Il Sole 24 Ore, 3 aprile 2015
Nucleare, alla fine l’intesa con l’Iran è arrivata. Stop all’arricchimento dell’uranio. L’accordo finale entro il 30 giugno. La svolta è storica davvero, soprattutto per 80 milioni di iraniani che da due generazioni si sentono isolati ed emarginati dalla comunità internazionale
La svolta è storica davvero, soprattutto per 80 milioni di iraniani che da due generazioni si sentono isolati ed emarginati dalla comunità internazionale. Per loro il significato dell’intesa va ben oltre la politica, le ambizioni delle potenze e persino l’economia, che pure verrà rilanciata dalla revoca, graduale ma garantita, delle sanzioni: si tratta di sperare in una condizione di vita diversa, di uscire dalla cappa che avvolge il Paese, di battere un tempo che fa intravedere il futuro.
All’Hotel Beau Rivage di Losanna, dopo una maratona diplomatica che ha superato persino quella dei trattati firmati qui dopo la prima guerra mondiale, è stato raggiunto l’accordo quadro sul nucleare iraniano. È la prima volta, a più di 35 anni dalla clamorosa rottura delle relazioni diplomatiche, che Stati Uniti e Iran convergono su un accordo e si impegnano a rispettarlo.
Alla fine hanno prevalso il coraggio di Barack Obama – per la prima volta il suo discorso è stato trasmesso in diretta alla tv iraniana – che ha esclamato “Good Deal!”, ma sono state anche decisive la determinazione del presidente iraniano, il moderato Hassan Rohani, l’abilità del ministro degli Esteri Javad Zarif, e la grande capacità di mediazione di tutti componenti del Cinque più Uno, dalla Russia, la più volonterosa, alla Francia, forse la più riluttante, a concludere un’intesa che non è certo definitiva ma stabilisce dei princìpi saldi per il disarmo nucleare iraniano e la revoca delle sanzioni a Teheran.
«Un passo storico verso un mondo migliore. L’Iran non potrà sviluppare l’arma nucleare». Questo l’annuncio del capo della diplomazia dell’Unione europea, Federica Mogherini, che ha coordinato i lavori affiancata dal ministro degli Esteri di Teheran, Mohamed Jawad Zarif.
«Per la verità – confida Federica Mogherini – ci sono stati momenti difficili al punto che pensavamo che non ce l’avremmo fatta». Uno dei problemi principali, oltre ai contenuti tecnici che in questo caso erano anche politici, è stato come chiamare l’intesa preliminare di Losanna, battezzata “Accordo sui parametri chiave del trattato definitivo”: soltanto per definire questo titolo, dice la Mogherini, sono state assorbite energie infinite.
Punti centrali della storica intesa, sono la cancellazione graduale e monitorata delle sanzioni, la riduzione dell’arricchimento dell’uranio, la riconversione degli impianti.
Obama è stato esplicito: «Se arriveremo a un accordo finale, gli Stati Uniti, i nostri alleati e il mondo saranno più sicuri. Se l’Iran mentirà, il mondo lo saprà». Un chiaro messaggio al premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha attaccato l’accordo ancora prima che venisse adottato e che ieri l’ha definito «un errore storico». Il presidente americano è stato chiaro e diretto: «L’accordo rappresenta la migliore opzione anche per Israele». E al Congresso Usa, ostile perché a maggioranza repubblicana, ha lanciato un messaggio: se farà naufragare l’intesa senza offrire «effettive alternative», gli Stati Uniti saranno responsabili per il fallimento della diplomazia.
Dopo Obama, mai visto così convinto, è giunta la dichiarazione del presidente iraniano Rohani: «L’accordo è stato trovato sui parametri chiave. Cominciamo immediatamente a lavorare sulla stesura che verrà completata entro il 30 giugno». E il segretario di Stato americano John Kerry ha affermato: «È un grande giorno, abbiamo i parametri per l’accordo finale».Soddisfazione anche in Italia. Il premier Renzi ha commentato con i suoi a Palazzo Chigi: «È finita l’epoca in cui l’Italia non c’era al tavolo della trattativa sull’Iran. Oggi è un’italiana, Federica Mogherini, a stare a Losanna e a guidare la politica estera europea».
In base allla dichiarazione congiunta di Losanna, l’accordo prevede la «revoca di tutte le sanzioni» ma in funzione del rispetto dell’impegno assunto da Teheran che sarà verificato dalla Aiea, l’Agenzia Onu per il nucleare. Non ci saranno altre strutture di arricchimento dell’uranio oltre a Natanz e verrà stabilita una joint venture internazionale per i reattori ad acqua pesante. L’impianto di Fordow (celato sotto una montagna) sarà convertito in un sito per la ricerca. Il reattore di Arak verrà modificato e il plutonio sarà trasferito all’estero.
Anche con l’accordo sul nucleare resteranno in vigore le sanzioni contro l’Iran per terrorismo, abusi sui diritti umani e detenzione di missili ad ampia gittata.
L’accelerazione di Losanna non è la fine della storia. Lo stesso Zarif ha sottolineato come l’intesa non comporti necessariamente una normalizzazione delle relazioni con gli Stati Uniti. Come hanno detto i diplomatici presenti alla trattativa questo è stato il primo passo per costruire una fuducia tra le parti che non c’è mai stata e che non c’è ancora. Ma è comunque un passo da gigante che può cambiare la direzione degli eventi in Medio Oriente.