Corriere della Sera, 8 aprile 2015
È morta Lidia Croce, l’ultima figlia di Benedetto. Con le tre sorelle condivideva il culto del padre e curò molto anche il ricordo del suo ex marito, lo scrittore Gustav Herling
Con Lidia si è spenta l’ultima delle quattro figlie di Benedetto Croce (il suo secondogenito Giulio perì subito): tutte così accomunate da un’educazione alla cultura come ragione e prassi di vita e da una vita domestica di signorile semplicità, e tuttavia così diverse fra loro. È naturale pensarle tutte insieme, quali esse si sentivano, dividendo affetti ed esperienze: Elena, con la sua straordinaria eleganza, fantasia e severità creativa; Alda, che celava con il suo pragmatismo e buon senso le sue grandi doti; Lidia, cosi fine e discreta, eppure di così immediata cordialità; Silvia così estrosa e talora sorprendente.
Anche Lidia era donna di grande cultura. Era bello e a volte impressionante sentirla talora recitare a memoria, come le sorelle, ampi squarci di classici italiani e ragionare di non comuni letture della tradizione antica e moderna. Lidia condivideva con le sorelle il culto del padre, ai cui manoscritti aveva dedicato molto lavoro, di alcuni curando anche l’edizione (come, con Alda, gli straordinari Taccuini di lavoro ). E segno tangibile di un tale culto fu l’istituzione, insieme alle sorelle, della Fondazione Biblioteca di Benedetto Croce, che rimane un prezioso e ben curato patrimonio della cultura europea.
Lidia aveva sposato in prime nozze Vittorio de Caprariis, uno studioso di storia e dottrine politiche di non comune levatura, che fu anche una colonna del «Mondo» di Mario Pannunzio e di «Nord e Sud» con Francesco Compagna. Divorziata, aveva sposato il polacco Gustav Herling, conosciuto nel 1944, e aveva anche tradotto il suo libro Un mondo a parte, uno dei più notevoli sui lager sovietici. Herling si affermò poi come grande scrittore polacco, e Lidia ebbe gran parte nel secondarne il lavoro e nel curarne il ricordo, nel quale rimane a lui strettamente associata.