesante in cui i genitori si feriscono a vicenda, anche non volendolo, e loro ne risentono, è successo anche a noi. Ma perché aggiungere altra sofferenza? Senza sminuire niente, vorrei che i miei figli capissero che i lutti veri sono altri, le morti, le malattie, le guerre nel mondo, e che tra noi il rapporto non deve cambiare, perché un padre ce l’hanno ancora, e io ci sarò sempre per loro, anche più di prima. Vedo i figli di tanti separati, anche celebri, che sono sereni, escono tranquillamente con la nuova compagna del padre o il nuovo compagno della madre. Non poteva succedere anche a noi? A chi fanno bene gli articoli che mettono in cattiva luce me e la mia compagna? A nessuno».
Scusi però, i giornali fanno il loro mestiere.
«Ma questo non significa che tutto sia comunque permesso, che non si debbano tenere in considerazione gli effetti collaterali a cui sono esposti i figli, spettatori passivi, innocenti e sofferenti».
Perché sua suocera ha scritto quella lettera?
«Di mia suocera vorrei parlare il meno possibile, mi sembra che abbia parlato abbastanza lei. Posso solo dire che mi sono sempre sforzato di avere un atteggiamento civile nei suoi confronti, perché è la nonna dei miei figli. Questo lei lo sa».
Sua moglie Chiara è una donna adulta, perfettamente in grado di decidere come gestire la separazione.
«Certo, e capisco che mia suocera non si muoverebbe come si muove se le sue non fossero scelte condivise. Il fatto è che Chiara è molto legata alla madre».
Ha provato a parlarle?
«Ci confrontiamo soprattutto sui ragazzi. Forse Chiara teme che la mia nuova relazione tolga tempo ai nostri figli, ma non è e non sarà mai così. Perché io privilegio il mio rapporto con loro: è quello che mi chiedono e che io ritengo di dover fare, soprattutto in questa fase delicata».
Un’eventuale rigidità da parte di sua moglie mi sembra più che comprensibile: in fondo la separazione non l’ha voluta lei.
«Il nostro matrimonio, come spiegai a Vanity Fair, era finito da un pezzo, da ben prima che conoscessi Rocío. A lungo Chiara e io abbiamo cercato di salvare un rapporto in cui credevo, abbiamo fatto tutto il possibile. Ma se dopo molto tempo e tanti tentativi non succede nulla, può capitare di incontrare un’altra persona. Finché un giorno ti chiedi: a quarant’anni devo ancora essere schiavo del mio ideale di famiglia perfetta?».
Sua moglie avrebbe voluto tenere in piedi il matrimonio?
«Entrambi lo avremmo voluto, entrambi ci abbiamo provato. Ma io non sono il tipo di persona che accetta un rapporto di facciata mentre nella realtà uno dei due – o anche l’altro – si prende le sue distrazioni fuori casa. Ho attraversato un periodo di tormento e riflessione e alla fine ho preferito fare una scelta forte e accettarne le conseguenze: meglio che mancare di rispetto a lei e a me stesso. Con che coraggio avrei guardato negli occhi i miei figli, la sera, se avessi dovuto fingere di essere il marito che non ero più? C’è gente che ci riesce, e va avanti per anni; c’è anche chi teorizza che per avere un rapporto duraturo ci si debba fare l’amante. Io non sono così».
Parlava di conseguenze. Quale temeva di più?
«Il dolore delle persone a cui vuoi bene. Sapevo che l’impatto mediatico sarebbe stato notevole – quando hai addosso l’etichetta della famiglia perfetta, del marito e padre modello, l’effetto di una separazione è devastante – ma mi preoccupava solo nella misura in cui avrebbe coinvolto loro. Chi mi attacca mi fa male se ferisce i miei ragazzi».
Si è mai pentito?
«Ho avuto momenti di grande difficoltà – ce li ho ancora – ma è stato anche un percorso di crescita, di affermazione di un valore che ha sempre fatto parte di me: l’onestà. Nessuno potrà mai più decidere della mia vita al posto mio. La mia libertà intellettuale e quella dei miei figli sono la cosa più importante».
La sua famiglia d’origine come ha vissuto questo momento?
«Vedevano che stavo male. Da genitori, che cosa potevano dire? “Sarà un casino, ma vogliamo vederti sereno”».
E la sua nuova compagna?
«Non è stato facile nemmeno per lei. Presentata dai soliti giornali alla stregua di un Bin Laden. Rocío, che ha rubato l’uomo a un’altra. E poi calpestare la sua privacy, farla passare per raccomandata... Non era scontato che reggesse, in fondo ha solo 26 anni, ma ha dimostrato una gran forza e il nostro rapporto oggi è persino più solido».
Per «raccomandata» intende a Sanremo?
«Il Festival è una cosa grossa, io non ho certo il potere di influire sulle scelte. Gliel’hanno offerto, era una bella occasione per lei, e credo abbia dato il massimo che poteva dare».
A stare con un’attrice, la gelosia non è un problema?
«Al contrario, è un sentimento sano se si ama, e non fa danni finché si resta nei confini del rispetto reciproco».
Dopo tutto quello che è successo, all’amore ci crede ancora?
«Ci credo talmente tanto da sapere che è la cosa più importante per me. E voglio viverlo con l’onestà che merita».