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 2015  aprile 08 Mercoledì calendario

«Lavoro al Decumano da 4 anni, ma il cantiere è ancora fermo». L’ira di Dante Ferretti contro l’Expo. Lo scenografo, tre volte premio Oscar, diffida l’organizzazione da una realizzazione parziale della sua opera per il 2 giugno. «Anche ammesso che accelerino i lavori, la qualità è fondamentale. Certamente all’inaugurazione non parteciperò. Ho un nome da difendere»

Al tappeto rosso più famoso del mondo ci è abituato, avendoci camminato tre volte con un Oscar in pugno e altre sei con una nomination per vincerlo. Ma sull’asfalto rosso del Decumano, quel chilometro e mezzo che sarà la via principale dell’Expo, ora dice che non metterà neanche piede. Perché è «sconcertato e arrabbiato». Perché lo aveva disegnato lui, con quelle grandi statue ai lati, e le altre installazioni, e tutto quel che insomma ne avrebbe fatto un’opera «sua», dello scenografo Dante Ferretti che tutto il cinema mondiale invidia all’Italia e il cui nome – non a caso – era stato speso dai vertici di Expo accanto a quelli di Armani e della Scala tra i marchi di qualità dell’inaugurazione. Peccato che della scenografia di Ferretti, almeno per l’apertura del Primo maggio, sul Decumano dell’Expo ci sarà poco o niente. Colpa dei vecchi ritardi accumulati in seguito alle prime inchieste, certo. Dei tagli che hanno imposto altre priorità, certo. E il Decumano modello Ferretti sarà comunque pronto il 2 giugno per la Festa della Repubblica. Ma a lui non basta, anzi. E così ieri ha scritto una lettera formale per «diffidare» l’Expo da una realizzazione parziale della sua opera. Se accadrà chiederà i danni.
La sua lettera, affidata al proprio legale Giorgio Assumma e da questi trasmessa a Expo, ha evidentemente raggiunto le agenzie di stampa ancor prima dei destinatari. La cui stizza e diciamo pure la rabbia per averne appreso l’esistenza direttamente dai giornalisti, nonostante i contatti attivi nei mesi scorsi con lo scenografo e il suo staff, è rimasta imbavagliata per tutta la giornata di ieri dietro l’unica dichiarazione rilasciata dal commissario Giuseppe Sala: «Ho letto l’agenzia di stampa ma non so cosa rispondere. Devo informarmi prima». Nessuna polemica tra le mille che pure piovono quotidianamente sull’Expo lo aveva mai fatto infuriare così.
Ultimo premio Oscar nel 2012 per Hugo Cabret, preceduto da quelli del 2008 per Sweeney Todd e del 2005 per The Aviator, Ferretti ha deciso di scrivere all’Expo da Taiwan dove sta lavorando a Silence, ancora con Martin Scorsese. Lamenta che il suo progetto «è ancora fermo» nonostante lui lo avesse consegnato un anno fa. All’Ansa che lo ha raggiunto al telefono dichiara di lavorarci «da quattro anni», di «averci messo la faccia e il nome». E continua: «È stato approvato da tempo, ma la gara di appalto è stata perfezionata soltanto da poco: non sarà mai pronto per l’apertura. Mi sento dire che forse sarà realizzato per il 2 giugno, festa della Repubblica. Ma non ci penso proprio a una realizzazione parziale e li diffido dall’usare il mio nome». Un fiume in piena: «Certamente all’inaugurazione non parteciperò. Ho un nome da difendere. E anche ammesso che accelerino nella realizzazione – chiude – la qualità è fondamentale».
Gli stessi concetti si ritrovano nel testo della lettera spedita dall’avvocato Assumma: «A pochi giorni dall’inaugurazione della manifestazione è da escludere che la completa realizzazione traspositiva del progetto possa avvenire». E il legale continua precisando che qualsiasi realizzazione parziale comporterebbe «una grave lesione della integrità dell’opera dell’ingegno tutelata dalla legge sul diritto d’autore». Si potrebbe obiettare che i tempi di una gara d’appalto pubblica sono ovviamente più lunghi di quelli per la costruzione di un set. Ma questo, scrive l’avvocato, non può giustificare «alterazioni della stesura originaria dell’opera». La cui integrità, conclude, sarà «salvaguardata con ogni più ampia riserva di azioni inibitorie e risarcitorie».