la Repubblica, 8 aprile 2015
Il ritorno di Martina Hingis, di nuovo in campo per la Svizzera dopo 17 anni. Obiettivo: il doppio misto con Federer ai Giochi del 2016
Il futuro è già passato, scrisse una volta un recensore di Verne. Chissà che – tra le sue non molte letture – non vi abbia meditato Martina Hingis. La notizia, in una giornata post-pasquale, in cui anche Djokovic non si allena, ci giunge proprio da Martina, ed è relativa a una scoperta, nei riguardi della quale l’ombrello o addirittura la ruota fanno l’effetto di uno scoop.
Le prossime Olimpiadi brasiliane ci confermano che donne e uomini possono competere insieme, per ora non in singolo, e insieme dividersi due bei medaglioni d’oro, com’era accaduto per la prima volta dal lontano 1900 a Reggie Doherty in compagnia di Miss Charlotte Cooper. Un gruppo di dirigenti machisti avevano poi archiviato la specialità nel 1924, ma il nostro presidente internazionale Ricci Bitti, noto femminista, l’aveva reintrodotta a Londra 2012 per la gioia dei bielorussi Azarenka e Mirnyi. Questa, del doppio misto, è un’invenzione in controtendenza, che mette in dubbio non solo la contemporaneità di uno sport, ma una diffusissima crisi di famiglia. Martina infatti, e noi con lei, si è resa conto che, per ottenere un passaporto olimpico, è necessario prendere parte due volte alla Fed Cup. E quindi, dopo un ritiro nel 2002, un divorzio per comportamenti che, secondo il passato sposo, Thibault Hutin si definivano immorali, un ritorno in doppio insieme a Flavia Pennetta, presto abbandonata per l’indiana Sania Mirza, ecco la Hingis prontissima a difendere la bandiera elvetica.
Soltanto 17 anni sono trascorsi dacchè la 18enne Martina, presa a mano da mamma Melanie, riuscì addirittura a battere in Fed Cup i due fenomeni ispanici, Arancia Sanchez e Conchita Martinez. Ma ora l’aspetta, insieme alla connazionale d’importazione Timea Bacsinsky, un importantissimo spareggio con la Polonia. Proprio in un momento in cui le gare a squadre, d’impronta patriottica, vengono disertate da un tennista dopo l’altro. Chi scrive ha trascorso mesi nella North Library del British Museum alla ricerca delle ragioni, non solo storiche ma sociali, che rigenerarono il gioco con racchetta dai precedenti rinascimentali. Una delle cause fu la spinta vittoriana verso un divertimento accessibile a coppie miste, una sorta di bridge più adatto alla salute di giovani gentiluomini e gentildonne. Ed ecco che ora la diplomazia contemporanea trova un passaporto per una specialità abbandonata dai tornei, monca di un terzo set regolare, ma valida per una medaglia d’oro. Restiamo in fremente attesa di una dichiarazione di Federer, o meglio del suo agente, per consentirci uno sguardo su un futuro-passato. Chi sa che da Rio non giungano grandi notizie da una coppia in allenamento per le gare Veterani, over 35. Auguri.