La Stampa, 8 aprile 2015
Cpl Concordia, la strada di Francesco Simone sarebbe stata spianata da Tremonti. Così, secondo gli inquirenti, il rapporto con l’ex ministro era «un mezzo per agevolare l’iter delle trattative e dei progetti»
Anche nei giorni di Pasqua e Pasquetta hanno lavorato in procura. Francesco Simone, il procacciatore d’affari della coop Cpl Concordia arrestato, venerdì scorso è stato un fiume in piena. Ha riempito ore e ore di cassette audio e ieri il suo avvocato ha lasciato filtrare un «al momento non sono in programma nuovi interrogatori».
Nel suo primo e lunghissimo interrogatorio, il responsabile delle relazioni istituzionali della cooperativa modenese ha confermato l’esistenza di quello che il gip Primavera ha definito «l’articolato sistema corruttivo che caratterizza e che ruota intorno alla Cpl Concordia».
Simone potrà essere il grimaldello con il quale i pm Woodcock, Carrano e Loreto entreranno nel mondo del finanziamento della politica attraverso le Fondazioni. E, forse, lo stesso Simone potrebbe aiutare i pm napoletani a comprendere la natura del rapporto dell’ex premier Massimo D’Alema con la stessa Concordia. Intanto, nelle prossime ore partiranno le prime verifiche alle dichiarazioni rese venerdì da Simone. Già sabato ci sono state le perquisizioni e gli avvisi di garanzia per la metanizzazione di Procida.
Simone è accusato di riciclaggio, turbativa d’asta, corruzione e corruzione internazionale insieme con i vertici della coop Cpl Concordia e al sindaco di Ischia.
Ma poi, nelle carte dei pm Woodcock, Carrano e Loreto, ci sono altre decine di appalti «sospetti», di notizie di reati che dovranno essere trasmessi per competenza territoriale ad altre procure: da Foggia a Matera, da Avellino e Salerno a Roma e a Modena. E Simone potrà contribuire a ricostruire questi episodi e ad aprire nuovi filoni di indagini come, ad esempio, gli affari della coop Concordia all’estero.
Nelle carte, gli inquirenti e gli investigatori scrivono che Simone è inserito nel mondo «politico istituzionale, nello specifico la conoscenza con Giulio Tremonti rappresenta per Simone un mezzo per agevolare l’iter delle trattative e dei progetti che porta avanti con la sua attività professionale». Spiega lo stesso ex socialista craxiano a un amico al telefono, a proposito dell’ex ministro all’Economia: «La mia vicinanza a lui mi crea delle opportunità di relazioni importanti quando servono».
Relazioni politiche, istituzionali, imprenditoriali, ma anche conoscenze nel mondo delle feluche e degli apparati di sicurezza. Colpisce che quando esplode il caso del dissidente kazako Ablyazov e della moglie Alma Shalabayeva, espulsa con la figlioletta lui offra una versione inquietante dei fatti.
Nel luglio del 2013, Francesco Simone riceve una telefonata. «Simone accenna alla vicenda del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, dicendo di conoscere l’ambasciatore del Kazakistan e di essere a conoscenza che qualcuno sia a libro paga presso la questura. In altre parole, a dire di Simone, l’ambasciatore suddetto ha segnalato che Ablyazov era un pericoloso terrorista, omettendo di riferire che fosse un rifugiato politico. In questura, per fargli una marchetta, hanno operato senza che il ministro (Alfano, ndr) ne sapesse nulla (riferendosi all’espulsione di Alma Shalabayeva e del figlio, familiari del citato dissidente)».