La Gazzetta dello Sport, 5 aprile 2015
L’altro giorno Denis Verdini è andato da Silvio Berlusconi e gli ha detto: «Guarda che la possibilità alle regionali di non arrivare nemmeno al 10% è concreta

L’altro giorno Denis Verdini è andato da Silvio Berlusconi e gli ha detto: «Guarda che la possibilità alle regionali di non arrivare nemmeno al 10% è concreta. Devi fare qualcosa per tenere unito il partito». A Berlusconi, a quanto sembra, l’avvertimento è entrato in un orecchio ed è uscito dall’altro. Conseguenza più immediata: scissione in Puglia più vicina.
• Perché proprio in Puglia?
In Puglia c’è l’oppositore più serio di Berlusconi, che si chiama Raffaele Fitto, già ministro, poi governatore della Puglia, adesso europarlamentare. Fitto ha fatto la guerra al patto del Nazareno – cioè all’accordo tra Renzi e Berlusconi saltato con l’elezione di Mattarella – e sostenuto che il partito deve procedere a un rinnovamento profondo. Primarie, eccetera, per trovare una successione degna al grande Silvio. Il grande Silvio ha risposto invece infurebondendosi sempre di più e da ultimo mandando in Puglia un commissario di Forza Italia col compito di farlo fuori, in qualunque modo. Il candidato alle regionali della coalizione che fa capo a Forza Italia non è perciò Fitto, ma un medico che si chiama Schittulli e che si presenterà con una lista sua, in teoria sostenuta dal centrodestra. L’altro giorno però è accaduto questo: Schittulli ha dichiarato di non voler rompere con Fitto e di essere deciso ad accogliere nella lista tutti i candidati fittiani. Le maledizioni di Berlusconi, sempre più incattivito dalla prigione in cui lo tiene il suo cerchio magico, non si contano. Berlusconi ha fatto subito sapere che dopo Pasqua deciderà lui come deve essere fatta la lista pugliese. E siccome è escluso che ci metta dentro i fittiani, Forza Italia in Puglia è praticamente scissa.
• Quindi andranno sotto il dieci per cento.
Fitto si presenta anche in Campania e dovrebbe valere – tra Puglia e Campania – un 3% dei voti forzisti. Quindi sì, pare proprio che andranno sotto il 10%. All’interno di Forza Italia questo 10% viene vissuto come una linea rossa. Sotto a quella, ognuno cercherà la sua strada e Forza Italia, o altri eventuali raggruppamenti berlusconiani comunque si chiamino, saranno dichiarati morti. La direzione che prenderanno gli ex forzisti sarà a sua volta elemento di riflessione e di studio approfondito. Per esempio, Verdini e un’altra ventina di parlamentari potrebbero addirittura confluire nel Pd, con mal di pancia democratici facilmente intuibili (a sua volta il Pd è destinato a spaccarsi dopo le regionali, quando sarà palpabile il consenso che circonda Renzi e la possibile inconsistenza elettorale della cosiddetta ala sinistra, bindiani, bersaniani, civatiani e quant’altro).
• Stiamo cambiando discorso.
No, è che la diaspora berlusconiana avrà effetti su tutto lo schieramento perché gli ex forzisti, oltre tutto, cercheranno rifugio in formazioni che siano disposte a ricandidarli (da Alfano a Passera alla Lega alla Meloni). La Mariarosaria Rossi ha imposto, grillianamente, il limite dei tre mandati e la cosa è piaciuta assai poco. Ci sono stati attacchi al vertice clamorosi, fatti cioè da gente fino a ieri considerata fedelissima. Non so, a parte Sandro Bondi e la Repetto che se ne sono andati sbattendo la porta, Paolo Romani, all’assemblea organizzativa del 28 marzo, ha detto: «Non si dica che tutto va bene, perché oggi non va bene nulla. Siamo divisi e litigiosi, non raccontiamo cose credibili e i peggiori di noi vanno in tivù a dire stupidaggini». Anche la Santanché, costretta a votare contro la riforma del Senato che aveva contribuito a scrivere (controvoglia), s’è messa di traverso. Inoltre lo spettacolo che dà il partito farà comunque perdere voti. Perché dare il consenso a una marmellata simile, oltre tutto in un momento in cui, grazie a Renzi, non esiste più neanche il fantomatico pericolo comunista? Per capire di che sto parlando, basta leggere il blog di Fitto alla data di ieri.
• Che cosa dice?
«Siamo in un partito senza regole dalla testa in giù. Da un anno siamo in una terra di nessuno. Siamo in un partito con dirigenti privi di qualunque legittimazione democratica. C’è ormai un cupo bunker, costruito intorno a Berlusconi, dove pochi autonominati pretendono di decidere sulla sorte delle persone, e - peggio ancora - sulla linea politica. Ma davvero pensiamo che le liste possano essere fatte e disfatte dalla senatrice Rossi? Dove siamo finiti? Non eravamo, o non dicevamo di essere, un partito liberale di massa? Siamo soprattutto un partito con 9 milioni di elettori in fuga».
• Ma non si poteva in qualche modo mediare, possibile che un uomo così pronto a dir di sì a tutti si sia incaponito…
La vulgata dice che Berlusconi creda di essere politicamente finito e che a questo punto di Forza Italia non gliene importa niente. Vuole togliersi delle soddisfazioni personali, andando addosso per quanto possibile agli «ingrati». Una chiusura di carriera politica controversa.