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 2015  aprile 07 Martedì calendario

Gli inglesi pensano che una qualche epidemia, di proporzioni piuttosto gigantesche, è vicina, perché siamo sempre più resistenti agli antibiotici

Gli inglesi pensano che una qualche epidemia, di proporzioni piuttosto gigantesche, è vicina, perché siamo sempre più resistenti agli antibiotici.

• Che significa «essere più resistenti agli antibiotici»?
Significa che gli antibiotici ci fanno sempre meno effetto, perché ne prendiamo troppi. È un po’ come con la droga: ce ne vuole sempre di più per dare la stessa soddisfazione della prima volta.

• Che cosa dicono gli inglesi?
È un rapporto della loro Protezione civile («Dipartimento per la gestione delle emergenze nazionali»). Ci ha messo su le mani il Guardian . La parola adoperata è “emergenza”. Il governo inglese stima che le infezioni provocate da batteri resistenti potrebbero causare, in caso di epidemia, fino a 200 mila casi di contagio e 80 mila vittime. Nel solo Regno Unito. Leggiamo ancora: «Il rischio è destinato significativamente ad aumentare nel corso dei prossimi 20 anni». Il premier Cameron s’è fatto mettere tra virgolette la seguente frase: «Temo un ritorno agli anni bui della medicina». Tra i batteri più insidiosi vengono indicati l’Escherichia coli , la Klebsiella pneumoniae , lo Staphylococcus aureus .

• Che malattie portano?
L’Escherichia , che abita stabilmente dentro di noi (espelliamo almeno cento miliardi di questi batteri), è all’origine di un mucchio di malattie intestinali. La Klebsiella fa venire la polmonite. Lo Staffilococco è un agente altamente infettante della pelle, delle ossa e non solo. Che resista agli antibiotici è talmente noto che lo leggiamo anche su Wikipedia. Gli inglesi cioè hanno lanciato un allarme, ma non hanno detto niente di nuovo. Guardo nel mio archivio e scopro che questo è un tema ciclicamente d’attualità, e in genere nell’indifferenza generale. L’anno scorso dei ricercatori di New York sostennero che i super batteri resistenti agli antibiotici erano non tre ma sei: ai tre citati vanno aggiunti Pneumococco , Salmonellosi e Gonococco (quello della Gonorrea). I sei assassini all’inizio si davano da fare soprattutto in ospedale, cioè resistevano agli antibiotici soprattutto i ricoverati cronici. Col passar degli anni Escherichia e gli altri sono usciti fuori, rendendo resistenti alle cure un sacco di persone. Pochi mesi prima di questo studio americano, un altro studio inglese aveva sostenuto che i super batteri sarebbero addirittura diciotto.

• Non c’è in tutto questo una certa dose di allarmismo? Magari allarmismo interessato? Si batte la grancassa e si ottengono finanziamenti… Penso di no. Spero di no. Vi sono alcuni fatti difficili da negare.
Il primo: consumiamo troppi farmaci, un po’ perché i medici, spinti anche dalle case farmaceutiche, ci fanno comprare spesso qualche scatoletta in più del necessario. E un po’ perché noi stessi indulgiamo troppo volentieri e troppo facilmente alle pillole. Due anni fa Philippe Even e Bernard Debré hanno scritto una Guide des 4000 médicaments, utiles, inutiles ou dangereux in cui dimostrano che di questi quattromila farmaci (i più popolari) il 50% è inutile, il 20% è scarsamente tollerato, il 5% è potenzialmente pericoloso. Resta un 25% appena di medicine potenzialmente buone. Ed è proprio l’abuso di medicine che ci rende resistenti alle medicine! Secondo: il processo di assuefazione ai farmaci è lento e questo significa che è più difficile sensibilizzare la popolazione sul problema. Terzo: le case farmaceutiche non hanno troppo interesse a investire sugli antibiotici e sono infatti una trentina d’anni che in quel campo non si scopre più niente. Sono molto più redditizie le terapie anticancro, le patologie cardiache, il diabete, soprattutto è altamente speculativo l’investimento sulle cure preventive (combattere per tempo l’aumento del colesterolo, per esempio). C’è poi una quarta questione, e riguarda il nostro modo di mangiare.

• Non mi dica che, senza accorgercene, ci nutriamo di antibiotici!
In un certo senso, sì. C’è un vecchio allarme dello European Food Security Authority (Efsa): in molti casi i cibi di origine animale possono trasmettere batteri resistenti agli antibiotici. E nel mondo si adoperano antibiotici per ingrossare le bestie e aumentare i profitti. Stiamo citando uno studio di Davide Ciccarese (Il libro nero dell’agricoltura, Ponte alle Grazie): «L’Organizzazione mondiale della sanità sostiene che più della metà degli antibiotici prodotti nel mondo è destinata alla produzione animale. […] Per produrre 1 kg di carne vengono impiegati 100 mg di antibiotici: il consumatore medio alimentandosi con 87 kg di carne in un anno assorbe potenzialmente 9 grammi di antibiotici (una quantità che corrisponde a 4 terapie antibiotiche)».