Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 08 Mercoledì calendario

Alexis Tsipras incontra oggi al Cremlino Vladimir Putin in un appuntamento che Europa e Stati Uniti seguono con il fiato sospeso. Sul tavolo dei negoziati finiranno con ogni probabilità gas, kiwi, fragole e sanzioni

Atene bussa. Mosca (forse) risponde. Alexis Tsipras incontra oggi al Cremlino Vladimir Putin in un appuntamento che Europa e Stati Uniti seguono con il fiato sospeso. «Non chiederemo alcun prestito alla Russia», ha messo le mani avanti il ministro alle finanze Yanis Varoufakis. Le sue rassicurazioni non sono bastate però a placare i sospetti delle cancellerie occidentali dove l’ultima intervista del premier ellenico alla Tass – «le sanzioni per l’Ucraina sono una strada che non porta da nessuna parte», ha detto – hanno fatto drizzare le antenne a Washington e Bruxelles. «Sarebbe inaccettabile se la Grecia mettesse a repentaglio la politica comune della Ue», ha detto senza giri di parole il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz.
Cosa può ottenere allora il governo ellenico dal summit di oggi? Soldi, quello di cui c’è più bisogno sotto il Partenone, è difficile. «Se la Grecia ci chiederà aiuto finanziario, valuteremo», ha promesso dopo la vittoria di Syriza alle elezioni il ministro delle finanze Anton Siluanov. Peccato che di quattrini in cassa ce ne siano pochi anche sulle rive della Moscova. Il Pil russo calerà quest’anno del 4% e Putin (che pure ha prestato 2 miliardi alla Bielorussia e 200 milioni all’Armenia) non è in grado di farsi carico dei 240 miliardi di prestiti con cui la ex Troika ha puntellato i conti di Atene.
Sul tavolo dei negoziati, invece, finiranno con ogni probabilità gas, kiwi e fragole. Il Cremlino potrebbe garantire ad Atene uno sconto sulle forniture di energia. Il 70% del fabbisogno ellenico è garantito dalle importazioni dalla Russia. La Depa, il colosso pubblico degli idrocarburi, ha già ottenuto quest’anno un sconto del 15% da Gazprom. Mosca può dare un’altra sforbiciata al prezzo in cambio dell’ok di Tsipras al gasdotto Turkish Stream, ad alcune licenze per la ricerca di giacimenti a sud di Creta e nello Ionio e a un sostegno (leggi veto) se l’Europa vorrà appesantire le sanzioni alla Russia. La Grecia punta pure a far saltare le sanzioni contro i prodotti agricoli nazionali imposte come ritorsione dopo quelle della Ue per la crisi Ucraina. Il 40% delle esportazioni greche di frutta e verdura viaggiava verso est.
Accordi minori, dunque. Non sufficienti però a far abbassare la guardia alle diplomazie occidentali che temono la creazione di un asse preferenziale tra Atene e Mosca in grado di sconvolgere gli equilibri geopolitici nel Mediterraneo. Barack Obama, non a caso, si è speso più volte in prima persona chiedendo a Bruxelles di dare un po’ di respiro alla Grecia. Tsipras, questo è certo, si muoverà per ora con prudenza. Forzare la mano adesso potrebbe essere un boomerang: la possibile intesa con Bce, Ue e Fmi dovrà andare al voto dei paesi baltici. Che di fronte a una luna di miele di Syriza con la Russia ben difficilmente darebbero il via libera.